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BREVE INTERRUZIONE PUBBLICITARIA
di  Roberto Ferdani

eidola@iol.it

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SCRIVO PER SEDURTI E PER AMPLIFICARE LA TUA IMMAGINAZIONE, PORTARTI ALTROVE ATTTRAVERSO LA SCRITTURA, DISTURBARTI SE VUOI, VENIRE A SCALFIRE IL TUO SILENZIO. PORTARE UNA ROTTURA NELLA TUA GIORNATA, NEL TUO TEMPO E PORTARTI ALTROVE, DOVE SONO IO FORSE? NO DIREI UN ALTROVE IN CUI STIAMO ANDANDO INSIEME.

E' una assolata mattinata di agosto del 1972. Un uomo sta attraversando il Brooklyn Bridge. Cammina deciso lasciandosi alle spalle frotte di joggers e camminatori salutisti. Ha una borsa nera e una strana determinazione negli occhi. E' rapito da qualcosa, un'idea, un progetto. E' assorto. Lo si vede dalle lievi pieghe intorno agli occhi come di qualcuno che sta cercando di far fronte a un grande sforzo emozionale mantenendo fisso lo sguardo su un punto davanti a sé. Si chiama John. Si ferma a guardare il paesaggio dalla Brooklyn Drive, poi entra in un caffè. Sono le 10: da una rapida occhiata al New York Times dove legge un ricordo di Marilyn Monroe nell'anniversario della sua scomparsa. A Michael piace molto Marilyn Monroe. Michael è la persona più importante della sua vita. Anzi è l'unica persona della sua vita. Per questa ragione quella mattina d'agosto sarà una data da celebrare in futuro; sarà un anniversario, il loro. Esce dal caffè e prosegue verso la Brooklyn Public Library. Ha un paio di calzoni chiari e una camicia a fiori. Sono le 10 e 25 e John varca la porta girevole di una succursale della Chase Manhattan Bank. Tim Harold, l'uomo della sicurezza, sta bevendo una tazza di caffè nel gabbiotto all'ingresso. Sonnecchia e pensa a una usuale e tranquilla giornata di lavoro che passerà probabilmente in fretta e senza intoppi. Ma non è così. John è a caccia di soldi. Irrompe nella banca e senza che nessuno, nemmeno Tim Harold, abbia il tempo di capire cosa sta girando nella sua testa di idiota, estrae dalla borsa un fucile a pompa e dirigendosi spedito verso uno sportello consegna una busta in cui c'è scritto: "Questa è un'offerta che non potete rifiutare". E' una frazione di secondo...Solo una brevissima, incalcolabile, frazione di secondo...

