PREFAZIONE

di Daniel Ch'iu-ming

La traduzione dei trenta poemi di varia lunghezza che formano il terzo libro delle opere canoniche della Scuola della Preziosa Ghirlanda ci ha posto di fronte ad un problema del tutto particolare, strettamente connesso peraltro con la natura stessa dell'opera.

Quando si tratta di poesia - è risaputo - la transizione da una lingua ad un'altra, dalle forme espressive d'una cultura ad altre del tutto diverse, rischia veramente di dissolvere non soltanto il profumo dei testi originali, ma addirittura quell'elemento essenziale che potremmo pressappoco definire come il loro senso reale. Nel caso de "La Terrazza delle fresche Rugiade" poi, trattandosi d'un testo allo stesso tempo simbolico ed evocativo (o, per meglio dire, simbolico in quanto evocativo) la difficoltà diviene ancora più ardua.

E' indispensabile chiarire questo concetto. Il processo evocativo stimolato dai testi di questa raccolta non riguarda soltanto le immagini, sebbene molteplici e suggestive, di cui l'autore s'avvale. Esso pertiene piuttosto agli stati d'animo, alle emozioni ed alle associazioni di vario tipo che l'autore pone in gioco di volta in volta nel lettore-ascoltatore. Sono tali fattori, nel loro venir evocati, a porsi come simboli di realtà d'altro ordine che possono così essere soltanto alluse. Una poesia insomma dove non è l'immagine, bensì la reazione psichica suscitata dall'immagine che tende a farsi di volta in volta simbolo o metafora. Non si trascuri poi il potere dei suoni della lingua cinese (era questa, infatti, poesia destinata anche a venir cantata ed ascoltata) e tutto l'apparato di "topoi" propri alla grande poesia lirica ed epica del Regno di Mezzo e che rappresenta un immenso repertorio multicolore ed immediatamente decifrabile per il lettore acculturato di cui maestro Ch'ong sfrutta con indubbia abilità le molteplici risorse: dagli stormi di gru (anime in volo verso l'eternità) ai fiori di paulonia (la nostalgia per gli amici lontani), dalle ninfee galleggianti su bianco-argentei laghetti alle dame sconsolate e solitarie, dai verdi dragoni alle tigri, dagli eserciti schierati in battaglia (indimenticabile la possente Ballata dei carri da guerra) alle ombre dei disincarnati vagolanti per notti realmente metafisiche, per arrivare alle audaci visioni di cocchi "trainati da draghi guizzanti" che rinviano direttamente al linguaggio esoterico ed immaginifico del Libro dei Mutamenti (Yi Ching).

Per quanto ci riguarda, dunque, non abbiamo ritenuto d'attenerci con aridità e rigidezza al principio (sovente ambiguo per quanto concerne la fedeltà ai contenuti) della traduzione letterale. S'è preferito scegliere la via più pericolosa (ma promettente) d'una riscrittura relativamente libera di quei testi in una lingua occidentale, cercando di salvaguardarne per quanto possibile il senso originario. Abbiamo perciò dissolto l'equilibrio delle strofe formate da cinque o sette sillabe (la natura monosillabica della lingua cinese si presta perfettamente a costruzioni di questo tipo) alternate secondo principi di regolare ricorrenza (5-7-7-5 / 7-5-7 / 5-7-5 / 7-5-5-7 ad esempio) in una prosa libera e fluente, così come liberi e fluenti quei versi suonano malgrado il rigore della forma nella loro stesura originaria.

Circa l'autore de "La Terrazza delle fresche Rugiade", la tradizione della Scuola non ha il minimo dubbio: tutto sarebbe opera del Maestro che avrebbe compilato questa raccolta allo scopo di formare la sensibilità dei suoi discepoli. Qualche dubbio peraltro non può non nascere qualora si leggano con un po' attenzione testi come Ultimo poemetto (con la sua chiosa certamente d'altra mano dove si fa riferimento alla mitica assunzione al cielo di Ch'ong Tzu) od altri che sembrano parafrasi d'alcuni celebri poemi risalenti alla Dinastia T'ang, a meno che non siano questi ultimi delle parafrasi degli originali de "La Terrazza delle fresche Rugiade". Insomma, come in altri casi simili, ecco che s'apre qui allo storico un percorso ad ostacoli talmente labirintico da dare le vertigini tanto a lui quanto al semplice lettore.

Chiudiamo dunque prima ancora d'averla aperta una trattazione di tali tematiche, convinti che non sia questa la sede opportuna, e consegnamo ai lettori il terzo libro delle opere canoniche della Scuola della Preziosa Ghirlanda.

Desideriamo porre in risalto la piccola epigrafe che conclude l'opera. Essa restituisce alla voce remota e toccante dell'incomparabile Maestro gli accenti struggenti e squisiti de "La Terrazza delle fresche Rugiade" con una strofa minima che ne traccia con delicatezza d'acquerello la firma evanescente:

 

I poemetti della Terrazza delle Fresche Rugiade

sono stati composti e venivano spesso cantati

da Tchi Ch'ong Tzu:

colui che senza sforzo apparente

ha varcato gli Otto Limiti del Compasso.

 

Torrita di Siena, 23 settembre 1997

Anno del Bue

Indice de "La Terrazza delle Fresche Rugiade"