Quarantesimo Parallelo   Magazine: ricordi di un corso

 

Relazione sul corso di Orienteering 2001

di  Giuliana Frau  

I B del Liceo Classico "Duca degli Abruzzi" di Ozieri

 

 

     Era una fresca mattina di Marzo e il sole splendeva alto nel cielo, illuminando i nostri cuori con i suoi caldi raggi di gioia... E proprio quella stessa mattina  la professoressa Lai ci ha presentato la sua "pazza" idea: un corso di orientamento e trekking! Ho pensato :< Il sole deve averle dato alla testa quest'oggi, sarebbe troppo bello per essere vero!>. E invece il sole le aveva soltanto dato la carica giusta di adrenalina e buonumore, necessaria per intraprendere un lavoro impegnativo ma altrettanto interessante e affascinante. Accolta la proposta di partecipare anche se in numero limitato (il numero complessivo infatti doveva aggirarsi intorno alle 25 persone, e il nucleo centrale era costituito dai 17 ragazzi della I A, che già l'anno scorso avevano seguito un corso di orienteering), il gruppo ha iniziato a frequentare le lezioni teoriche, trovando all'inizio un po' di difficoltà nel seguire argomenti poco studiati qui al liceo classico, come la cartografia e l'orientamento con la bussola, la formazione delle rocce calcaree e delle grotte, la questione del nord magnetico e di quello geografico...Ma una volta entrato nella nuova "dimensione" a iniziato a sapersi muovere più facilmente leggendo una cartina topografica, interpretandone i simboli e cogliendone le caratteristiche del territorio...Tra le altre cose, interessantissima è stata l'ultima lezione tenuta da una naturalista di Olbia veramente molto preparata, ricca di diapositive e nozioni sulla flora e la fauna sarde, in particolare quelle costiere. Vedere quelle immagini é stato come bagnarsi nell'acqua pura dei nostri mari, come respirare una boccata d'aria fresca della montagna, come spiegare le ali e volare in paradisi d'azzurro...Ci ha parlato oltre delle caratteristiche principali delle specie illustrate, anche del problema "ambiente", cercando di motivarci ad averne rispetto il più possibile, a lasciarlo puro e semplice come adesso, spiegandoci che rappresenta finora l'attrattiva maggiore della nostra isola. E' infatti vero che se fino ad oggi la Sardegna ha goduto di un notevole afflusso turistico durante la stagione estiva, é stato grazie al fatto che é rimasta più o meno sempre uguale, poco sfruttata dall'uomo che forse in questi ultimi anni ha cercato di trasformarla, imitando la caotica e disordinata riviera romagnola. Bisognerebbe imparare ad apprezzare le risorse e le ricchezze che già possediamo naturalmente, senza cercare di imitare "l'altro" rischiando di rovinare quanto di bello e spettacolare abbiamo! E chi come noi ha avuto modo di stare a contatto della natura questo lo sa bene. Non c'é niente di più emozionante del trovarsi una mattina sulla cima di un monte, dopo aver sudato e faticato a lungo percorrendo erte ed interminabili salite.

     La nostra prima escursione é stata quella sul monte Acuto, avvenuta il 6 Aprile. Dopo esserci incontrati in piazza Garibaldi, ci siamo diretti a Berchidda e da li alle pendici del monte, dove é cominciata la nostra scalata. Il percorso era breve e abbastanza semplice, ad eccezione del tratto finale che é piuttosto roccioso e accidentato. Camminavamo in mezzo al verde della primavera, respiravamo l'aria leggera delle piante...restavamo meravigliati davanti a tanta bellezza! Sulla cima del monte il vento soffiava forte sputandoci in faccia, e guardando oltre l'orizzonte pareva di volare...Il panorama era splendido: l'immenso lago Coghinas si estendeva luminoso sotto i nostri occhi, facendo giravolte sopra l'erba verde intenso. Ammirato il paesaggio c'é stata l'esercitazione con la bussola, per mettere in pratica quanto appreso nelle lezioni teoriche. Sempre sul monte Acuto abbiamo visitato una Tomba dei Giganti nascosta in mezzo agli alberi.

     La nostra seconda escursione invece si é svolta il 27 Aprile nel supramonte di Oliena, sulla cima di monte Corrasi. Siamo partiti da Ozieri alle 7,30 e solo dopo circa 1 h e mezza di viaggio siamo arrivati a monte Maccione, che si trova sotto monte Corrasi. La salita era lunga e il percorso complessivo durava circa 5 ore. Il percorso era semplice e si inoltrava proprio in mezzo al bosco. La vegetazione non era delle più rigogliose, ma andava via via diradandosi verso la cima, dove non restavano che pochi arbusti e caratteristici endemismi. La salita ci é costata un po' di fatica ma...giunti finalmente sulla cima ogni sforzo é stato largamente ricompensato dalla natura: un'immensa distesa di rocce calcaree si sviluppava sotto i nostri piedi fin dove lo sguardo si perdeva...e "dall'alto di quella vertiginosa altezza sventolavamo le bandiere di chi sognava il mondo!" Ad ali spiegate il nostro pensiero volava lontano, e si perdeva nel complicato groviglio di sogni che ognuno di noi si porta dietro! La natura aiuta a pensare, a riflettere, a ritrovare se stessi, a meditare sugli errori del passato...ma soprattutto aiuta a sognare e a sciogliere le catene che ci legano ogni giorno di più e sempre più forte a questo nostro "mondo globale fatto di stereotipi e privo di fantasia e originalità". Una naturalista poi ci ha illustrato i vari endemismi della zona, come il ciliegio nano, il narciso giallo, l'orchidea selvatica, la peonia...La pioggia purtroppo ci ha impedito di terminare l'escursione e siamo ridiscesi a monte Maccione. Ma prima di rientrare abbiamo pensato di fare una visita a Su Gologone, che davvero la meritava. Io personalmente non ricordavo di esserci mai stata se non da piccola, ma quando mi sono trovata li...non saprei spiegare l'emozione che mi ha pervasa e che credo abbia pervaso tutti...Era come vivere un sogno, come trovarsi nel giardino dell'Eden: tutti quei salici che piangevano sullo stagno, le piccole isolette colorate di fiori...e poi la sorgente dall'acqua blu, le rocce altissime che la stringevano come un abbraccio fraterno...gli alberi e le piante che si affacciavano da quelle pareti rocciose...sembravano una piccola orchestra: il gorgoglio dell'acqua, il cinguettare degli uccellini e il fruscio del vento tra le foglie che parevano bisbigliare qualcosa di magico...!!! E noi li', piccole creature umane affascinate da qualcosa di più grande, da qualcosa che l'uomo non può controllare...ci sentivamo parte di quell'emozionante quadro! Mi chiedo soltanto una cosa: <Chi sarà stato il pittore?!>

     E la nostra escursione si é conclusa proprio alla grande. Adesso dovremmo andare a Cala Luna, ma ancora non sappiamo se questo avverrà alla fine di questo anno scolastico o all'inizio del prossimo. Sarebbe inutile dire cosa ci ha insegnato questo corso perché penso che sia emerso abbondantemente da quanto già scritto: Ma un'ultima cosa certo posso dirla: camminate, viaggiate, stancatevi in mezzo al verde, perché nient'altro al mondo può aiutar lo spirito a ritrovare gioia e felicità. Se a qualcuno ogni tanto é venuto da chiedersi che cosa ci faccia al mondo, "ammirare la natura" sarebbe certo una risposta più che soddisfacente!


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