Ok, ci sei. Stavo solo cercando di sedurti, di richiamare la tua attenzione. Come stai? Hai presente come sei finito qui dentro? Io ho voglia di stare con te per un po'. Sei seduto immagino o sdraiato sul letto. Chissà come te la sei passata oggi, cosa ti è successo. Spero che tu abbia avuto una buona giornata. Ora sei curioso e hai voglia di sollevarti un po'. E' per questo che mi cerchi. Magari lo hai fatto distrattamente o magari morivi dalla voglia di leggere qualcosa, di distrarti. Benvenuto: ciao, sono qui. Oddìo, spero che questa interruzione nella storia che stavi leggendo non ti disturbi troppo. E dai, lascia fare. Io ho bisogno di una breve pausa e non perché non sappia come o cosa raccontarti. Lo so il seguito della storia. Però mi scoccia anche non sapere di te, raccontarti qualcosa va bene ma è più forte di me adesso. Cosa? Questo incontro nostro. Perché è un incontro non trovi? Innanzitutto penso che dovremmo stabilire un ritmo. Nella storia siamo tra le 10 e le 10.30 del mattino. E' agosto. Riesci a immaginare il caldo che tira a Brooklyn? New York è la città più infernale del mondo per quanto riguarda le temperature. Però qui abbiamo un problema che risolverei insieme a te. Non ho idea di che ora sia per te. Da me sono le 2 del mattino, fa freddo e sta piovendo. Io sono seduto alla scrivania di fronte al mio computer. Dall'altra stanza arriva della musica. E' il trio di Charlie Haden registrato a Montreal e c'è Gonzalo Rubalcaba che sta scivolando sul tappeto percussivo come un dio. Probabilmente da te non sono le 2 del mattino e non sta piovendo. Dobbiamo trovare uno spazio nostro. Lo dico perché veramente ho voglia di stare con te adesso e sollevarti dalle tensioni che hai incamerato, dai pensieri, dalle difficoltà che stai provando e che ti sembrano insormontabili. Forse c'è qualcosa che non ti convince nella tua relazione. O forse è finita da un pezzo e non riesci neppure a rendertene conto. O magari ti manca da morire ma non hai potuto farci proprio nulla. Succede ma spero che non sia così. Siamo completamente liberi in questo spazio virtuale in cui ti sto introducendo. Sono venuto a prenderti e ti porto via per un po'. Con me. Così possiamo anche inventarci un tempo e un luogo alternativo ai nostri reali e incontrarci lì. Le possibilità sono infinite. Per questo faccio lo scrittore e penso che sia per questo che tu fai il lettore. Vogliamo stabilire che sono le undici di sera, che c'è una notte stellata e non particolarmente fredda e che siamo sulla terrazza di un bar molto cool e io ti sto raccontando la storia di John Wojtiwicz? Per me va bene, sono disponibile con te. Se non ti convince, va bene, possiamo incontrarci nel tempo della storia di John. E' possibile? Certo. Possiamo immaginarci a Brooklyn nel 1972 mentre guardiamo dalle vetrate esterne della Chase Bank oppure possiamo scegliere un altro punto di osservazione. Anche all'interno della banca, come preferisci. Non appesantiamoci troppo perché la vicenda è ad alta tensione emotiva e fa troppo caldo, quindi suggerisco di pensarci come figure incorporee che si muovono lì intorno. Ok ora ti stai scocciando e pensi che ti stia prendendo in giro, che non sappia come proseguire la storia di John. Non è così. Io so benissimo cosa sta succedendo a John. E non è piacevole. Anzi.

...e in breve su John si fiondano una trentina di poliziotti che lo gettano a terra e lo bloccano. E il primo, il più duro è proprio Tim Harold che si è sentito fottuto nel suo ego di guardia da un idiota con la faccia pallida e le occhiaie di John Wojtowicz. Un cazzo di polacco di merda, sta pensando Tim. Un polacco di merda che si alza una mattina d'agosto e invece di andare a Long Island con la moglie e i bambini decide di andare a una succursale della Chase Bank a fare una rapina e a rovinare la giornata a uno tranquillo come Tim Harold. Gli sono addosso tutti. Ci sono quattro clienti alla Chase e sono terrorizzati. Stanno per terra e tremano di paura e pensano, cristo dategli dentro a quello stronzo polacco di merda che ci vuole ammazzare tutti e vuole i nostri cazzo di soldi non si sa per fare che cosa. E Tim Harold deve essere il migliore di tutti perché ne va della sua reputazione e forse del suo lavoro. Perché è lui quello a cui chiederanno come cazzo ha fatto a fare entrare un polacco con un fucile a pompa. A cosa stava pensando? A Marilyn Monroe nell'anniversario della sua morte? In meno di quattro ore arrivano le televisioni e la piccola succursale della Chase Bank entra nelle case di milioni di telespettatori appiccicati allo schermo per seguire la tragedia. L'assurda storia di John e Michael in tempo reale. John è steso a terra, non si riesce nemmeno a vedergli la faccia che gli hanno spiaccicato contro il pavimento. Lo tengono giù ma lui non si muove. Non he ha voglia. E' andata male. Ci ha provato. Ci ha provato per Michael e ha giusto il tempo di pensare: Michael, io ci ho provato, me lo devi riconoscere, cazzo.

