CAPITOLO QUARTO

 

16. Tramonto autunnale in montagna

 

Dalla valle già immersa nella sera d'autunno

si levano sui pendii bianchi lembi di nuvola

perdendosi in alto nel cielo che incupisce.

 

Il sole scende lento all'orizzonte occidentale

e lo infiamma di lingue rosseggianti

contro i neri profili delle creste montane.

 

Immerso nel silenzio senza tempo

d'un tramonto autunnale in montagna

rabbrividisco un poco per il primo freddo.

 

Il mio sguardo si è fatto profondo per le lontananze,

il mio orecchio è diventato attento per i lunghi silenzi.

Non vedo più il villaggio ai piedi della montagna

dove so che già s'accendono le prime lampade nella sera.

Il biancore delle nebbie lo ha nascosto.

Non sento voci, né suono di passi o rumore d'animali,

ma solo il sommesso spirare della brezza.

 

17. Il Fiume dei Peschi in fiore

 

Uno sciame di barchette ha preso il largo sul fiume

per celebrare l'inizio della primavera.

Le fanciulle indossano abiti dai colori festosi

e cantano liete canzoni accompagnate dal liuto:

 

"Peschi in fiore: scoppiate a miriadi

lungo le rive del torrente che scroscia e spumeggia.

Dite al mio amore che l'inverno è passato,

la bella stagione risplende al canto dell'allodola

ed io lo aspetto alla Terrazza della Lucentezza Pura.

 

L'inverno è finito, amore mio, la vita rinasce.

Non lasciare che nel mio cuore

indugino ancora i freddi biancori ed il gelo.

La tigre vuole allattare i suoi piccoli e si domanda

quando il verde dragone saetterà per lei nel cielo."

 

Una ragazza soltanto indugia sulla riva del Fiume,

il suo sguardo fissa l'orizzonte lontano dai Peschi in fiore,

le lacrime le cadono dagli occhi come pioggia.

È triste, è triste la sua canzone. Essa dice:

 

"Peschi in fiore: scoppiate a miriadi

lungo le rive del torrente che scroscia e spumeggia.

Dite al mio amore che l'inverno è passato,

la bella stagione risplende al canto dell'allodola

ed io lo aspetto alla Terrazza della Lucentezza Pura.

 

Ma il mio amore, ahimè, non sente la mia canzone

perché è partito per sempre verso paesi lontani.

Dove è andato il mio amore, dove cercarlo?

La tigre vorrebbe allattare i suoi piccoli, ma sa

che il verde dragone mai più saetterà per lei nel cielo."

 

Questo canto mi ha lacerato il cuore

e non son più capace di rallegrarmi

per le barchette che han preso il largo sul fiume.

 

Invano le fanciulle intrecciano canzoni alla primavera,

invano il pastorello strappa allo zufolo una lieta melodia.

Il dolore mi trapassa l'anima perché ho visto una tristezza

che non conoscerà più il ritorno della primavera.

 

Mai più abiti festosi dai colori vivaci,

mai più canzoni che gareggiano col canto delle allodole.

Un eterno dolore canta una mesta melodia

anche quando la voce della fanciulla triste tace.

Il suo amore è stato portato via in battaglia.

 

Ubriaco di sangue, il dio della guerra

lo ha voluto alle Gialle Sorgenti.

Là nessuno festeggia mai la fine dell'inverno,

là nessuno si rallegra più per i Peschi in fiore.

Malinconico faccio ritorno alla mia casetta

stringendo in fondo al cuore un lembo d'inverno.

 

18. Ballata dell'Eterno Dolore

 

"Peschi in fiore che scoppiate a miriadi

lungo le rive del torrente in primavera:

dite al mio amore che l'inverno è passato

e la bella stagione rifiorisce al canto dell'allodola.

 

Ma il mio amore, ahimè, non sente la mia canzone

perché se ne è andato verso terre lontane.

Dove è fuggito il mio amore, come cercarlo

ora che è disceso per sempre alle Gialle Sorgenti?"

 

Tristemente una fanciulla cantava in un mattino lucente d'aprile.

Raccontami la tua storia, piccola dama del Fiume di Nuvole,

lascia che il tuo dolore diventi anche il mio

e che il mio pianto per un poco sia eco alle tue lacrime.

 

"Canto una mesta canzone rammentando il mio amore.

