LA PACE MESSIANICA


Lo splendore della poesia si intreccia nel profeta Isaia con la potenza della sua profezia, protesa verso la speranza di un mondo nuovo e trasfigurato. E' ciò che stiamo scoprendo in queste settimane d’Avvento, leggendo insieme i passi più significativi del cosiddetto “Libro dell’Emmanuele” (Isaia 7-12), una raccolta di oracoli isaiani considerati come il vessillo dell’attesa messianica anticotestamentaria. Ora affronteremo il canto presente in 11,1-9, un inno costruito a forma di dittico.
La prima tavola poetica (sono i versetti 1-5) è affidata a simboli vegetali che rimandano alla storia di Davide, evocato attraverso suo padre lesse: «Un germoglio spunterà sul tronco di lesse, un pollone germoglierà dalle sue radici» (vedi Zaccaria 3,8; 6,12). L’immagine del ramoscello verde, segno di vita, richiama subito quella del vento: ora, in ebraico un unico vocabolo, ruah, indica sia il “vento” sia lo “spirito”. Il vento che fa stormire la nuova fronda del tronco di lesse è, perciò, anche Io Spirito di Dio effuso sul Messia-Germoglio.
La pienezza di tale effusione è dichiarata dalla quadruplice menzione del vocabolo ruah. I quattro venti rimandano ai quattro punti cardinali e quindi alla mappa perfetta del mondo messianico e alla pienezza della presenza di Dio nel Messia-Emmanuele: «Su di lui poserà la ruah del Signore, ruah di sapienza e di intelligenza, ruah di consiglio e di fortezza, ruah di conoscenza e di timore del Signore» (versetto 2). Lasciamo tra parentesi i versetti successivi che celebrano la giustizia del re-Messia e passiamo alla seconda tavola del dittico poetico isaiano.
Sono i versetti 6-9 che invitiamo a leggere su una Bibbia. Si tratta di un cantico delle creature del nuovo mondo redento e di una raffigurazione pittoresca dello shalom, cioè della pace messianica. Domina ora la simbologia animale in un orizzonte di armonia ritrovata. Infatti le coppie antitetiche e ostili delle fiere (il lupo, la pantera, illeoncello, l’orsa, il leone, l’aspide) e degli animali domestici (l’agnello, il capretto, il vitello, la vacca, il bue, i cuccioli) si congiungono in una specie di gioco sereno. Perfino il grande avversario dell’uomo, il serpente che troviamo al capitolo 3 della Genesi, si ricompone con l’umanità, ritornando a essere un animale della creazione.
L’arte nei secoli ha ripreso questa scena tratteggiandola come il paradiso ritrovato dopo il peccato. Suggestiva è, nel quadro che ci offre il profeta Isaia, la presenza di un bambino che guida questa creazione rinnovata e che mostra come ormai inoffensivo il serpente velenoso. È un’ultima evocazione dell’Emmanuele che la tradizione cristiana vede ormai coi tratti e il volto di Gesù Cristo, il bambino che entra nella storia per essere il “Dio-con-noi”.