Cazzo, mi sono fatto prendere e ho lasciato il bricco del latte sul fuoco e sta buttando fuori. Mi ha preso, è così che funziona la scrittura. Scusami, mi alzo un attimo per spegnere il fuoco. Eccomi. Spero che tu non ti sia distratto troppo. Magari la storia non ti sta interessando. Non ti piace John Wojtowcz. Invece è un uomo con una sua grandezza e una sua tragedia personale che sta affrontando con coraggio e con la giusta dose di follia. Ti mettono con le spalle al muro certo volte, lo sai? Forse non tu...mi sembra che la tua vita scorra abbastanza bene, tutto sommato. Però anche tu hai dei momenti in cui ti senti come John. Lui l'ha presa la decisione. Era più forte di lui e aveva delle ottime ragioni, anche se assurde. Cosa stai pensando? Io mi stavo chiedendo se avevi accettato l'idea di essere lì nella banca a guardare. O se hai scelto di stare all'esterno. O se proprio non ci sei voluto venire. Io ora ho voglia di fare una breve interruzione perché la storia di John mi colpisce molto ma non ho voglia di entrarci così tanto. Sai cosa faccio? Cambio cd e mi fumo una sigaretta. Metto Gil Evans al Village. E sto anche pensando che la musica ti trasporta in altri mondi perché qui ci sono gli applausi e si sentono ogni tanto dei colpi di tosse e i bicchieri sui tavolini. E' un concerto registrato nel 1961 e se ti abbandoni sembra di essere proprio lì e sembra di sentire le vibrazioni un po' alcoliche del jazz club. L'arte è una questione di aperture, di disponibilità a viaggiare, a sperimentare sensazioni. Hai mai visto - scusa, sto facendo una pausa nella storia ma mi va di parlarti di questo - un quadro di Mark Rothko? Sono dei monocromi di grandi dimensioni, in genere due grandi rettangoli uno sopra l'altro. Ora, io ho sentito gente dire che va bé non ci vuole granché. Potrebbe anche essere vero però non è questo il punto. Il punto è la tua disponibilità a entrare emotivamente nella cosa. Non c'è niente da capire ma molto da sentire. E' la comunicazione emotiva che Rothko affida al colore puro e ai suoi accordi. C'è quello che ha fatto per il grattacielo Seagram in cui un quadrato di rosso vulcanico circondato da una cornice arancione. C'è una tensione tra impulsi estremi e controllo ma non te ne puoi rendere conto. Ciò che ti può investire invece è la luce e quella luce di fa stare bene. E' un'esperienza sensuale. D'altra parte quando fai l'amore non è che analizzi il corpo che ti accarezza. Ti sto chiedendo questo. Fai l'amore con me, con la mia storia di John e con le mie divagazioni. Dimmi la verità, quante cose piacevoli e interessanti ti sono capitate oggi? Non molte. Tutta routine e tensione. Quindi, seguimi. Vuoi fare una pausa? Ok concediti pure un break. Puoi fumare, bere un bicchiere di vino bianco gelido. Puoi anche continuare a leggermi nella vasca da bagno mentre l'acqua di accarezza e ti solleva dalla fatica, ti annulla un po'. Vedi, sono uno splendido oggetto d'amore. Ok, ancora credi che io non sappia proseguire la storia di John, che sia uno scherzo messo in piedi alla bella e meglio. No, io so. E' che volevo raccontartela ma allo stesso tempo io la conosco e quindi era un po' un'occasione per sedurti, per stare con te. E poi a me John piace molto. Mi tocca la sua vicenda perché è una bellissima storia d'amore. Un po' strana ma quale storia d'amore non è strana, folle, perversa? Quello che a me fa paura è la marea del conformismo che annulla la nostra vera natura e quindi ammiro John. E' il mio eroe preferito. Un povero polacco idiota il cui cuore si è fatto travolgere da una relazione senza senso. Eppure per lui un senso ce l'ha. Lo appaga, lo fa stare bene, lo fa sentire qualcuno. Probabilmente anche Tim Harold è un eroe se la guardiamo dal suo punto di vista ma qui è la storia di John che abbiamo messo al centro. Guarda, ti permetto poi di inventarti quella di Tim se ti va. Immagina pure come è vestito, se è nero o bianco (perché questo non lo te l'ho detto, mi pare), come racconterà agli amici quella mattinata del 1972, eccetera. Senti...

