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DOSSIER SUI SERVIZI SOCIALI
Il dossier riassume la disastrosa situazione dei Servizi Sociali nella capitale.

Esempi di sfruttamento e di negazione dei diritti dei lavoratori nella Cooperativa Iskra [ . . .]

La Cooperativa Arca di Noè che della cooperazione ha fatto il PROFIT per eccellenza; naturalmente anche in questo caso con licenziamenti selvaggi [ . . .]

Il Consorzio decide tutto, i soci lavoratori sono solo dei burattini; riduzione degli stipendi. Tutto ciò nella Cooperativa S.O.S. Solidarietà [ . . .]

Assessorati creati ad hoc, asili nido insufficenti per tutti i bambini di Roma. Si spiana la strada alla privatizzazione incontrollata.[ . . .]

L'assessore Farinelli per i giovani: fra abusi d'ufficio e inchieste della Magistratura.[ . . .]

I Rom esclusi da tutto; per loro solo la deportazione. Roma deve essere bella per il miliardario Giubileo[ . . .]
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Fra servizio e speculazione

Le politiche sociali nella Roma del Giubileo.
Il comune di Roma e le coop.for-profit
Sulla gestione delle politiche sociali della Capitale, dalla fine dell'esperienza delle giunte di sinistra ha sempre pesato l'egemonia democristiana, confermata dall'attuale Assessore Amedeo Piva che, non appena riconfermato dal Sindaco Rutelli, si è affrettato a gettare la maschera di "tecnico" e ad iscriversi al P.P.I.;
a deprimere ulteriormente la situazione, si aggiunge il fatto che la Commissione Politiche Sociali è la sola presieduta da un esponente del Polo, anche lui democristiano (del C.C.D.), il sempiterno Luciano Ciocchetti.

Del resto, per quella carica il centrosinistra non aveva trovato di meglio che candidare un altro democristiano, il giovane Assogna di Comunione e Liberazione, impallinato nel segreto dell'urna da alcuni Consiglieri di maggioranza.

La maggior parte dei servizi sociali, assistenziali ed educativi della Capitale vengono gestiti da soggetti privati convenzionati con il Comune; in questo quadro, la parte del leone spetta alle cooperative sociali di tipo "B", quelle aventi come oggetto sociale la fornitura di servizi alla popolazione.
Le cooperative sociali sono da tempo nel mirino dei sindacati per i rapporti di lavoro che instaurano al proprio interno, configurandosi spesso come vere e proprie agenzie di caporalato, come denunciò con forza il Segretario Generale della CGIL, Sergio Cofferati, nell'estate del 1997; la peculiarità romana è costituita dal fatto che, mentre al nord le pratiche di sfruttamento dei soci lavoratori sono proprie perlopiù delle cosiddette "cooperative spurie", non affiliate alle organizzazioni storiche del movimento cooperativo (di cui le principali sono la "rossa" Legacoop e la "bianca" Confcooperative), all'ombra del Cupolone sotto accusa sono cooperative affiliate alle suddette centrali.

Lega e Conf sono firmatarie con CGIL, CISL e UIL sin dal 1992 di un Contratto Nazionale che a Roma si sono sempre rifiutate di applicare, potendo contare sulla non volontà di Regione e Comune di imporne il rispetto, come invece avviene in quelle Regioni dove il rispetto dei Contratti Nazionali è inserito nelle Leggi Regionali che regolano la gestione dei servizi sociali, sanitari e assistenziali (p. es. Abruzzo, Toscana, Umbria ed Emilia - Romagna, dove gli operatori delle cooperative sociali sono parificati ai dipendenti dei servizi pubblici).

La Regione Lazio, come molte altre, è stata capace di produrre solo una normativa generica e fumosa e, quanto al Comune di Roma, non si è certo comportato meglio.

In questo dossier sono illustrate tre situazioni relative ad altrettante cooperative sociali romane convenzionate con il Comune per la gestione di servizi sociali e, in particolare, dell'assistenza domiciliare ad anziani e disabili; questo servizio costituisce il maggior "investimento" sociale del Comune, riguardando circa 2.700 anziani (a cui vanno aggiunti quelli assistiti nelle Case di Riposo) ed un numero analogo di disabili.

Dal 1996, il Comune versa alle cooperative convenzionate 24.500 lire più I.V.A. per ogni ora di assistenza erogata; questa cifra è comprensiva della retribuzione dell'operatore e delle altre spese sostenute dalla cooperativa.

Complessivamente, la spesa comunale per l'assistenza domiciliare sociosanitaria si aggira intorno ai 70 miliardi annui, sui circa trecento della spesa sociale complessiva (che, sia detto per inciso, rimane in percentuale una delle più basse in Italia: poco più del tre per cento del bilancio comunale.

Milano, città con la metà degli abitanti e da sei anni in mano alla Destra - prima la Lega ed ora il Polo - spende per le politiche sociali quanto Roma).

Secondo i dati forniti dalla CGIL, nella Capitale le cooperative sociali impiegano circa 5000 operatori, cui vanno aggiunti quelli delle decine di associazioni, fondazioni, enti morali, ecc.

Solo per quanto riguarda l'assistenza domiciliare, gli operatori impiegati sono oltre 2000 e garantiscono il servizio a circa 6000 utenti; nonostante il protocollo di intesa siglato due anni fa con CGIL, CISL e UIL e il preciso impegno fatto sottoscrivere ai Presidenti di tutte le cooperative per ammetterle alla gestione dell'assistenza domiciliare, il Comune di Roma si è sempre ben guardato dal vigilare sul rispetto del Contratto Nazionale, chiudendo gli occhi sui fenomeni denunciati, fra gli altri, dal Segretario della CGIL Sergio Cofferati: diffusione del lavoro nero, precario, sottopagato e senza diritti.

Conseguentemente, a Roma gli operatori sociali in condizioni di irregolarità - o, come si dice ora, "atipici" - sono fra il 25 e il 30% del totale, con punte, in alcune situazioni, del 100% della forza lavoro; la CGIL sollevò il caso della cooperativa ROMA 81, il cui intero organico (più di cento operatori) risultava come "colaboratore" retribuito a ritenuta d'acconto. Inutile dire che anche in questo caso l'Assessore Piva, chiamato direttamente in causa dalla CGIL, fece orecchie da mercante.

I fatti riportati sono tutti verificati e, in alcuni casi, tuttora oggetto di inchieste della Magistratura; il Partito della Rifondazione Comunista, con interrogazioni ed interventi in aula, ha più volte sollecitato interventi dell'Assessore per le Politiche Sociali Amedeo Piva, interventi che stiamo ancora aspettando.

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