UN PROBLEMA DI FILOSOFIA: COS'E' LA FILOSOFIA?

di  Valerio Guagnelli Scanzani

ultimo aggiornamento Roma - 17/08/99


Che cos'è la filosofia? Questa sembra una domanda inutile, ed infatti è la tipica domanda che una persona generalmente non si pone, né ritiene di doversi porre. Vi sono varie categorie di persone cui accade questo. In tutte queste categorie, mutatis mutandi, si presuppone infatti quasi sempre cosa essa sia, cosa debba dirci, quale sia il suo oggetto, anche se non ci si è mai tematicamente posti il problema.

La mancata posizione di questa domanda avviene essenzialmente per due motivi (che implicitamente determinano le due categorie). Il primo lo definiamo “interno”. In teoria, oggi più che mai, è piuttosto improbabile che chiunque si dedichi seriamente alla filosofia non venga presto o tardi a “cozzare” contro una simile questione. La causa di ciò sta nella problematicità della filosofia stessa, problematicità che studiando si scopre essere il suo proprio elemento. Ma nei fatti (ecco il motivo) se quel “cozzare” non avviene naturalmente, viene il sospetto che l'approfondimento - sempre faticoso - possa essersi “seduto” in un qualche luogo “a risposare”, e avremmo la certezza che questo luogo non è quello della filosofia.

Il secondo motivo è “esterno”, e dipende dal dilagare di un atteggiamento scientista (o veteropositivista), che lungi dal dimostrare l’inconsistenza della filosofia, mostra piuttosto un certo irrigidimento del pensare e una presupponente ignoranza su ciò che la filosofia debba o possa essere in realtà. Questo atteggiamento, è facile constatare, lo ritroviamo soprattutto - fortunatamente non sempre - in ambienti scientifici, siano essi amatoriali e dilettanteschi o professionali e accademici. In questo secondo motivo, infine, rientra anche la categoria degli avventurieri e avventori che si incontrano in internet, - quelli che si improvvisano filosofi appellandosi a un ingenuo “dimostramelo!”, unica cosa cui possono appellarsi, mancandogli le nozioni storico-filosofiche più elementari - credendosi originali imbastendo ragionamenti su ragionamenti, inconsapevoli che quanto dicono appartiene alla preistoria filosofica.

In questo secondo e miserando caso del “presupporre ignorante”, il mancato “cozzo” ha una ragione palese, si presuppone: 1) che la risposta sia semplice, per cui la domanda non è una vera domanda e la risposta una vera risposta 2) e che vi possano essere delle “scorciatoie” alla comprensione. In una tale evenienza noi avremmo quindi la certezza e che la fatica del “fare” filosofia sia stata già da sempre accuratamente evitata, nella credenza (fideistico-chimerica) che la filosofia si possa improvvisare ex nihilo, e che chi parla così non solo non abbia punto una visione di ciò di cui discorre, ma assomigli molto a quell’atleta che pretende di prepararsi alle olimpiadi stando comodamente seduto in poltrona.


Dunque che cos’è la filosofia? Per tentare di rispondere a questa domanda mi è parso utile mettere insieme la presente collezione di scritti. Questa operazione naturalmente non ha né l'intenzione di risultare esaustiva, in quanto tentativo, né la pretesa di presentare personali punti di vista originali o alternativi, in quanto collezione. Vuole essere solo un contributo che, mi auguro, possa o esser gradito e d'aiuto a taluni, magari suggerendo spunti di riflessione, o magari a talaltri permettendo di consolidare le proprie prese di distanza da questi modi di pensare. Bisogna essere consapevoli dei limiti di questo “taglia e cuci”, e che la comprensione di questi scritti, per tutti, ma soprattutto per coloro che non conoscono il resto delle opere, non potrà che procedere per valori percentuali.


