Quarantesimo Parallelo   Magazine: Bacu Padente

 

trekking-torrentismo

 

"Bacu Padente"

di Bastiano Cappai e Maria Marci 

 
NUOVO ITINERARIO NEL GOLFO DI OROSEI

     Ovvero un itinerario inedito, con salti da superare in corda doppia, e che, con la discesa di un canyon e l'attraversamento di una grotta, raggiunge la falesia sul mare  e quindi, lungo la stessa, la splendida caletta di "Su Feilau", incastonata la' dove lo splendido Supramonte di Baunei precipita tra mille trasparenze nel mare del golfo di Orosei.
     Il paese di Baunei (NU), tenacemente aggrappato alle falde del massiccio carsico che lo sovrasta, si raggiunge percorrendo la strada statale 125 nota come Orientale Sarda, una delle strade panoramiche più spettacolari della Sardegna. Raggiunta la piazza dove sorge la seicentesca chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari, si segue la segnaletica per l'altopiano del Golgo, risalendo un'erta rotabile asfaltata che si inerpica con secchi tornanti sino a Planu Supramonte, per raggiungere poi la chiesetta di San Pietro in Golgo, sede di un' importante festa campestre. Poco distante l'enorme voragine carsica di "Su Sterru e' Golgo", che con una verticale di 300 metri è la più profonda d'Europa a campata unica.
     Lasciata la chiesetta a sx, si prosegue ora su una rotabile a fondo naturale, spesso dissestata, seguendo le indicazioni per Cala Sisine e, rimanendo sempre sulla strada principale, si giunge al bivio con cartello indicatore in legno recante la scritta "Ololbizzi". Questo, in località "Urele", è introdotto sulle carte IGM con la q. 278. Svoltando a dx si raggiunge dopo 150 mt. un' area di sosta (q. 285), ove lasciare le auto. La diramazione prosegue oltre, raggiungendo un "cuile" per l'allevamento di capre. Dal parcheggio si diramano numerosi sentieri, si seguirà quello che con direzione Est porta verso il mare. Dopo 100 m. circa il sentiero principale devia verso dx, lo si lascia allora per scendere nel canale che inizia ad approfondirsi.

     Qui inizia "Bacu Padente", in lingua sarda "bacu" indica una gola non più interessata dallo scorrimento idrico, erosa in ere geologiche molto più piovose di quella attuale; "padente" indicava invece il bosco comunale o di privati in cui andavano i maiali a mangiare le ghiande, da PATENS-ENTE "il bosco che è aperto a tutti i membri del comune" (dal DES di Max Leopold Wagner). Si racconta che prima dell'avvento dei carbonai, questa forra fosse ammantata da lecci secolari talmente folti da impedire ai raggi del sole di raggiungere il suolo. Seguendo l'esile traccia che percorre il letto del canyon invaso da sfasciumi di calcare, si giunge in breve ad un primo salto noto come "S'Unglone de Bacu Padente".
     Un robusto albero di terebinto fornisce l'armo naturale per il primo salto di circa 8 m. Si prosegue per tracce di antiche mulattiere e focaie, retaggio dell'opera di disboscamento eseguita dai carbonai. Dopo una grossa carbonaia, ombreggiata da un contorto e maestoso leccio, si giunge al secondo salto e il greto si ramifica in due colatoi franosi invasi da pietrame in movimento. In quello di destra il tronco di una fillirea si presterebbe ad armare  un salto di circa 20 metri, frazionato da un terrazzino roccioso. Si consiglia invece di risalire leggermente il fianco della sx idrografica, per raggiungere una calata meno esposta alla caduta di massi, dell' altezza di 25 metri.

