**Coscienza e senso morale della vita Senso di colpa.**

Coscienza. Quando si chiede ad una persona perché si sente in colpa, egli risponde: "Mi sento in colpa (o peccatore, se è religioso) perché ho fatto qualcosa che riconosco come un male."

Ognuno di noi può sentirsi in colpa, solo se ha già inserito nella memoria il programma etico, in base al quale possiamo capire, se siamo colpevoli o innocenti, rispetto ad un modello di comportamento già esistente. Sin dalla nascita il nostro cervello è predisposto per attivare la coscienza, ossia, il senso del bene e del male. Ma, alla nascita, il meccanismo non è attivo, deve essere attivato dall'esterno. Sono gli eventi esterni che lo attivano e costruiscono il programma stesso.

Attivazione della coscienza (il senso del Bene e e del Male). Quando un bambino nasce, gli eventi esterni, che attivano il suo cervello, attiveranno anche il suo senso del Bene e del Male. Sarà la madre ad attivarlo in un modo molto semplice: nessun cucciolo è in grado di sopravvivere da solo, senza l'aiuto di qualcuno. Egli deve necessariamente essere assistito dalla madre (o da qualcun altro tutore).

La presenza della madre premurosa produce nel cucciolo un senso di sicurezza, di fiducia e d'amore. Per il cucciolo l'insieme di queste emozioni di sicurezza rappresenta il Bene stesso. Con il passare del tempo il cervello elabora questi sentimenti d'amore e di sicurezza e li trasforma nel "Bene della vita". L'assenza della madre, viceversa, produce nel cucciolo una sensazione d'insicurezza, di dolore e di paura. L'insieme di questi sentimenti negativi è per il cucciolo il Male stesso. Poco alla volta il senso di paura si trasformerà avversione (e anche in odio) verso tutto ciò che produce insicurezza. Da questo momento in avanti l'assenza di amore coinciderà con il "Male della vita". Coscienza e senso di colpa nel cucciolo. Con le prime esperienze nella mente del cucciolo si forma coscienza elementare, ma funzionante. Ora il polo del Bene e quello del Male provvederanno a guidare l'azione del cucciolo. Se il cucciolo compie un'azione che offende la madre, questa si sentirà offesa e la sua condotta, nei confronti del cucciolo, sarà diversa dal solito. il cervello del cucciolo percepisce il differente comportamento della madre ed avvisa emettendo una emozione di dolore, tanto più grande, quanto maggiore è la differenza di comportamento percepita. Questo dolore dice al cucciolo, nel suo linguaggio macchina: "Se non vuoi sentirmi, non devi comportarti in modo da offendere tua madre". Ecco che nasce il senso di colpa o coscienza del male compiuto nei confronti della madre. Se il cucciolo torna a comportarsi bene con la madre, questa lo perdona, lo riabbraccia, il senso di colpa scompare e ritorna la felicità. Questa felicità sarà tanto maggiore, quanto più grande era il dolore prodotto dal comportamento non corretto del cucciolo.

Coscienza e senso di colpa nella madre. Parallelamente, nella madre si forma una coscienza di amore per il cucciolo. Tutte le azione che compie per non fare soffrire il cucciolo, sono accreditate nella sua memoria come senso del bene. Queste azioni producono piacere e ne producono tanto di più, quanto più l'azione è efficace a proteggere il cucciolo dai mali della vita.

Viceversa, non compiere queste azioni di tutela del proprio cucciolo produce dolore nella madre, che è avvertito come senso di colpa. Se la madre torna a compiere l'azione di tutela del cucciolo, il dolore scompare ed il cervello sottolinea la "buona azione" con l'emissione di una emozione di piacere, tanto maggiore, quanto più la madre pensa ora di operare nella giusta direzione del bene.

Le azioni di piacere raggiunto e di dolore eliminato o subito (compiendo le azioni giuste o sbagliate), costruiscono una robusta coscienza del Bene e del Male, tanto nel cucciolo, quanto nella madre.

