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Sulla musica di Mediana

 

    Il lavoro di Mediana si fonda sulla pratica dell’immaginazione, "un percorso naturale e necessario del pensiero", come ha scritto Stefano Benni.

    La ricerca consiste nel tentare di strutturare elementi musicali differenti in un’unica immagine sonora. I materiali composti favoriscono, nella loro molteplicità, diversi andamenti e ascolti.

    Le launeddas non rappresentano soltanto la tradizione mediterranea: favoriscono processi di ripetizione, inscrivendo l’evento sonoro nella memoria e creando legami tra ciò che è prima e ciò che è dopo. Sono formate da tre canne, la più lunga è priva di fori naturali e produce una nota/pedale continua, sul registro grave. Le altre due canne, in genere, permettono scale maggiori, nell’ambito di un’ottava o poco più.

    Questa caratteristica non è certamente vissuta come una limitazione, semmai come un campo di esplorazioni: ci siamo divertiti a "mischiare le canne", sperimentando inediti accoppiamenti tra launeddas tagliate in tonalità diverse; ciò ha prodotto modi molto simili alla scala blues.

    L’incontro tra strumenti ben temperati, i microtoni delle launeddas e l’universo percussivo di Mediana ci aiuta ad essere stranieri nella nostra lingua e ben distanti da facili folklorismi, new age alla moda e prodotti d’importazione vari.

    Le nostre radici non vengono evocate nostalgicamente, sono messe in movimento verso la ricerca di nuovi percorsi.

    In tal senso stiamo già elaborando un progetto di spettacolo che fonde la musica di Mediana con le immagini di Roberto Masotti, grande poeta della fotografia, che ha seguito l’evoluzione del quartetto fin dalla nascita e che all’occorrenza trasforma Mediana in quintetto, portandolo altrove.

 

Paolo Damiani

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