Problemi su scala locale
LA QUALITà DELL' ARIA -- I principali inquinanti -- Ozono

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Caratteristiche chimicofisiche

È un gas di colore azzurro pallido che si comporta come un forte agente ossidante. Nell'atmosfera è presente, in condizioni naturali, in percentuale molto bassa (0,00004%) e si concentra ad un'altezza dal suolo compresa tra i 20 ed i 60 km. Quello presente nei bassi strati dell'atmosfera (ozono troposferico) è un inquinante secondario, non esistendo significative emissioni di ozono da parte dell'uomo. Nelle aree industriali e urbane il fattore limitante della sua presenza è costituito dalle condizioni meteorologiche, in particolare la radiazione solare. Può essere trasportato anche a centinaia di km dal luogo di emissione. È il principale indicatore della presenza di smog fotochimico.

Fonti

L’ozono è un gas tossico di colore bluastro, costituito da molecole instabili formate da tre atomi di ossigeno (O3); queste molecole si scindono facilmente liberando ossigeno molecolare (O2) ed un atomo di ossigeno estremamente reattivo (O3 —> O2+O). Per queste sue caratteristiche l’ozono è quindi un energico ossidante in grado di demolire sia materiali organici che inorganici.
La formazione di elevate concentrazioni di ozono è un fenomeno prettamente estivo, legato alla potenzialità della radiazione solare, alle alte temperature e alla presenza di sostanze chimiche (idrocarburi e biossido di azoto) dette "precursori", che attivano e alimentano le reazioni fotochimiche producendo ozono, radicali liberi, perossidi e altre sostanze organiche, fortemente ossidanti (es: perossiacetilnitrati, ecc.). Il problema dell'ozono ha la sua origine nell'ambiente urbano, dove si possono verificare episodi acuti di inquinamento. L’ozono è presente per più del 90% nella stratosfera (la fascia dell’atmosfera che va dai 10 ai 50 Km di altezza) dove viene prodotto dall’ossigeno molecolare per azione dei raggi ultravioletti solari. In stratosfera costituisce una fascia protettiva nei confronti delle radiazioni UV generate dal sole.Per effetto della circolazione atmosferica viene in piccola parte trasportato anche negli strati più bassi dell’atmosfera (troposfera), nei quali si forma anche per effetto di scariche elettriche durante i temporali.Nella troposfera in genere è presente a basse concentrazioni e rappresenta un inquinante secondario particolarmente insidioso. Viene prodotto nel corso di varie reazioni chimiche in presenza della luce del sole a partire dagli inquinanti primari, in modo particolare dal biossido di azoto (per maggiori informazioni vedi il cap. dedicato allo smog fotochimico).Gli effetti sull’uomo di una eccessiva esposizione all’ozono riguardano essenzialmente l’apparato respiratorio e gli occhi; da segnalare anche l’azione nociva nei confronti della vegetazione e quella distruttiva nei confronti dei materiali.

Effetti sull'ambiente

La capacità di spostarsi con le masse d'aria anche a diversi chilometri dalla fonte, comporta la presenza di concentrazione elevate a grandi distanze creando problemi anche alla componente vegetale dell'ecosistema. Produce un rapido deterioramento dei materiali e riduce la produttività delle colture (la pianta del tabacco, ad esempio, è utilizzata come bioindicatore per rilevarne la presenza, risultando molto sensibile all'ozono).

La foto a lato illustra una foglia di tabacco esposta a concentrazioni di ozono relativamente basse.La pianta è stata trattata con ozono alla concentrazione di 70 ppb (0,14 mg/mcubo) per 7 ore al giorno per un periodo di due settimane.

