Crema, Palazzo Comunale, Sala dei Ricevimenti
16 gennaio 2003, ore 15

PRESENTAZIONE DEL PROGETTO "ETICA E TERRITORIO

Negli ultimi decenni è andata progressivamente crescendo la consapevolezza della problematicità del rapporto tra l'uomo, le sue attività produttive e l'ambiente. La pressione demografica, che ha oggi raggiunto livelli inimmaginabili solo un secolo fa e continua costantemente ad aumentare, ha portato ad un eccessivo sfruttamento dei suoli; l'utilizzo dissennato dell'energia fossile ha determinato un forte aumento dell'inquinamento atmosferico a livello locale e persino una modificazione significativa dei gas componenti dell'atmosfera stessa; molte lavorazioni industriali hanno determinato disastri ecologici di varie tipologie o hanno reso morti fiumi e laghi o inabitabili ampi territori. L'elenco potrebbe continuare ovviamente a lungo; quello che qui si vuole sottolineare è che questo insieme di eventi e situazioni hanno, sia pure a fatica, conquistato l'interesse di un numero sempre crescente di uomini e donne e che oggi le preoccupazioni per il futuro del pianeta, nel senso della sua capacità a continuare ad ospitarci, noi e le altre specie viventi, sono diffuse: se quarant'anni fa solo alcuni uomini di scienza appartenenti alle nazioni più ricche ed avanzate tecnologicamente avevano compreso la necessità di ripensare il rapporto uomo/ambiente[1], oggi questa consapevolezza è assai più diffusa sia tra larghe fasce delle popolazione dei paesi più ricchi che in quelle di paesi meno sviluppati. La diffusione di questa consapevolezza ha determinato spesso pericolose semplificazioni che non aiutano certamente ad affrontare la complessità dei fenomeni che dobbiamo e dovremo gestire. Per questo è appunto necessario investire molto, in particolare nei giovani, perché le informazioni, le conoscenze, le competenze che possono rivelarsi utili nell'affrontare i nodi attuali e futuri dell'equilibrio ambientale siano massimamente diffusi nel modo più corretto ed efficace possibile. La scuola, sia come istituzione che soprattutto come gruppi di docenti più sensibili a questi temi, ha iniziato da tempo, anche se in modo non sempre coordinato, ad occuparsi di problematiche ambientali. A diversi livelli si sensibilizzano gli allievi sui temi ambientali, si cerca di porre le base di comportamenti "ecologicamente corretti", si fa insomma educazione ambientale; sia pure, ripeto, in modo spesso sporadico, non continuo né coordinato.

Una prima specificità del progetto "etica e territorio", sviluppato dal Centro di etica ambientale della Regione Lombardia, dall'Ente di gestione del Parco regionale del Serio e dal Liceo classico Racchetti, sta appunto nel cercare di affrontare le problematiche ambientali partendo da un punto di vista filosofico. Questa scelta si spiega in primo luogo con la natura stessa degli studi liceali all'interno dei quali la filosofia è ritenuta disciplina centrale per la formazione degli allievi.

In che modo la filosofia può concorrere alla crescita di competenze atte a formare cittadini capaci di gestire le problematiche ambientali? Noi riteniamo che, per formare questi cittadini, la capacità di riflettere sui principi etici che ci devono guidare nello stabilire regole di comportamento adeguate sia assolutamente necessaria. Fare educazione ambientale non significa, non può significare, limitarsi ad indicare ai cittadini, e in particolare ai giovani, quali sono i comportamenti giusti da adottare e quali quelli sbagliati da respingere. Certo ad un alunno delle scuole elementari o delle medie inferiori è doveroso fornire anche semplici indicazioni che spesso hanno, tra l'altro, benefici effetti anche nel correggere il comportamento dei genitori, ma a dei giovani adolescenti non ci si può limitare a ciò. Gli adolescenti vogliono sapere perché un certo comportamento va accettato o respinto; vogliono insomma sapere quali sono i principi che stanno alla base delle regole condivise; e vogliono sapere anche come e se possono essere stabiliti dei principi etici condivisi. Insomma vogliono poter sviluppare e analizzare argomentazioni di natura filosofica. Questo bisogno di "fare etica", di "filosofare", c'è, e a ben guardare è alla base dei tanti "conflitti generazionali" determinati quasi sempre dal rifiuto dei giovani di accettare in modo acritico le "verità" dei padri. Ed è una fortuna che ci sia: è questa voglia di mettere criticamente in discussione le regole di convivenza e talvolta gli stessi principi etici che ha permesso, e permette ancora, lo sviluppo della civiltà umana, inteso come capacità di elaborare risposte sempre nuove a situazioni non prevedibili. Sono le società, le comunità più aperte a questo sforzo di riflessione etica quelle che hanno più chance di superare le difficoltà, gli ostacoli imprevisti. E quindi anche, speriamo, di trovare i modi, gli strumenti e i comportamenti che ci possano permettere di superare anche l'attuale difficile crisi ambientale.

L'etica ambientale ovviamente non può essere vista come contrapposta all'educazione ambientale; di fatto essa è una forma di educazione ambientale in quanto il suo fine è pur sempre quello di portare gli adolescenti a comportamenti corretti, ma questi comportamenti saranno saldamente acquisiti se e solo se essi saranno davvero sentiti come propri dai giovani, ovvero se saranno passati al vaglio della loro "ragion pratica". Quindi lo sforzo educativo non sarà rivolto a far sì che i giovani "imparino" delle regole che sono ritenute aprioristicamente valide, quanto che facciano propri gli strumenti critico-razionali che permetteranno loro di elaborare le regole che saranno valide, cioè le più adeguate a dare risposte agli scenari che si andranno formando.