Alla festa dei Fiori di pesco per la prima volta

i nostri sguardi si sono incontrati.

È da allora che i miei pensieri son diventati suoi.

 

Suoi tutti i sogni che nascono nelle sere d'autunno,

suoi tutti i rimpianti delle lunghe veglie d'inverno,

sue le speranze che sbocciano a primavera,

sue le visioni stellate dei profondi firmamenti d'estate.

 

Ma il mio amore, ahimè, non sente la mia canzone

perché se ne è andato verso terre lontane.

Dove è fuggito il mio amore, come cercarlo

ora che è disceso per sempre alle Gialle Sorgenti?"

 

Piccola dama del Fiume di Nuvole,

troppo mi struggo nell'udire questo canto.

L'infinita malinconia della tua storia

ha avvolto l'intera mia vita in un abbraccio.

Mi è tanto difficile ascoltare il tuo canto,

piccola dama del Fiume di Nuvole.

 

"Se scrutavo lontano verso i monti del nord,

se fissavo le lontananze dell'oceano dell'est,

se il mio sguardo sfiorava le bianche ninfee lacustri

o i miei occhi contemplavano la Tessitrice del Cielo,

 

sempre scorgevo attraverso le cose più gradite

lo splendore dei suoi occhi, lo sguardo del mio amato

dove per me era tanto incantevole perdermi

quanto dolce è perdersi tra le praterie delle stelle.

 

Ma il mio amore, ahimè, non sente la mia canzone

perché se ne è andato verso terre lontane.

Dove è fuggito il mio amore, come cercarlo

ora che è disceso per sempre alle Gialle Sorgenti?"

 

Dalle infinite praterie del cielo

i miei occhi si volgono a guardare la terra.

Nessun conforto alla mia pena dà il pensiero

del Regno eterno degli Immortali: senza fine

vedo stendersi sul mondo un manto di dolore.

Non mille dolori ma uno solo, che ha mille volti.

 

"Era d'inverno quando m'han detto

che il mio amato doveva partire.

Era mattina quando ho saputo

che il mio amato andava in battaglia.

 

Per difendere i confini dell'ovest l'han chiamato,

per proteggere i nostri campi gli hanno dato l'arco.

Barbari stringevano da ogni parte questa terra

sicuri di far bottino dei nostri campi.

 

Ma il mio amore, ahimè, non sente la mia canzone

perché se ne è andato verso terre lontane.

Dove è fuggito il mio amore, come cercarlo

ora che è disceso per sempre alle Gialle Sorgenti?"

 

Qualcuno mi ha rivelato un giorno

che il dolore è soltanto l'ombra della gioia.

Dicevano fosse molto saggio quel tale,

ma io proprio non riesco a credergli.

Affondo il mio sguardo fino alle viscere della vita

e per poche gioie, infiniti dolori io contemplo.

 

"Del mio amore ormai non giungevano più notizie

ed il suo nome più non correva nel villaggio.

Di lui si diceva solo "quel tale che è partito

ed ha lasciato la sua casetta e l'orto."

 

Le sue anatre nessuno conduceva a becchettare

né alcuno si dava pena per il suo campo.

Io restavo ogni sera all'ingresso del villaggio

aspettando il suo ritorno con una ciotola di riso.

 

Ma il mio amore, ahimè, non sente la mia canzone

perché se ne è andato verso terre lontane.

Dove è fuggito il mio amore, come cercarlo

ora che è disceso per sempre alle Gialle Sorgenti?"

 

Mi sono interrogato senza posa per capire

se il dolore non sia che l'ombra del reale,

ma anche questa, che sembrava una buona consolazione,

presto si è dissolta come neve a primavera.

Profondo dolore è l'anima del mondo,

una triste melodia il vero canto della terra.

 

"Cadeva la prima neve dell'inverno

quando m'han detto che il mio amore era morto.

Era di mattina quando ho saputo

che il mio amato è caduto in battaglia.

 

Per difendere i confini dell'ovest è stato ucciso,

nel proteggere i nostri campi l'hanno trafitto.

Barbari lo assalirono da ogni parte

certi di far bottino dei nostri campi.

 

Ma il mio amore, ahimè, non sente la mia canzone

perché se ne è andato verso terre lontane.

Dove è fuggito il mio amore, come cercarlo

ora che è disceso per sempre alle Gialle Sorgenti?"

