Cornelio, il centurione convertito


Nella prima lettura di questa domenica entra in scena un personaggio suggestivo: è il primo pagano a farsi cristiano. Si tratta di Cornelio, un centurione romano della Coorte Italica che gli Atti degli Apostoli nel capitolo 10 — interamente dedicato alla sua storia — definiscono come «uomo pio e timorato di Dio» con tutta la sua famiglia, un’espressione che probabilmente vuole indicare che egli era uno dei simpatizzanti per il giudaismo: essi ne osservavano alcune leggi, senza per questo essere pienamente integrati con la circoncisione.

In un caldo mezzogiorno l’apostolo Pietro stava pregando a Giaffa — che attualmente è un sobborgo della moderna Tel Aviv — sul terrazzo della casa di un certo Simone di professione cuoiaio, che lo ospitava. Davanti a lui si stendeva il Mediterraneo. Ormai era l’ora di pranzo e, mentre si imbandiva la mensa, Pietro ebbe una visione impressionante. Invece dei cibi ammessi alle norme alimentari ebraiche, su quella tavola era stato posto un menù orribile di animali impuri (non kasher, direbbero gli ebrei). Ma la cosa più scandalosa era la voce che scendeva dall’alto: «Pietro, uccidi e mangia! Perché ciò che Dio ha purificato, tu non puoi chiamarlo profano!».

Proprio in quel momento bussano alla porta: si tratta di un militare romano e di due domestici che il giorno prima erano partiti da Cesarea Marittima, una città tutta pagana, situata sul Mediterraneo ma più a nord, sede del governatore romano di Palestina. Costoro erano stati inviati proprio da Cornelio, che era stato esortato a fare questo passo da un angelo. A questo punto Pietro comprende il valore simbolico della visione appena avuta. E l’indomani parte per Cesarea, festosamente accolto nella casa di Cornelio.
L’apostolo, allora, inizia una vera e propria catechesi che delinea la vita di Gesù e il suo messaggio, ormai convinto che il cristianesimo non è solo per i “puri”, cioè gli eredi della prima Alleanza, fatta ad Abramo, ma è aperto anche ai popoli “profani” perché «Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto».

La famiglia del centurione ascolta con gioia le parole di Pietro e su di essa scende il soffio dello Spirito Santo che trasforma i loro cuori, mentre sulle loro labbra affiorano preghiere mistiche bellissime e inattese (è questo, infatti, il significato genuino del “parlare in lingue”). Ormai è giunto il momento del battesimo che fa entrare questi romani — i primi della storia — nella Chiesa.
È significativa questa disponibilità e sensibilità nei confronti del messaggio cristiano da parte di persone pagane e, per di più, allora considerate come odiose forze di occupazione straniera, al messaggio cristiano.
Non bisogna dimenticare che, già ai piedi della croce di Cristo, un centurione romano aveva esclamato: «Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!» (Marco 15,39).

Questa scelta innovativa costerà non poche polemiche a Pietro, costretto a giustificarsi a Gerusalemme presso gli altri apostoli e fratelli cristiani.
Anzi, si aprirà un vasto dibattito che condurrà al “concilio” di Gerusalemme, convocato per dirimere la questione se, prima di entrare nel cristianesimo, i pagani dovessero diventare membri dell’ebraismo attraverso la circoncisione.
Decisivo per risolverla sarà la figura di Paolo. Ma già Pietro con la vicenda di Cornelio aveva aperto la via all’ingresso diretto dei pagani nel cristianesimo.