     Si entra cosi' in "Su Tentorgiu", la parte terminale del "bacu". Il toponimo indica "il luogo dove si può catturare", riferito probabilmente agli animali selvatici o domestici fuggiti al controllo. Si tratta di un'ampia conca chiusa da imponenti pareti strapiombanti, sormontata da arditi picchi simili alle guglie di un castello e da un precipizio sul mare. Esiste una sola via d'accesso naturale, costituita da un ripidissimo sentiero che risale verso Nord. E' il sentiero dei pastori e delle capre, ha origine in prossimità del primo salto, percorre la parte alta della riva sx idrografica, poi si divide in due rami. Di questi, uno passa per il sito in cui si è appena arrivati, l'altro scende al mare a "Su Feilau". Quest'ultimo sarà la via di ritorno al parcheggio.
     Un raro bosco di vetuste piante di fillirea dimostra che, in questo luogo selvaggio, neanche i carbonai riuscirono ad arrivare con le loro fameliche scuri.
     Dalla base del salto, proseguendo verso destra e cercando di restare sulla curva di livello, lungo il pendio di una frana, si giunge alla curiosa imboccatura di una grotta, "Sa rutta de su Tentorgiu", posta sulla parete al margine superiore degli sfasciumi calcarei. Questa presenta due ingressi sovrapposti, di cui quello basso permette un agevole accesso, quello superiore funge da curioso finestrone. All'interno la cavità presenta subito una profonda voragine esplorata per circa 40 metri, la stessa dovrebbe essere in comunicazione tramite meandri inaccessibili all'uomo con la sottostante "grotta del Fico", che si sviluppa al livello del mare. Era questa l'ultimo rifugio della foca monaca, che vi entrava da tunnel sottomarini per partorire e allevare i cuccioli in segrete spiaggette poste al suo interno. E' interessante notare che questo tratto di mare è indicato sulle carte IGM come "costa del Bue Marino", dato che il simpatico mammifero, ormai rarissimo da avvistare, è stato nominato "boe marinu" nella parlata locale, per via del caratteristico muggito con cui si ...esprime. Per percorrere la grotta è sufficiente la luce di una lampada frontale elettrica, per esplorarla tutta e per ammirare al meglio i suoi ricami è opportuna invece quella ad acetilene.
     Lasciata la voragine sulla destra, si percorre in discesa la diramazione sx che porta a superare agevolmente alcune strettoie, la volta della grotta risale e si accede ad un'ampia sala in pendenza, il suono di vuoto sotto i piedi fa supporre la presenza di altri meandri a quote più basse. Ancora una strettoia e appare un'altra grande cavità e improvvisamente ed inaspettatamente, la luce del sole e il rumore delle onde del mare in perenne lotta con le possenti falesie, invadono la cavità carsica. Appare uno straordinario finestrone, da cui si ammira uno scenario fiabesco, la vista spazia sul golfo dalla costa di "Biriola" sino ai grottoni a Nord di Cala Gonone ed un ampio balcone si protende verso guglie, archi, e pendii boscosi sospesi sul mare.
     Quando lo stupore ci permetterà di riprendere il cammino, un enorme terebinto ritorto, cresciuto sul ciglio del balcone e predestinato a fornire l'ancoraggio per l'ennesimo armo, ci aiuterà a calarci con un salto di 10 m. circa, su una cengia boscosa che degrada verso il mare. Costeggiando verso sx si arriva al salto successivo che porta ai piedi di un arco di roccia, sul dosso che separa la cengia dove ci si trova, da "Su Tentorgiu", in prossimità del suo sbocco a mare. Si è ora sull'antico sentiero dei pastori di Baunei che, al pari di autentici scalatori, riuscivano a collegare con arditi passaggi le zone più impervie del loro "Salto Comunale".
     Passato l'arco verso Nord, una piccola cengia piega verso monte portando sopra un ginepro con rami arcuati verso il basso, si scende cosi' su uno stretto gradino roccioso che conduce, direzione Ovest, ad un ginepro proteso nel vuoto con addossato un tronco verticale di circa 4 metri, dove con sapienti intagli sono stati creati dei gradini, ancora utili a discendere la pericolosa verticale.

     Si ritorna cosi' sul fondo di "Su Tentorgiu", dopo un affascinante giro con cui si è passati per grotte e per salti e per esigue cenge a picco sul mare, ma l'insolita ed avventurosa escursione riserva ancora sorprese. Poche decine di metri e la stretta gola precipita sul mare che si frange 30 metri più in basso, sulle rocce meta della nostra calata. Dal fondo del colatoio si risale leggermente sulla sx, per trovare su una costola rocciosa l'armo di calata orientato verso Nord. Un anello metallico permette di eseguire in sicurezza la spettacolare doppia, l'ampio panorama dove lo sguardo si perde e il mare che rumoreggia contro la scogliera, rende il salto impressionante e di proporzioni maestose.
    
Si atterra su una balconata rocciosa, antica linea di battigia del mare, circa 10 metri più alta di quella attuale. Siamo ora sull'antico sentiero che raggiunge da terra con temerari passaggi la "Grotta del Fico", introdotta sulle carte IGM sotto lo sperone di q.223. Questo era il terreno di sfida, misura d'ardimento e "balentia" dei pastori baunesi. Infatti con una breve deviazione proseguendo in direzione Sud, si attraversa una grotta pensile con enormi finestroni sul mare, che riporta poi in falesia dove, disarrampicando un pericoloso spigolo (IV° UIAA), si scende su un altro gradino roccioso, creato dall'erosione marina, che conduce fino all'ingresso della famosa grotta, ora chiusa da una cancellata in ferro. A fianco dell'ingresso vegeta un annoso albero di fico, le cui radici si allungano sin dentro la cavità.  Tornando invece alla base del salto, in direzione Nord ed in leggera salita, si percorre la cengia che, con passaggi adrenalinici, ora protetti da un cavo d'acciaio, porta ad un'insanatura rocciosa ornata nella parte più interna dall'ingresso triangolare di un'altra grotta. Questa caletta, racchiusa da alte pareti strapiombanti, è ai piedi di un piccolo bosco pensile di leccio, chiuso da alte pareti e noto a Baunei come "Su Feilau". La via di risalita è prima su un ripido pendio terroso, indicato da un'esile traccia, poi, raggiunta un'ampia area carbonile con vista sul mare, il sentiero si fa più evidente e porta all'unico varco nella bastionata di roccia. In direzione Sud-Ovest, con qualche passaggio in arrampicata (II-III° IUAA), ora che le "scalas de fustes" opere dei pastori sono crollate, si raggiunge la cresta spartiacque tra "Feilau" e "Bacu Padente". Il sentiero prosegue sulla sx idrografica della forra e possiamo ammirare dall'alto tutto il canyon precedentamente percorso. Si sale in direzione Ovest arrivando presto al bivio che scende al fondo del "Bacu" prima citato, e quindi in decisa salita al parcheggio di "Ololbizzi". Qui la visione delle autovetture ci riporterà drasticamente al nostro mondo civilizzato, facendo rimpiangere questo luogo selvaggio che si è appena abbandonato.

ITINERARIO REALIZZATO IN DATA 25 NOVEMBRE 2001.

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