Nascita dell'idea di Dio. Quando il cucciolo comincia a sorridere, dentro di lui si è già formata una solida idea del Bene e del Male. ovviamente, tale idea è legata alla presenza- assenza della madre e del suo amore. Mano a mano che il cucciolo cresce, la figura del padre, più forte, sostituirà quella della madre, ma può succedere, spesso, che le due figure coesistano e rappresentino insieme l'idea del Bene. Mano a mano che il cucciolo cresce, il suo cervello sublima le due figure del padre e della madre trasformandole in due figure mitiche, ossia un "numi tutelari" della famiglia, o numi del focolare domestico.

Le popolazioni un tempo erano suddivise in tribù. Ogni capo tribù aveva i suoi numi tutelari. A questo punto le menti degli uomini cominciano a sublimare ulteriormente l'idea di nume tutelare, allargandola a tutto l'universo (in allora conosciuto). Quando ciò avviene, nasce l'idea di Dio che diventa dapprima il "Nume tutelare" di un popolo, poi quello di una nazione ed infine dell'universo intero. Ovviamente la sublimazione dell'idea di nume in Idea di Dio universale richiederà molti millenni della storia (quasi sei da quando è nata la prima civiltà).

Ovviamente, l'uomo, appena sceso dagli alberi, non giungerà subito alla definizione di un Dio, come lo intendiamo noi dopo sette millenni di storia. Iddio sarà un totem, un animale furbo, un uomo forte, un mago, una divinità mezza uomo e mezza animale. Sarà solo con gli egizi che, poco alla volta, le figure di divinità animali lasceranno il posto al figure maschili e femminili. Nell'ultimo millennio della storia dei faraoni d'Egitto una divinità femminile prenderà piede e sarà venerata come dea.

Il meccanismo del Bene e del Male, attivato dalla madre e poi dal padre, ha, a sua volta, attivato tutta la storia dell'umanità. Il bambino, nel suo inconscio, vede effettivamente la madre ed il padre come una dea ed un dio; tutto nasce da loro, anche il latte che bevono o il pane che mangiano. Tutto ciò che viene dopo è una sublimazione, alla grande, di quest'idea primordiale, necessaria per la vita dei cuccioli. Senza l'idea del Bene e del male e di un suo tutore universale (Dio) tutte le civiltà dell'uomo si sfaldano e si dissolvono, come neve al sole.

Le astrazioni o sublimazioni delle idee. Una caratteristica del cervello umano è la sua capacità di fare delle astrazioni. Il cervello parte dall'oggetto fisico ed arriva a costruire l'idea dell'oggetto, dove l'oggetto non esiste più, perché è stato sublimato (incorporato nell'idea stessa). Tutti i nomi, classificati "astratti" nelle varie grammatiche, sono astrazioni dell'idea fisica dell'oggetto di partenza. La capacità di fare delle astrazioni è la base dell'intelligenza umana. Quando si dice che Mario "ama" Maria, i due personaggi sono fisici, ma il verbo "amare" è un'astrazione che descrive il comportamento di due persone sotto l'effetto dei loro ormoni (dall'adrenalina su fino alla dopamina). Amare è una vera e propria astrazione che indica il modo particolare di comportarsi di due persone. Il cervello costruisce delle astrazioni e poi ragiona su queste forme di pensiero. Senza le astrazioni, il cervello umano ragionerebbe come quello dei scimpanzé. La differenza fra le capacità espressive del cervello di uno scimpanzé e quello di un uomo è tutta qui: lo scimpanzé fa solo poche astrazioni, il cervello dell'uomo è capace di farne un numero molto maggiore.

Gli scarabocchi sono le prime espressioni delle capacità di sublimare gli oggetti "visti" dal cervello. Tanto il cucciolo dello scimpanzé, quanto il cucciolo umano fanno scarabocchi e si divertono a farli. Il cucciolo dello scimpanzé si ferma agli scarabocchi, il cucciolo umano procede oltre, fino alle composizioni "artistiche. Queste composizioni sono la materializzazione di astrazioni avvenute nelle menti dei "pittori".