 

Se i miei occhi scrutano fino al termine il sentiero della vita

vedono che come un fiume sprofonderà nell'abisso.

Le poche gioie e i dolori infiniti che ho vissuto

si dissolveranno al mio discendere presso le Gialle Sorgenti.

 

Qualcuno mi ha parlato d'immortalità,

e dicevano che fosse molto saggio, ma anche lui è morto.

Tanti sono convinti di poter insegnare qualcosa sulla vita,

qualcuno crede di poter insegnare qualcosa sulla morte.

 

Io non ho studiato i testi sacri e della scienza so poco,

ma come tutti, il dolore lo conosco fino in fondo.

Non scorderò mai il poemetto del secchiello nel pozzo

dove si narra che non c'era una fune per tirarlo fuori.

 

Certo era un sogno, eppure brucianti sgorgavano le lacrime.

Le lacrime brillavano alla fiammella della lucerna

e cercai, è scritto, di penetrare la nebbia del mio sogno.

 

L'altipiano della visione era un cimitero:

il terreno pesante, gli alti mucchi di terra,

e sottoterra, in fosse profonde, i morti.

Profonde son le fosse, pure talvolta i morti

ritrovano la via del mondo sopra alle loro tombe.

 

Forse per questo l'amore mio morto da tempo

m'è apparso stanotte in sogno come un secchiello,

e così lacrime senza misura mi scesero dagli occhi

bagnando come un fiume in piena la mia veste.

 

19. Crisantemi in fiore

 

L'estate è un tenue ricordo

che rabbrividisce attraverso il mattino d'ottobre.

Le prime nebbie autunnali annunciano

l'avvicinarsi dell'ultima età della mia vita.

 

Anche il sole non riscalda più:

per il freddo s'è avvolto in una coltre bianca di nuvole.

I miei pensieri si son fatti tristi come l'autunno.

Oh, come vorrei ritrovare le illusioni d'una volta!

 

Nel giardino gli arbusti lasciano cadere le foglie

mute ormai del colore dell'oro: sono appassite.

Ma nella malinconia dell'inverno che avanza,

come tanti soli sono scoppiati in fioritura i crisantemi!

 

20. Il mio amore è triste

come il laghetto Yu-gong in autunno

 

Raffiche di pioggia sferzano scrosciando il bosco,

lontano il tuono scoppia con tumulto nella valle.

Anche gli uccellini canori zittiscono timorosi

rabbrividendo nelle ombre scure degli alberi dai folti rami.

 

Ultima pioggia dell'estate che si disperde

al soffio implacabile del vento di settentrione:

quanti fantasmi sai evocare con le migliaia di voci

risonanti sommesse e trepide nel tuo canto.

 

Ultima pioggia dell'estate che si disperde

al soffio implacabile del vento dei monti:

quali ombre sai richiamare in vita dal santuario più segreto

che il silenzio circonda d'impenetrabili mura nel mio cuore.

 

"Il mio amore è triste, triste è il mio amore

come il laghetto Yu-gong in autunno",

cantava la bella dama in un ottobre remoto

mentre lacrime fitte scendevano a bagnare la sua veste.

 

Lontano il destino aveva stabilito di condurre il suo amore,

sospinto lontano, in terre straniere, da misterioso richiamo.

Sola restava la dama sulla Terrazza delle Fresche Rugiade

componendo meste canzoni coi suoi sospiri.

 

"Il mio amore è triste, triste è il mio amore

come il laghetto Yu-gong in autunno",

cantava la bella dama dagli occhi profondi

scrivendo mesti poemi che nessuno mai leggerà.

 

Lontano il destino aveva stabilito di condurre il suo amore

la cui nostalgia nessun richiamo arcano sapeva addolcire:

fitte scendevano le lacrime a bagnargli la veste se sospirando,

in terre lontane, scorreva la notte a fissare la luna.

 

Alta nel cielo risplende la Stella del Pastorello,

chiara scintilla la Signora del Fiume di Nuvole:

tra questi due amanti, quanto è breve la distanza!

Eppure il Fiume non li lascia passare!

 

Il Fiume di Nuvole scorre limpido e quieto

attraverso il fulgore della notte stellata.

Singhiozzi di nostalgia turbano la pace del firmamento:

"Oh, che sofferenza guardarsi sempre

e mai potersi incontrare!"

 

Indice de "La Terrazza delle Fresche Rugiade"