Dina, storia di amoree di violenza

All’inizio della creazione Dio li « creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola». Così Gesù nel brano evangelico della liturgia di questa domenica cita il passo della Genesi in cui si delinea il profilogenuino del matrimonio (Marco 10,6-7). Purtroppo questo essere “una carne sola” nell’atto sessuale, sì, ma soprattutto nella donazione delle due vite e del proprio amore, è stato spesso deformato in un gesto di violenza brutale. Già nella Genesi, dopo il peccato, quel rapporto è letto in tutt’altra forma: «Verso il tuo marito sarà il tuo istinto ed egli ti dominerà» (3,16).

L’amore ma anche la violenza sono un po’ il filo conduttore della storia di una giovane donna, la cui vicenda amara è narrata nel capitolo 34 della Genesi. Il suo nome era Dma ed era la figlia che il patriarca Giacobbe aveva avuto dalla prima moglie Lia. il dan ebraico si era accampato nei pressi di Sichem, una città posta nella regione centrale della Terra santa, la futura Samaria. La ragazza aveva voluto recarsi in città per incontrare e conoscere qualche coetanea e divertirsi con lei.

La notò, forse proprio perché straniera, il figlio del principe della città, il cui nome era lo stesso di quello della città, Sichem. Fu un colpo di fulmine: si innamorò, la corteggiò e riuscì a conquistarla. Ma, anche dopo l’atto sessuale, il suo desiderio era quello di sposarla. Giacobbe e i fratelli di Dma, saputa la notizia, s’indignarono per quella che essi consideravano una violenza e una violazione delle norme procedurali matrimoniali dell’antico Vicino Oriente.

Nonostante la buona volontà del padre di Sichem, che aveva subito aperto il procedimento per legalizzare l’unione di suo figlio con Dma, avviando una trattativa con Giacobbe, i fratelli di Dina covavano in cuor loro il desiderio di vendicare quello che consideravano un affronto. Così escogitarono un tranello. Imposero come condizione che Sichem
e tutti i maggiorenti della città si circoncidessero per avere, così, un’omogeneità culturale e religiosa con loro, 11 principe Sichem accolse questa proposta, convinse «quanti avevano accesso alla porta della sua città» — cioè i notabili e i guerrieri perché la “porta” era il nostro municipio o palazzo comunale e di governo — a circoncidersi.

È a questo punto che scatta la brutale vendetta dei fratelli di Dma. Ascoltiamo il racconto biblico: «Al terzo giorno, quando i Sichemiti erano più sofferenti (per il taglio della circoncisione), due figli di Giacobbe e fratelli di Dma, Simeone e Levi, presero ciascuno una spada, entrarono senza difficoltà in città e uccisero tutti i maschi. Passarono a fu di spada Sichem e suo padre, portarono via Dma e si allontanarono. Gli altri fratelli si buttarono sui cadaveri e saccheggiarono la città» (34,25-27).

Giacobbe reagì a questa strage, consapevole che sarebbe scattata la ritorsione da parte delle tribù collegate ai Sichemiti, e fu costretto a trasferirsi col suo dan altrove. Anche in punto di morte ricorderà con asprezza la violenza di Simeone e Levi: «Strumenti di violenza sono i loro coltelli... Maledetta la loro ira, perché violenta, la loro collera perché crudele!» (Genesi 49,5-7). È curioso notare che Dina non dice una parola, lei che pure era innamorata di Sichem: è questo il segno di quei tempi (ma non solo!), in cui il maschio imperava e la donna era solo una suddita silenziosa e obbediente.