Il cervello umano, usando le sue capacità di astrazione, passa facilmente dalla figura fisica del padre e della madre a quella di un "tutore" celeste che si prende cura dell'umanità che soffre, proprio come la madre ed il padre si fanno carico delle sofferenze dei loro cuccioli. Le figure di partenza sono il padre e la madre, ma quelle d'arrivo, dopo le varie sublimazioni, sono delle divinità. Non solo le religioni sono basate sulle astrazioni, anche per la scienza è la stessa cosa. L'unica differenza è questa: la religione pone alla base della sua esistenza la sublimazione di un sentimento. La scienza pone invece sublimazioni di idee materialistiche come l'idea di tempo e spazio, di forza ed energia, via discorrendo, di atomo o infinitamente piccolo e di universo, infinitamente grande.

L'uomo, appena sceso dagli alberi, comincia subito ad ideare delle forme di culto, ma la prima forma di culto assimilabile ad una religione è quella dei Sumeri, costruita circa sette millenni fa. Però, il primo programma religioso di grande effetto è quello formulato da Abramo, duemila cinquecento anni più tardi. Abramo era un pastore ed il patriarca di una piccola tribù chiamata "Israele". È lui che trasforma il suo "Nume Tutelare" in un Dio ed in un progetto di vita per i millenni futuri. Da questo progetto di vita nasceranno le moderne religioni cristiane e mussulmane.

Ecco il proclama di Abramo che sta alla base del suo progetto di vita: "Ascolta Israele (è Iddio che parla per bocca di Abramo), il Signore è uno. Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua persona e con ogni facoltà. Queste parole che oggi io (Abramo) ti comando, siano nel tuo cuore. Le ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai stando seduto in casa tua, camminando per strada, coricandoti e alzandoti. Le legherai come segno sul tuo braccio. Saranno per te il frontale (l'interfaccia) fra i tuoi occhi (ed il mondo intero) e le scriverai sugli stipiti della tua casa e sui portali". Il programma originario di Abramo è stato perfezionato da Mosè con i dieci comandamenti. Mosè, di fatto, era un cittadino egiziano di origine ebraica, che viveva alla corte del Faraone. È molto probabile che il contenuto dei dieci comandamenti riassuma, sotto forma di astrazione, la saggezza egizia dell'epoca. Gli storici affermano che gli egiziani erano un popolo molto pacifico che si preoccupava molto di salvare l'anima dopo la morte del corpo e la salvezza poteva essere ottenuta solo con una condotta morale irreprensibile. Il popolo egiziani professava i dieci comandamenti in modo intuitivo, Mosè li estrapolò razionalmente trasformando nella legge di Dio.

Israele, era un piccolo popolo di pastori ed agricoltori praticamente sconosciuto. Il suo programma etico cominciò ad essere conosciuto in Occidente solo nel primo secolo prima di Cristo. Furono i Greci d'Egitto ad accorgersene e tradussero la Bibbia dall'aramaico in greco, servendosi di ottanta esperti di religioni dell'epoca. Il programma religioso originario subì ancora una aggiornamento da parte di Gesù Cristo (e seicento quarant'anni dopo da Maometto). È in queste due versioni finali che l'antica religione di Abramo sarà adottata dall'Occidente e dall'Oriente con la sole eccezioni della Cina e dell'India.

In definitiva la costruzione di un programma etico religioso soddisfacente ha richiesto circa quattromila anni della storia dell'uomo.

Il senso morale della vita nasce solo, se l'autorità che controlla il bene ed il male è interiorizzata. I comandamenti di Abramo (Ascolta Israele...) servivano proprio ad interiorizzare il programma etico imposto dal Dio d'Israele. La coscienza etica nasce, solo dopo che l'uomo ha interiorizzato gli imperativi ed i divieti dell'autorità esterna (Iddio con i suoi comandamenti o lo stato con le sue leggi.

