La destinazione dell’utile

 

L' UTILE è un incremento subito dal capitale d’impresa per effetto della gestione in un determinato periodo amministrativo.

Il riparto dell’utile deve essere effettuato nel rispetto di numerosi obblighi previsti dal codice civile. Il suo riparto può avvenire solo dopo che l’assemblea degli azionisti ha approvato il bilancio d’esercizio e ha deliberato in merito al riparto dell’utile conseguito.

Gli amministratori predispongono, nel rispetto della legge e di quanto stabilito dallo statuto, un progetto di riparto da sottoporre all’approvazione dell’assemblea ordinaria degli azionisti.

 

Nel progetto di riparto, gli amministratori devono tener conto che non tutto l’utile realizzato può essere distribuito fra i soci.

Esistono infatti obblighi legislativi, posti a tutela dell’integrità del patrimonio della società.

Dall’utile lordo deve essere sottratto una quota da destinare a:

- riserva legale : dagli utili netti annuali deve essere dedotta una somma corrispondente

almeno alla ventesima parte di essi per costituire una riserva, fino a che

questa non abbia raggiunto il quinto del capitale sociale.

- riserva statuaria: l’accantonamento è obbligatorio se previsto dallo statuto, che è parte

integrante dell’atto costitutivo.

- riserva straordinaria: vi è l’obbligo dell’accantonamento per un importo pari ai costi d’impianto e

di ampliamento, di sviluppo e di pubblicità ancora da ammortizzare e non

coperti da riserve disponibili. Gli azionisti possono liberamente destinare

una ulteriore riserva a titolo di autofinanziamento.

- amministratori: gli amministratori, oltre che con un compenso fisso da far gravare come

costo sull’esercizio, possono essere remunerati con una partecipazione agli

utili. Le partecipazioni agli utili eventualmente spettanti agli amministratori

ai promotori e ai fondatori della società sono computate sugli utili netti

risultanti dal bilancio, dedotta la quota destinata a riserva legale ed

eventualmente a quella statuaria.

Copertura della perdita in sospeso da esercizi precedenti:

qualora le riserve non fossero sufficienti a coprire le perdite in sospeso il

debito viene coperto sottraendo denaro all’utile.

Per storno dell’acconto eventualmente distribuito nell’esercizio precedente:

la distribuzione di acconti sui dividendi è consentita solo alle società il cui i

il bilancio è assoggettato per legge alle certificazioni da parte di società di

revisione iscritte all’albo speciale. La distribuzione di acconti sui dividendi

deve essere prevista dallo statuto ed è deliberata dagli amministratori dopo

la certificazione e l’approvazione del bilancio dell’esercizio precedente.

Non è consentita la distribuzione di acconti sui dividendi quando

dall’ultimo bilancio approvato risultino perdite relative all’esercizio o

a esercizi precedenti. L’ammontare degli acconti sui dividendi non può

superare la minor somma tra l’importo degli utili conseguiti dalla chiusura

dell’esercizio precedente, diminuito delle quote che dovranno essere

destinate a riserva per obbligo legale o statuario, e quello delle riserve

disponibili. Gli amministratori deliberano la distribuzione di acconti sui

dividendi sulla base di un prospetto contabile e di una relazione, dai quali

risulti che la situazione patrimoniale, economica e finanziaria della

società consente la distribuzione stessa.

Dall’utile prima di essere ripartito fra i soci può essere aggiunta una quota relativa agli utili a nuovo degli esercizi precedenti.

Ora l’utile può essere ripartito tra i soci

Ogni azione attribuisce il diritto a una parte proporzionale degli utili al netto delle deduzioni sopra esposte. Norma analoga è stabilita per le SRL, nelle quali la ripartizione degli utili ai soci viene effettuata in proporzione alle rispettive quote di conferimento.

La parte dell’utile spettante a ogni azione prende il nome di dividendo, che, per comodità di calcolo e di pagamento, viene di solito arrotondato per difetto all’unità o a un multiplo di un centesimo di euro.

L’importo del dividendo spettante ai soci dipende, quindi, dalle percentuali accantonate obbligatoriamente alla riserva legale e statuaria e degli accantonamenti effettuati volontariamente alle riserve straordinarie.

Non possono essere pagati dividendi sulle azioni, se non per utili realmente conseguiti e risultanti dal bilancio regolarmente approvato. Se si verifica una perdita del capitale sociale, non può farsi luogo a ripartizione di utili fino a che il capitale non sia reintegrato o ridotto in misura corrispondente. I dividendi erogati non sono ripetibili, se i soci li hanno riscossi in buona fede in base a bilancio regolarmente approvato, da cui risultano utili netti corrispondenti.

La parte di utile che residua dopo le varie assegnazioni costituisce l’utile portato a nuovo, ossia la quota di utile rinviata al futuro che verrà ripartita tra i soci unitamente agli utili degli esercizi successivi. Ovviamente detto utile residuo non dovrà contribuire una seconda volta alle assegnazioni a riserva legale e statuaria o gli amministratori, avendo già partecipato al riparto nell’anno della sua formazione

Aspetti fiscali : i dividendi e gli utili distribuiti sotto qualsiasi forma ai soci sono sottoposti a un

diverso trattamento fiscale a seconda del soggetto che li percepisce e a seconda del

tipo di partecipazione posseduta.

Se il socio è una persona fisica titolare di partecipazioni non qualificate assunte al di

fuori dell’esercizio d’impresa commerciale, i dividendi o altri utili a esso corrisposti

sono soggetti a una ritenuta fiscale a titolo d’imposta del 12,50%.

Il socio riscuote i dividendi al netto della ritenuta e non ha altri obblighi tributari:

non deve quindi dichiarare tali proventi nella propria denuncia annuale dei redditi e

non deve pagare l’IRPEF.

L’importo delle ritenute deve essere versato allo Stato entro il giorno 16 del mese

Successivo al pagamento del dividendo.

Se il socio non è una persona fisica titolare di partecipazioni qualificate oppure non

qualificate, ma assunte nell’esercizio d’impresa commerciale, i dividendi o gli utili

percepiti non sono soggetti ad alcuna ritenuta. I dividendi lordi riscossi vengono

tassati in maniera ordinaria e sono assoggettati all’IRPEF o all’IRPEG, secondo le

regole proprie per la determinazione di ciascuna imposta.

Il carico fiscale

L’IRPEG viene calcolata su due distinte basi: su una parte di reddito, cosiddetto agevolato, viene applicata l’aliquota ridotta del 19%; sulla parte restante si applica invece l’aliquota ordinaria del 37%.

L’aliquota media dell’imposta risultante dall’applicazione delle due aliqute (del 19% e del 37%) non può essere inferiore al 27%.Quindi, in, pratica l’IRPEG può gravare sul reddito di ciascuna società di capitali da un minimo del 27% fino ad un massimo del 37%.

Il reddito agevolato, base per l’applicazione dell’IRPEG ad aliquota 19%, è quello corrispondente alla remunerazione ordinaria del capitale investito.

La remunerazione ordinaria del capitale investito (aliquota IRPEG 19%) si ottiene moltiplicando l’importo della variazione in aumento del capitale per il coefficiente di remunerazione stabilito ogni anno dal ministro delle finanze.