CAPITOLO TERZO

 

13.

Il maestro disse: "Volentieri cederei il mio occhio destro in cambio della sublimità dello spirito, ma ancor più volentieri cederei la barba del duca di P'ing per un otre di vino nuovo ed un'asina gravida."

 

14.

Il maestro si volse un mattino d'estate in direzione dell'alba e, guardando il sole che saliva nel cielo limpido dal Mare Orientale, disse: "Ahimè: anche oggi vi saranno afa e calura!"

 

15.

Il duca di P'ing esclamò: "Cosa mai sarebbe la mia vita se non avessi incontrato il maestro Ch'ong?"

Il maestro commentò: "Difficilmente potrebbe essere peggiore di quel che è! Davvero: difficilmente potrebbe essere peggiore!"

 

16.

Un mattino presto il maestro Ch'ong passeggiava lungo un viottolo di campagna osservando i campi coltivati e le abitazioni dei contadini.

Giunse così nei pressi d'una risaia e scorse un'anziana donna curva nella ricerca (così pareva) di qualcosa che le fosse caduto nell'acquitrino.

Ch'ong Tzu le si avvicinò e, dopo averla affabilmente salutata, chiese: "Hai forse smarrito qualcosa sul fondo (melmoso) della risaia, buona vecchina?"

E la donna: "Sì, mio signore. Ho perso una cosa tanto preziosa."

"Posso sapere" - replicò il maestro - "che cosa per te è così prezioso da meritare questa ingrata ricerca fra gli steli del riso?"

"Mio signore" - continuò la donna - "se solo potessi dirti il nome di ciò che ho smarrito, per il fatto stesso di nominarlo l'avrei già trovato. Pronuncia per me, tu che hai sapienza tanto acuta e profonda, il nome segreto di ciò che ho perduto, ti prego!"

Il maestro tacque a lungo guardando la vecchietta che, con impegno indefesso e commovente, andava setacciando ogni palmo della risaia.

All'improvviso, Ch'ong Tzu gridò a gran voce "Ogni leprotto alla sua tana! Ogni leprotto alla sua tana! Dal legno son nato, nel fuoco vengo trasfigurato, sulla terra ho cercato di vivere, il metallo mi ha ferito, all'acqua son tornato!" e battè tre volte le mani.

La donna lo guardò esterrefatta e in un batter di ciglia si dissolse in spuma nell'acquitrino mentre una fiammella azzurrognola guizzava verso il cielo. Era infatti una Spirito Elementale in forma umana: il maestro l'aveva immediatamente compreso.

Per questo egli non pronunciò il nome segreto che rendeva il possesso della cosa preziosa. Dicendo quel nome, il maestro avrebbe perso sé stesso.

 

17.

Il maestro raccomandava sovente ai suoi allievi di guardarsi con ogni prudenza dagli Spiriti Elementali, dagli stolti e dai pescivendoli.*

I primi, diceva, ci distruggono nel profondo di noi stessi; i secondi ci distruggono nell'immagine che essi hanno di noi; i terzi aspettano sempre l'occasione buona per venderci pesce avariato a peso di monete sonanti.

Note:

* Una rara formula dialettale, tipica di alcune regioni meridionali della Cina: Bao Wenn Kao (Spiriti Elementali), Kao Wenn (stolti), Wenn Bao Ch'i (mercanti di pesce).

 

18.

Il discepolo Ch'en T'ao disse al discepolo Bao-yu: "Qualche volta il maestro riesce a sorprendermi."

Il discepolo Bao-yu, dopo avere a lungo fissato il discepolo Ch'en T'ao, scoppiò a ridere in maniera assolutamente sgangherata. Infatti quel giorno non era giorno di mercato e le ortolane avevano già lasciato il villaggio.

 

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