Messaggio del venerabile Yung Ch'eng per l'anno 2000 agli amici italiani

Carissimi fratelli e sorelle,

hanno riferito alla comunità che anche nella vostra terra la lettura dei nostri Libri e l'affetto per il maestro vanno diffondendosi grazie anche ai mezzi offerti dalla tecnica attuale. Di questo ci rallegriamo intensamente per voi, fratelli e sorelle dell'Occidente, e gioiamo per la comunanza che in questo modo nasce tra noi, malgrado la grande distanza geografica. Vi auguriamo prima di tutto che la parola del maestro rechi sempre alle vostre giornate un raggio luminoso che accenda i granelli d'oro che in esse sono diffusi. All'esterno della nostra casa di studio e di pratica si sente il clangore di mille disordini e dal mondo sentiamo levarsi il rumore di mille voci che parlano di pace, perché la pace è lontana da troppi cuori e la gente non sa come e dove andare a cercarla, se in qualche cielo inaccessibile, in qualche abisso insondabile o cavalcando seducenti ideologie. Fratelli e sorelle, dalla nostra casa di studio e di pratica desideriamo mandarvi con cuore amichevole un suggerimento: non concedete la vostra fiducia a coloro che proclamano di saper creare in voi e per voi la pace, siano essi capi religiosi, o capi politici o maestri di ideologia. Nessuno può fabbricare per noi la pace: né un santo, né un demone, né un illuminato, né un maestro, né un governante, né un idolo. Nessuno può fabbricare per noi la pace. Perciò non accordiamo fiducia a chi predica falsi segreti che pretendono di creare la pace. Noi siamo persuasi che invece di cercare la pace, ogni uomo e ogni donna dovrebbero essi stessi diventare pace. Cercate di comprendere quello che voglio dire, fratelli e sorelle. Lasciamoci essere pace e la pace fluirà silenziosamente attraverso di noi. Cercate di comprendere: il suono e l'orecchio che sente il suono sono una sola cosa, non due, ed io e quella cosa siamo Uno; il colore e l'occhio che vede il colore sono una sola cosa, non due, ed io e quella cosa siamo Uno; la pace e il cuore che si apre alla pace sono una sola cosa, non due, ed io e quella cosa siamo Uno. Noi usiamo, per definire la Via, l'espressione "camminare sulle sponde dell'Oceano del Silenzio che canta". Per udire il Canto del Silenzio non mi basta restare in silenzio. Devo sentire che io stesso sono silenzio. Purtroppo esiste tanta musica che serve a distruggere il silenzio. I nostri canti cercano piuttosto di passare attraverso il silenzio come nuvole impalpabili attraversano il cielo terso di primavera. Per portare pace devo essere io stesso pace, allora le mie azioni saranno pacifiche perché passeranno come nuvole impalpabili attraversano il cielo terso di primavera. Con questi semplici pensieri vi prego di accogliere, fratelli e sorelle dell'Occidente, il mio ricordo nella tradizionale ricorrenza dei Sessantaquattro Dragoni. Le benedizioni dei Patriarchi e di tutti i Santi del passato, del presente e del futuro possano discendere con abbondanza su di voi, a lode del signore T'ien Ti - creatore della terra e del cielo - cui sempre s'eleva il canto di riconoscenza dell'universo intero.

Yung Ch'eng, abate della scuola di Hui T'ang,

nella stagione del Piccolo Freddo

prima del Capodanno del Dragone di Metallo

Gennaio 2000


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