In uno stato teocratico, stato e religione si confondono ed hanno un volto solo). Il bene è qualcosa che l'Io desidera, perché produce piacere. Ma anche il male non è qualcosa che danneggia l'Io, anzi è qualcosa che l'Io desidera, perché anch'esso da piacere. Nelle persone, in cui il super-Io è attivo, il senso di colpa nasce dalla dipendenza dell'uomo dagli altri uomini (la dipendenza è qui intesa come la stima o anche l'amore delle altre persone della comunità con le quali l'individuo si sente integrato). Pertanto la dipendenza è rappresentata come un bene. La sua perdita è rappresentata come un male. Pertanto, se l'uomo perde l'amore o la stima delle persone da cui dipende, ci rimette la loro protezione e ci ricava una punizione.

Nei bambini il senso di colpa è rappresentato dalla paura di perdere l'amore della madre o del padre. Negli adulti c'è un cambiamento dei personaggi: al posto del padre o della madre subentra la più vasta comunità umana. La società è fatta di dipendenze e interdipendenze. Ognuno di noi (anche se si considera libero) in realtà dipende per qualcosa sempre da qualcun altro. Negli adulti, quindi, il senso di colpa trae origine da questa dipendenza, che è vissuta come un Bene. La perdita di questo Bene (per esempio, la stima degli amici) rappresenta una Male. Pertanto, se l'uomo perde la stima o il consenso degli altri da cui dipende, ci rimette la loro protezione e si espone al rischio di una punizione, sia psichica, sia fisica.

Le persone in cui il super-Io è inattivo commetterebbero volentieri il male. Eppure la maggioranza di costoro non lo commette, come mai? Perché sono frenati dalla paura dell'autorità esterna, la quale non può leggere nei loro pensieri, ma se li scopre a fare il male, glie la fa pagare. In assenza di un Super-Io che agisce dall'interno, è la paura di essere scoperti e puniti che agisce da freno "etico", anche se l'uomo non sente l'etica come un bene. Durante l'epoca religiosa il controllo del male era esercitato dal super-Io. Durante l'epoca democratica (quella attuale) prevale il controllo da parte dell'autorità esterna. Tale controllo, come dimostra la recente storia ed i numerosi fatti di cronaca nera, è sempre più debole.

Nelle persone nella quali il super-Io è attivo, il senso di colpa interviene sia che si commetta il male, sia che si pensi commetterlo. A questo punto sorge spontanea la domanda: perché l'intenzione viene considerata equivalente all'attuazione? Come si giunge a questo severo giudizio da parte del super-Io?

La funzione del super-Io è quella di controllare quello che fa l'Io. Il controllo viene effettualo a livello di pensiero, perciò. Non appena l'Io pensa di fare il male, ecco che scatta il super-Io con i suoi tentativi di impedire che il male si faccia. A livello di pensiero, cessa quindi la differenza fra fare il male e pensare di farlo. La funzione primaria del super-Io è proprio quella di intervenire "a priori" ossia prima ancora che il male sia fatto, altrimenti la coscienza servirebbe a poco o niente.

La funzione del super-Io è quella di impedire all'Io di compiere il male, oltre a quella di "punirlo" quando lo fa realmente.

Quando il senso di colpa è prodotto dal timore dell'autorità esterna, rinunciando al soddisfacimento della pulsione trasgressiva, il senso di colpa scompare. Ciò è possibile, perché con la rinuncia si torna ad essere in regola con quanto prescritto dall'Autorità esterna. Le cose vanno diversamente quando il timore è suscitato dall'autorità interna, ossia dal Super-io. Qui non basta la rinuncia pulsionale, perché, tanto il peccato già commesso, quanto il desiderio di peccare di fronte al super-Io hanno lo stesso valore. Cosi, nonostante la rinuncia sia già avvenuta, sopravviene ugualmente un senso di colpa. La rinuncia pulsionale ora non ha più un effetto liberatorio, l'astinenza virtuosa non è più ricompensata dalla certezza dell'amore.

