Una mattina, percorrendo la strada che porta verso il Monte Zucchero, a S. Stefano, trovammo un masso contenente pirite, proveniente dagli scavi della galleria militare sottostante.In quel masso, l’occhio attento di Adriano individuò, grazie alle lenti da 10x, la Marcasite. Guardavo incredulo il mio compagno e gli dissi:”impossibile!”. Ci abbracciammo presi da grande euforia, perché un pezzo di pirite estremamente fragile si era spaccato in due sotto i nostri colpi, e gli unici campioni di Marcasite trovati nell’Arcipelago erano tutti per noi! Successivamente, in una delle ricerche nel solito filone aplitico del colle Puntiglione, trovai e mostrai al mio amico alcuni campioni del tutto simili a quelli reperiti a S. Stefano; nel dubbio che potesse trattarsi nuovamente di Marcasite, spedimmo un campione al Prof. C. Sabelli all’Università di Firenze, il quale, poco tempo dopo c’informò che il materiale ricevuto era insufficiente per eseguire un’analisi accurata e quindi dare una risposta certa, ma che molto probabilmente si trattava di Marcasite.

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