Michele difende le anime da Satana.


«In quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo».

Inizia così la prima lettura della liturgia di questa domenica:essa è tratta dal libro del profeta Daniele (12,1-3), un’opera di taglio apocalittico, segnata cioè da immagini accese e veementi e dai fremiti di attesa per il giudizio divino definitivo sulla storia dell’umanità e sulle sue ingiustizie.
Il personaggio biblico che vogliamo presentare nella nostra ormai lunga galleria di ritratti è proprio Michele, il cui nome in ebraico è quasi una professione di fede: uChi è come Dio?”.

Nel passo sopra citato egli è definito come «il gran principe», ma questo suo titolo è da connettere alla sua collocazione nell’assemblea della corte celeste, ove gli angeli sono raffigurati — secondo un’antica concezione giudaica, passata anche nel cristianesimo — in varie gerarchie. Nel libro di Daniele, al capitolo 10, si presenta Michele come «uno dei primi principi»: il suo compito è quello, infatti, di essere a capo spirituale di Israele, suo protettore dall’alto. Tutte le nazioni, infatti, hanno un loro «p~cipe” angelico: nella stessa pagina si parla del «principe del regno di Persia», l’angelo che sovrintendeva dal cielo alle azioni di quel re e alle vicende del suo impero.

Con queste presenze soprannaturali si vuole ricordare che la storia non è solo in mano ai principi terreni e alle loro manovre politiche; c’è un progetto più alto che Dio conduce attraverso i suoi messaggeri, gli angeli. Tra l’altro, nel libro di Daniele e altrove nella Bibbia, appare Gabriele, che è invece l’angelo delle comunicazioni dirette divine e delle interpretazioni delle visioni, cioè delle rivelazioni. Proprio perché difensore del popolo di Dio, Michele dovrà affrontare Satana ed è in questa veste che egli ritorna in scena nel libro dell’Apocalisse, al capitolo 12.

Egli sferra un attacco contro il drago rosso (il colore del sangue versato dalla violenza) con sette teste coronate e dieci corna, simboli del potere oppressivo, e lo fa per difendere la donna e il figlio da lei appena partorito, immagine del popolodi Dio e della Chiesa, nella quale è presente il Cristo (la tradizione vi vedrà Maria, madre di Gesù). Ecco le parole dell’Apocalisse: «Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e Satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli» (12,7-9).

Michele è, dunque, l’alfiere del bene che si erge a difesa dei giusti e che sfida il potere del male che si annida negli imperi e nella loro arroganza e violenza. Egli riappare anche in uno scritto neotestamentario poco noto ma suggestivo, anch’esso segnato da venature apocalittiche, la Letteradi Giuda. Qui Michele si scontra col diavolo per strappargli il corpo di Mosè, appena deceduto: è l’eco di un’antica tradizione giudaica riferita da un’opera apocrifa (e quindi non appartenente alla Bibbia) intitolata Assunzione di Mosè. Nella Lettera di Giuda si legge: «L’arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore!» (versetto 9).

Il giusto, anche nella morte, è protetto dal Signore attraverso il suo angelo, che strappa il fedele al principe infernale, Satana.