Adriano, quand’era ragazzo scoprì un geode di quarzo ametista, il più grande mai ritrovato nell’Arcipelago. Poco alla volta estrasse un’enorme quantità di cristalli di misura variabile tra i sette e i dieci centimetri e li conservò nella soffitta della sua casa. In occasione di un trasloco, lasciò per ultimi i suoi preziosi cristalli, ma, ahimè, quando andò a riprenderli ebbe la sgradita sorpresa di non trovarli più. Moltissimi anni dopo tornò col suo amico nel luogo del geode, ma al suo posto trovò una strada e un muro che ne celavano l’accesso. I due amici abbatterono il muro e trovarono il geode, ma completamente vuoto. In altri luoghi trovarono il quarzo ametista, l’affumicato, l’ematoide, il grigio, lo ialino, il celeste, il citrino e il morione; praticamente tutte le varietà presenti in natura, eccezion fatta per  il quarzo rosa. Di recente un ritrovamento di portata eccezionale, non tanto per bellezza, quanto per dimensioni è stato effettuato dal mineralogista Arnaldo Bucci in un luogo non precisato di Caprera.Un altro ritrovamento eccezionale fu fatto dagli scalpellini che aprirono il geode della cosiddetta cava “Crucitta”. Molti altri ritrovamenti non così rilevanti, ma pur sempre validi sono stati effettuati un po’ ovunque nell’Arcipelago. Ormai le cave sono chiuse, ed è vietato spaccare le rocce perciò i cristalli di Quarzo  che si sono salvati, sono salvi per sempre. Un domani chissà, forse nuove tecnologie consentiranno di poterli esaminare senza arrecare danni alla natura, magari guardando in traspa­renza tra le rocce con raggi X speciali o chissà quale altra “diavoleria”.

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