La confessione ha due significati: per la polizia è la migliore ammissione di colpa e serve per fare condannare, come si deve, l'imputato, reo confesso. Per la religione ha tutt'altro significato. La confessione serve a liberare la coscienza dai sensi di colpa che affliggono il cervello. Anche qui si celebra il rito del processo, solo che lo si celebra in una forma gradevole, o comunque, molto, ma molto meno odiosa di quella dello stato. La pena, quasi sempre, si riduce a recitare delle preghiere. La confessione e la relativa assoluzione, oltre a servire a sbloccare la mente dai sensi di colpa e rimetterla in ciclo, serve anche al rito religioso, che consiste nel presentarsi puri dal peccato di fronte a Dio.

L'infelicità ha due origini: una interna ed un'altra esterna. L'infelicità esterna (primo caso) nasce dalla paura della punizione da parte di un'autorità esterna. Questa infelicità si trasforma in felicità, se c'è la rappacificazione con il volere dell'autorità stessa.

L'infelicità interna (secondo caso), quella causata dal super-Io che scopre la non aderenza alle regole, solitamente, non si tramuta in felicità con la rappacificazione, ma in una infelicità permanente. Perché questo? Perché il super-Io sa che può dominare l'Io solo mediante un controllo permanente dell'azione trasgressiva e questo controllo permanente genera una tensione psichica che si trasforma facilmente in senso di colpa permanente con conseguente infelicità.

Comunione e liberazione. La confessione è una liberazione dai sensi di colpa, perché la pena per la trasgressione (che di solito consiste in alcune preghiere) e la conseguente assoluzione sono fornite dall'autorità esterna, che cancella il peccato (già commesso o che si voleva commettere, come intenzione). Il senso di colpa etico è una infelicità interna e dovrebbe essere permanente (secondo caso), ma con la confessione si rientra nel primo caso, quello dell'infelicità esterna, che può essere trasformavo in felicità con la confessione. Con la confessione si ha la rappacificazione con l'autorità esterna e si riconquista l'amore e la serenità della vita.

la rinuncia delle pulsioni, impostaci dall'esterno, crea la coscienza. Da questo punto di vista la coscienza è il risultato finale della rinuncia a soddisfare le pulsioni in favore della civiltà. La coscienza nasce dalla repressione di un impulso aggressivo e si rafforza con l'andare del tempo ad ogni nuova repressione, sempre che sia attivo il super-Io, altrimenti non si rafforza affatto. Ciò che si rafforza, quando il super-Io è spento, è l'abitudine a fare il male..

Il destino. Un tempo il destino era visto come un sostituto di Dio. Quando la fortuna spariva, ciò volava dire che non si era più amati da Lui. Tutto ciò è chiaro quando si riconosce nel destino l'espressione della volontà di Dio. Il popolo d'Israele credeva di essere il figlio prediletto di Dio, e, quando il Padre Celeste fece ricadere su di lui una calamità dopo l'altra, esso non perse la fede in Dio e neppure dubitò della potenza e della giustizia divina. Al contrario generò i profeti che gli rinfacciarono la sua iniquità e dal suo senso di colpa trasse i severi comandamenti della sua religione.

Rimorso e senso di colpa. Il rimorso è il senso di colpa molto grave che si prova dopo aver commesso un crimine. Ovviamente, l'esistenza del rimorso presuppone l'esistenza di una coscienza morale, altrimenti il rimorso non si forma. Ecco come la persona timorata di Dio giunge alla soglia del rimorso: un bisogno pulsionale diventa così forte da ottenere soddisfacimento, nonostante i divieti morali. Poi, con il naturale affievolirsi del bisogno soddisfatto, viene ripristinato il precedente rapporto di forze fra l'Io ed il super-Io. Ora il super-Io ridiventa dominante e crea una tensione psichica molto forte, difficilissima da cancellare, che viene percepita come rimorso.

Negli ammalati di nevrosi il senso di colpa non è percepito come tale, ma come disagio, che impedisce loro di portare a termine molte azioni. Da questo punto di vista i contestatori della civiltà sono degli ammalati di nevrosi nei quali il super-Io, essendo spento, non interviene a placare gli animi. Queste persone non avvertono il senso di colpa come tale, ma solo come un forte disagio, che essi imputano alla civiltà, così come è organizzata.