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3 marzo, 1999
Augsburger Allgemeine

Belcanto per archi

Squisita musica da camera nel Kurhaustheater


Come mossi dal desiderio di emulare con la musica l'iperestetica del Kurhaustheater, i musicisti del "Quartetto di Roma" hanno operato un incanto sonoro dal sapore mediterraneo-sensuale in occasione del concerto di beneficenza per la "Kartei der Not", eseguendo il quartetto in do maggiore di Beethoven op. 59/3 .

Il movimento iniziale, dal ritmo danzante, ha risuonato con eleganza flessuosa; vellutato, incantevole il canto melanconico dell’andante; ludico, grazioso il minuetto. Le angolature e spigolature del linguaggio musicale di Beethoven apparivano cautamente limate, ma con estrema raffinatezza e slancio sicché mai il tutto si è inabissato nel bel suono insipido, fine a se stesso.

Eppure si sarebbe stati quasi tentati dal classificare questa interpretazione di Beethoven come fantastica ma in fin dei conti non esorbitante, se non fosse stato per la fuga finale. In essa si è conseguita la perfezione sonora mediterranea del temperamento mediterraneo. Quando Marco Fiorini e Biancamaria Rapaccini (violini), Claudio Ugolini (viola) e Francesco Sorrentino (violoncello) hanno fatto cavalcare il contrappunto allegro molto del tema principale con una trasparenza brillante, ampliandolo al tempo stesso con contrappesi omofoni di energia vibrante, hanno raggiunto davvero un momento esaltante, di grandissima emozione.

Nel quintetto con clarinetto di Mozart questa tendenza di lasciare accelerare e intensificare la curva di tensione presso il finale con un aumento del tempo è apparsa meno ideale. Il tempo del tema allegretto risuonava più come una marcia veloce che come un Lied e pertanto lo si è dovuto contenere di necessità nelle variazioni successive. Ma questo è stato solo il rovescio della medaglia di un’interpretazione degna di nota, improntata soprattutto dal clarinettista Klaus Hampl.

Se i primi due movimenti sono stati ancora caratterizzati dall’armonia lirica e leggera del suono fragrante degli archi e vigoroso del clarinetto, già nel minuetto ha sorpreso la determinazione energica, quasi robusta, con cui Hampl da quel momento in poi ha rivendicato il ruolo di direzione sonora. Grazie a questi accenti per così dire virili l’opera ha scampato il pericolo di assumere un’aura quasi troppo serafica.

Il pubblico a sua volta ha ringraziato con entusiasmo quasi mediterraneo per quella serata di musica da camera davvero straordinaria o meglio divenuta quasi un’eccezione nel panorama musicale di Augusta.