Aronne, "Interprete" e mediatore di Mosè


«Il Signore disse a Mosè e ad Aronne...». Inizia così la pnrna lettura di questa domenica tratta dal terzo libro della Bibbia, il Levitico, l’opera destinata soprattutto ai Leviti, la classe sacerdotale di Israele. La nostra attenzione si fìsserà ora proprio su Aronne, fratello di Mosè: egli apparteneva alla tribù di Levi e, secondo la stessa tradizione biblica, era stato il capostipite del sacerdozio ebraico. Al Sinai, infatti, il Signore aveva ordinato a Mosè, la grande guida dell’esodo dalla schiavitù faraonica: «Fa’ avvicinare a te, tra gli Israeliti, Aronne tuo fratello e i suoi figli con lui, perché siano miei sacerdoti... Farai per Aronne, tuo fratello, abiti sacri che esprimano gloria e maestà» (Esodo 28,1-2).

Secoli dopo, nel il sec. a.C., un sapiente biblico, il Siracide, disegnerà in una sua pagina un minuzioso ritratto di questo personaggio, nello splendore dei suoi paramenti pontificali, mentre espleta le sue funzioni rituali (45,6-22). Ma la sua vicenda era cominciata prima, accanto a suo fratello Mosè che era stato adottato alla corte del faraone (forse Ramses Il nel XIII sec. a.C.) e che si era, però, ribellato schierandosi dalla parte dei suoi connazionali, gli Ebrei ridotti in schiavitù e costretti ai lavori forzati per erigere due città fortificate, Pitom e Ramses, nel delta del Nilo.

Aronne era stato cooptato dallo stesso Mosè come suo “interprete” durante le estenuanti trattative col faraone per ottenere il rilascio degli Ebrei e la loro partenza per la terra, promessa loro da Dio. Infatti, Mosè non era un buon parlatore. 11 Signore gli aveva allora suggerito: «Non vi è forse il tuo fratello Aronne, il levita? Io so che lui sa parlar bene.
Ecco, sta venendoti incontro. Ti vedrà e gioirà in cuor suo. Tu gli parlerai e metterai sulla sua bocca le parole da dire... Egli sarà per te come bocca e tu farai per lui le veci di Dio» (Esodo 4,14-16).

La mediazione di Aronne si estenderà anche nei confronti degli stessi Israeliti, piuttosto esitanti e scettici sulla possibilità di successo di questa operazione. Aronne sarà accanto a suo fratello anche durante la marcia nel deserto. Ma sarà proprio qui che scatteranno le prime tensioni, quelle che nella storia si ripetono costantemente tra il potere politico e quello religioso. Durissima sarà la reazione di Mosè, che incarnava la purezza della fede biblica, nei confronti del fratello in occasione di un evento raffigurato mille volte nella storia dell’arte ed entrato in musica nell’opera incompiuta Moses und Aron del compositore tedesco di origine ebraica Arnold Schònberg (1874-1951).

Si tratta della scena del “vitello d’oro” (Esodo 32). In realtà, il simbolo idolatrico sotto cui Aronne fa rappresentare Dio è un torello, segno emblematico della fertilità che il Signore dona. Ma in questo modo si era allineato ai culti idolatrici dell’antico Vicino Oriente, violando il primo comandamento del Decalogo « Non ti farai idolo né immagine alcuna e non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai » (Esodo 20,4-5).

In un’altra occasione, con la sorella Maria, Aronne aveva tentato un colpo di mano contro Mosè, ma Dio si era schierato dalla parte di quest’ultimo (Numeri 12). Come Mosè, anch’egli alla fine si lasciò tentare dal dubbio e per questo morì, senza averla gioia di entrare nella terra promessa, sul monte Hor, nelle steppe a sud del Mar Morto. E tutto Israele fece lutto per un mese intero (Numeri 20,22-29).