Nella scelta degli autori ho fatto riferimento innanzitutto a Wittgenstein e a Heidegger per vari motivi. Ma principalmente a me pare indubbio - avendoli studiati entrambi - che in essi si ritrovano delle evidenti convergenze (il “silenzio” delle prime opere, la svolta linguistica, la circolarità, un recupero della “prassi”, pre-comprensione, ecc. [cfr. K.O.Apel]). Attraverso di loro vedremo che la filosofia si trova un po’ come nella condizione del barone di Munchausen, il quale pretendeva di trarsi fuori dalle sabbie mobili tirandosi per le bretelle. Tuttavia la paradossalità di questo che sembra essere uno sforzo inane, non è un problema o una disgrazia che, per così dire, sia caduta addosso alla filosofia accidentalmente, anzi non è punto un “problema”, ma la normale costituzione di ciò che le è più proprio. Vedremo come anche Heidegger si confronta in modo più diretto con questo pregiudizio.

Chi è il soggetto della filosofia? Wittgenstein laconico dice «io sono il mio mondo» [TLP, 5.63], a ciò fa eco Heidegger quando afferma che «L’Esserci è un ente che, comprendendosi nel suo essere si rapporta a questo ente. [...] è inoltre l’essere che io sempre sono. [...] Ma queste determinazioni [...] debbono essere viste e intese a priori sul fondamento di quella costituzione d’essere che noi indichiamo col nome di essere-nel-mondo.» [EeT, 76]. E la filosofia che cos’è? «La filosofia - dice Wittgenstein - non è una delle scienze naturali.» [TLP, 4.111] e non è neanche «una dottrina, ma un’attività.» [4.112] che «mostra» e «chiarisce», Heidegger dal canto suo ci spiega che per filosofia «si intende [...] tutto ciò che è attinente al modo di mostrare e di esplicare [...] lasciar vedere da se stesso ciò che si manifesta, così come si manifesta da se stesso» [EeT, 55-57], ma allora che cosa dobbiamo chiarire, lasciar vedere, insomma cos’è la filosofia?

HEIDEGGER (ciccando qui si possono avere delle informazioni a cura SWIF)

Heidegger, in Essere e Tempo, distingue il metodo filosofico spiegando il suo punto di vista riguardo alla circolarità presente nella sua ricerca (circolo ermeneutico), contrapponendola alla “logica della coerenza” dell’argomentare formale-deduttivo, un modo che secondo lui, utilizzato in modo esclusivo, estremistico o dommatico, assume connotati irrazionali, e in filosofia non importa alcun risultato [cfr. la forma trattatistica del primo Wittgenstein con la forma asistematica del secondo].

Nella lettera sull’umanismo (Heidegger era stato accusato di distruggere ogni forma di umanismo) procede alla critica di ogni reificazione - sia essa portata avanti dai sostenitori della “Metafisica”, di “Dio”, della “Logica”, dei “Valori”, del “Soggetto” o dell’”Oggetto” – in quanto punto di partenza per ogni ricerca filosofica, mostrando come questa sia già sempre al di qua di essa. Da qui sappiamo che approderà al linguaggio, naturalmente da una propria peculiare prospettiva, ma l’impianto di Essere e Tempo rimarrà sempre sullo sfondo.

Il pensiero di Heidegger è criticato da più parti, spesso in contrasto e opposizione tra di loro (p.e. umanisti o scientisti), perché è difficile da cogliere; ed è difficile da cogliere proprio in quanto non consente a chi lo segue di abbandonarsi o attaccarsi a questa o a quell’idea cristallizzandola in un vuoto concetto logico-formale. L’intelletto comune si ribella a questo stato di “sospensione” o “circolarità” e anela il positivo, mancando di cogliere in tal modo proprio il topos dell’argomentazione heideggeriana. Questo spaesamento dell’intelletto lo ritroviamo, in forme diverse, anche in Wittgenstein.