Poche ore dopo trascinano John Wojtowicz su un furgone dell'FBI. Lo gonfiano di botte e i cameramen riprendono tutto, in diretta. Tutto il paese assiste a questa storia. John non parla mai. E' chiuso in se stesso e solo lui sa, per ora, cosa gli sta capitando e perché. La gente sta incollata davanti allo schermo ed è felice che la rapina sia stata sventata, che John stia per finire in prigione. Non sanno nulla di Michael. Anche Michael sta seguendo la vicenda alla televisione. Ma non sta bene. Prende la borsa e corre fuori, cerca un taxi. Poi comincia a correre e da Chelsea a Brooklyn a piedi ci vorrà un'ora ma lui corre lo stesso e non pensa a nulla, neanche a come farà a parlare con John. Corre e basta. "Siamo in trappola. E' una trappola" è l'unico pensiero mentre schiva le macchine e i taxi. Sono le 12 e 20 a Manhattan, agosto 1972. C'è solo Michael Goodman che corre...

Scusa, apro la finestra. Non ricordo se abbiamo deciso che fa caldo, o se siamo su una terrazza. Non importa. Se siamo su una terrazza io credo che si stia levando una brezza leggera e i cocktails ci hanno anche alleggerito la testa e forse io sto un po' straparlando e ho la pronuncia blesa e arrotolo le erre. Però mi piaci tu. Ti trovo speciale questa sera. Mi piace il tuo stile e il modo gentile con cui ti sei fatto prendere dalla storia che ti sto raccontando. E mi piace anche come ti sei vestito, così semplicemente ma con un tuo gusto che ti rende unico. La storia di Michael e John mi sta intenerendo oltre ogni dire e, sarà l'alcol, ma ti trascinerei in un altro dei miei altrove e forse ti bacerei. Non so. E' molto tardi. Io devo andare ora. Cos'hai? Possiamo incontrarci di nuovo. Domani, forse. Ma tu vuoi sapere come va a finire, vero? Vuoi essere sicuro che io non ti abbia preso in giro. No no. E' una storia assurda e io volevo solo darti alcune suggestioni ma se insisti... Ascolta, va così: John e Michael sono innamorati. Uno è polacco e l'altro americano. Non hanno una lira e vivono in un buchetto a Chelsea. E Chelsea nel 1972 non è Chelsea del 2001. Non se la passano troppo bene ma sono innamorati. Il problema è che Michael vuole sottoporsi a un cambiamento di sesso. Soprattutto perché John non è veramente gay ma è innamorato di lui. E poi anche pensa che sarebbe più semplice. E' anche un po' andato di cervello, naturalmente. E così gli viene un'ossessione. Ma i soldi non ce li hanno e John, che non è gay ma è molto innamorato di Michael che è l'unica persona al mondo, veramente, che gli dà il senso di essere qualcuno, decide di fare questa cazzo di rapina senza senso. La storia d'amore più strana del mondo entra in diretta nella vita di milioni di americani. Ma non è tutto. Ho scelto per te una storia molto particolare. Te l'ho detto, sei speciale. Tre anni dopo Sidney Lumet decide di rievocare la famosa rapina alla Chase Bank; John Wojtowicz è in prigione, vede il film e si commuove mentre Michael riesce a cambiare sesso grazie ai diritti che la Warner Bros versa alla coppia. E Michael, forse, aspetterà John. Sai cosa ho pensato? Che siamo tutti in trappola ma alcuni di noi ci provano, a guardare altrove. Deve averlo detto Oscar Wilde. Ora ti devo salutare e il nostro spazio virtuale, la nostra terrazza, si disperde. Mi è piaciuto stare con te. Sei speciale.
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