Effetti sull'uomo

L'ozono è un gas incolore irritante per le mucose (occhi, apparato respiratorio, ecc.), numerosi casi di gravi intossicazioni da ozono sono state riferite per i lavoratori addetti alle saldature, in quanto vi è un maggior irraggiamento di radiazioni UV nell’ambiente e, di conseguenza, una formazione di ozono in loco. Studi sugli animali dimostrano che l’ozono può ridurre la capacità del sistema immunitario di combattere le infezioni batteriche nel sistema respiratorio. Queste patologie si riferiscono ad esposizioni relativamente brevi, le conseguenze derivate da un’esposizione per vari anni a concentrazioni non elevate sono ancora poco chiare (si sospetta comunque una notevole influenza nell’aumento delle allergie).
Gli eventuali disturbi correlati alla presenza dell’ozono in genere terminano se i soggetti colpiti soggiornano in ambienti salubri. Comunque i ricercatori sono concordi nel ritenere che ripetuti danni a breve termine dovuti all’esposizione ad ozono, possono danneggiare in modo permanente l’apparato respiratorio. Per esempio, l’azione ripetuta dell’ozono sui polmoni in via di sviluppo dei bambini può portare ad una ridotta funzionalità polmonare da adulti. Inoltre, l’esposizione all’ozono può accelerare il declino della funzionalità polmonare che avviene come risultato del naturale processo di invecchiamento. In ogni caso è da sottolineare il fatto vi sono grandi differenze individuali nelle risposte a questo inquinante. I soggetti più sensibili sono: i soggetti asmatici e quelli con patologie polmonari e cardiovascolari; gli anziani; le donne incinte; i bambini; chi fa attività fisica sostenuta all’aperto (lavoro, sport, svago) perché l’aumentata attività fisica causa un aumento della respirazione (che si fa anche più profonda).
I danni dovuti all’ozono possono anche verificarsi senza alcun segno evidente. Qualche volta non ci sono sintomi, mentre altre volte sono troppo leggeri per essere percepiti. Le persone che vivono nelle aree dove i livelli di ozono sono spesso alti possono verificare che i sintomi iniziali dovuti alla presenza dell’ozono si affievoliscono col passar del tempo (in modo particolare quando l’esposizione ad alti livelli di ozono persiste per parecchi giorni consecutivi). Questo non significa che hanno sviluppato una resistenza all’ozono: infatti l’ozono continua a danneggiare l’apparato respiratorio anche quando i sintomi sono scomparsi. Quando i livelli di ozono sono più alti del normale, bisognerebbe diminuire il tempo passato all’aperto, o almeno ridurre l’attività fisica all’aria aperta per proteggere la propria salute fino al momento in cui il livello di ozono non scende.

Legislazioni

Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 marzo 1983 fissa il valore limite per l’ozono:
la concentrazione media nell’ora da non superare più di una volta al mese ha il valore limite pari a 200 µg/mc.
Il Decreto Ministeriale 25/11/94 fissa il livello di attenzione ed il livello di allarme per quanto riguarda l’ozono nelle aree urbane: considerando la media oraria (media delle misure effettuate nell'arco di 1 ora) il livello di attenzione è fissato in 180 µg/mc, mentre il livello di allarme è posto a 360 µg/mc.
Per conformarsi alla direttiva CEE 92/72/CEE, con il Decreto Ministeriale del 16/05/1996 sono state aggiunte le soglie seguenti:
considerando il valore medio sulle 8 ore il livello per la protezione della salute ha come soglia massima 110 µg/mc;
considerando il valore medio in un’ora il livello per la protezione della vegetazione ha come soglia massima 200 µg/mc;
considerando il valore medio su 24 ore il livello per la protezione della vegetazione ha come soglia massima 65 µg/mc.
Il limite di sicurezza per i lavoratori esposti all’ozono, come TLV-TWA, è relazionato all’attività fisica svolta (in quanto cambiano i volumi di aria inspirata).
I valori indicati dall’ACGIH, American Conference of Governmental Industrial Hygienists, sono16:
per il lavoro pesante, moderato o leggero, ma svolto in un arco temporale minore di 2 ore il TLV-TWA è posto a 0,2 ppm, pari a 0,4 mg/mc;
per il lavoro leggero il TLV-TWA è posto a 0,2 ppm, pari a 0,4 mg/mc;
per il lavoro moderato il TLV-TWA è posto a 0,1 ppm, pari a 0,2 mg/mc;
per il lavoro pesante il TLV-TWA è posto a 0,05 ppm, pari a 0,1 mg/mc;
I livelli di attenzione sono definiti come le concentrazioni di inquinanti atmosferici che determinano lo stato di attenzione, cioè una situazione di inquinamento atmosferico che, se persistente, determina il rischio di raggiungere lo stato d’allarme. Lo stato di allarme è definito come uno stato suscettibile di determinare una condizione di rischio ambientale e sanitario. Gli stati di attenzione o di allarme si raggiungono quando, al termine di un ciclo di monitoraggio, si rileva il superamento, per uno o più inquinanti, del livello di attenzione o di allarme. Quando questi livelli vengono raggiunti scatta una serie di provvedimenti finalizzata alla difesa della popolazione da eventuali esposizioni a rischio.