WITTGENSTEIN (ciccando qui si possono avere delle informazioni a cura SWIF)

«Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere» [TLP; 7]. Quante volte abbiamo udito questa frase? Alla fine ci siamo convinti che Wittgenstein è il filosofo del silenzio, del misticismo. A questa visione - diciamolo - strampalata, hanno purtroppo contribuito anche molti studiosi (p.e. Adorno) per altro valenti.

Ma non voglio discutere qui il senso di quella proposizione, mi interessa piuttosto mettere in risalto il suo concetto di filosofia. Wittgenstein può essere letto, ed è stato letto, in vari modi. Si può leggerlo come neopragmatista, oppure dal punto di vista trascendentale, oppure ancora si può definirlo come scetticista non dogmatico. Ma dove sta la filosofia per Wittgenstein? In cosa consiste? Sta a metà tra la logica, con cui ha in comune il “comprendere”, e la scienza con cui ha in comune “ciò che è sotto gli occhi di tutti”. Essa ci fa “comprendere” “ciò che sta sotto gli occhi”, l’ovvio. Lo sguardo del filosofo è quello perspicuo, quello che “guarda attraverso” i fenomeni, che scopre connessioni o disposizioni delle cose prima non viste, somiglianze e differenze. La filosofia è un comprendere e ricomprendere che non si situa in un mondo di essenze, non pretende di dire l’essenza dei fenomeni, ma è un vedere qualcosa il cui “massimo della profondità è la superficie”, ma che tuttavia non si esaurisce in questa. Il comprendere (significato) per Wittgenstein è dato prevalentemente dall’uso, ma anche l’uso è dato dal comprendere, perché questo non trova il suo compimento in quello. Ecco la circolarità anche in Wittgenstein, il quale pure ci dice che essa non è chiusa, non è viziosa, non si conchiude in se stessa, qualcosa resta aperto in essa, e questo qualcosa è lo “scarto”, l’”eccedenza”, quel “di più” che nel Tractatus rimaneva definito come silenzio o nulla, quell’indicibile che incontriamo in Garroni, e che per essere detto o pensato ci costringe a spingerci ai limiti del linguaggio, a stare nel contingente per cogliere qualcosa che contingente non è, in condizioni sempre paradossali a cui l’intelletto comune - come in Heidegger -, di nuovo e sempre, si ribella.

GARRONI

Docente di Estetica all’università “La Sapienza” di Roma, Emilio Garroni è uno dei maggiori studiosi e interpreti italiani del pensiero di Kant, soprattutto per quel che concerne la speculazione più audace e moderna di questo pensatore, quella che riguarda la “riflessione estetica” abbozzata nella “Critica della facoltà di giudizio”, e che lo stesso Garroni distingue, in modo possiamo dire originale, dall’estetica classica. Egli riprende naturalmente tanto Kant, quanto Wittgenstein e Heidegger. Per cui il suo scritto potrebbe essere letto a guisa di propedeutica o chiave di lettura - nei limiti di questa collezione - per gli altri.

Che cos'è la filosofia? A questo punto occorre liberarsi dalle dande e prepararsi a scoprirlo mercé la propria fatica, perché alla comprensione, in filosofia, non sono consentite scorciatoie di sorta, e non si può demandare ad alcuno la fatica che ci aspetta, ma ciascuno la deve assumere in proprio.

Buona lettura!


 

I CONTRIBUTI
E. Garroni Filosofia oggi, tre etica estetica e linguaggio.
M. Heidegger Circolo ermeneutico, logica della coerenza, critica all'umanismo.
L. Wittgenstein Sul concetto di filosofia.
W. Benjamin

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H. Putnam ...inallestimento


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

[TLP] – L. Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus

[PU] - L. Wittgenstein, Philosophische Untersuchungen

[ESA] – E. Garroni, Estetica uno sguardo-attraverso, Garzanti, 1989

[EeT] – M. Heidegger, Essere e Tempo, Longanesi, 1998

[LsU] M. Heidegger, Lettera sull’umanismo, in Che cos’è la metafisica, ed. Carlini, 1997

 


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