L'etica ambientale è anche una forma di educazione civile: in effetti affrontare temi di etica ambientale- ma il discorso potrebbe essere allargato a qualsiasi ambito di etica pubblica- significa anche portare i giovani alla consapevolezza che si deve cercare di arrivare ad un etica ambientale condivisa, che accetti cioè sia l'esistenza di una pluralità di punti di vista diversi e talvolta divergenti sia l'esigenza di arrivare a stabilire dei principi appunto condivisi che permettano nel concreto di elaborare regole pratiche da tutti rispettate.

Un altro aspetto, che in un certo senso possiamo definire originale di questo progetto è l'attenzione posta non solo ai problemi ambientali intesi in senso planetario ( l'effetto serra, la desertificazione, l'uso delle risorse, l'ingegneria genetica, etc.), ma anche a quelli più legati al nostro territorio: tant'è vero che il progetto, fin dal titolo, pone l'accento appunto sul termine territorio. Chiunque abbia in questi ultimi anni avuto modo di trattare con i giovani sa che la loro conoscenza del territorio, nel nostro caso del territorio cremasco, ha subito un tracollo impressionante. Non so indicare con precisione le cause di questo collasso, anche se alcune sono facilmente intuibili: [sempre più tempo passato in luoghi chiusi o "recintati"e sempre meno all'aria aperta, sempre più televisione e calcetto, sempre meno gite in bicicletta]. Il territorio è oggi avvertito, in particolar modo dai giovani, come un semplice spazio geometrico da percorrere (quasi sempre in auto) per spostarsi da un luogo ad un altro. I legami con l'ambiente sono scarsi e superficiali: il territorio non viene "visto" e vissuto nella sua complessità e varietà e specificità, ma viene avvertito come un qualcosa di scarsamente significativo e quindi pressoché privo di valore.

Questa ignoranza del territorio genera innanzitutto disinteresse per i problemi del territorio ed ha evidenti ripercussioni etiche: come potranno i cittadini di domani intervenire su questioni ambientali specifiche del nostro territorio se non sanno nulla del territorio stesso? Se non ne sanno apprezzare la bellezza, se non sanno riconoscere il valore storico-culturale dei diversi luoghi e del territorio stesso nel suo complesso? Vi è oggi il "rischio" che un adolescente abbia una forte sensibilità per problemi di ordine planetario, ma sia incapace di riconoscere i segni di degrado del territorio in cui vive. Vi è come una sorta di strabismo nell'essere giustamente preoccupati per la sorte del pianeta nel suo complesso e nel non vedere che anche il nostro territorio non è esente da degrado, da attacchi alle sue ricchezze naturali o culturali, da problemi di inquinamento etc. E che in fondo anche i più gravi ed evidenti problemi ambientali planetari derivano quasi sempre dalla somma di molteplici fattori particolari nati in singole realtà territoriali.

Questa riflessione porta a trattare della prima fase del progetto, che come vedremo è articolato in più momenti. Un'ultima caratterista del progetto è infatti la sua complessità, nel senso che al suo interno vi è una diversità di proposte e di momenti, tra loro diversamente correlati, che lo rendono anche aperto ad eventuali sviluppi futuri o ad approfondimenti. Ovviamente questa ricchezza e varietà è anche determinata dalla possibilità di accedere a risorse finanziare adeguate, messe a disposizione dalla Regione Lombardia e dall'Associazione Popolare di Crema per il Territorio.

Fasi del progetto

1. Alcune classi del Liceo Racchetti hanno iniziato a sviluppare indagini di carattere storico-ambientale sul territorio cremasco e sull'area del Parco del Serio. Le indagini hanno per oggetto: a) studi della storia del territorio cremasco, con particolare attenzione alla creazione della rete delle acque di superficie utilizzando come principale strumento d'indagine la cartografia storica; b) i mutamenti avvenuti nel corso dei secoli in seguito agli interventi umani; c) indagine antropologica su come le comunità di immigrati extracomunitari vivono il territorio cremasco; d) censimento dei beni monumentali presenti nell'area del Parco del Serio; e) il fiume e il paesaggio naturale come fonte di ispirazione per artisti locali; f) indagini sulla storia della musica cremasca tra '500 e '600. Nelle singole ricerche i docenti potranno avvalersi del contributo di esperti esterni. Tutte questi lavori di ricerca potranno confluire in una pubblicazione o in un prodotto multimediale e ipertestuale e gli elaborati saranno comunque presenti nel sito del liceo. (vedi punto 6)

2. Tra febbraio e marzo si terranno alcuni incontri serali aperti alla cittadinanza in cui saranno affrontate da parte di esperti le problematiche ambientali oggi maggiormente avvertite e dibattute. A questi incontri interverranno personaggi impegnati sia nella ricerca tecnico-scientifica sia nella riflessione filosofica sull'ambiente. Questi incontri avranno valore di crediti scolastici per gli alunni e di corsi di aggiornamento per i docenti. [clicca qui per vedere la scaletta degli incontri]

3. Nella prima decade di maggio si terrà a Crema un convegno nazionale su "Etica e territorio". Il convegno, che avrà come tema di fondo la salvaguardia e le prospettive di sviluppo del territorio della pianura padana irrigua, con particolare attenzione ai problemi del territorio cremasco, sarà rivolto alla cittadinanza oltre che agli alunni del triennio del Liceo Racchetti e di altre classi di scuole superiori interessate. E' prevista la pubblicazione sia delle relazioni del convegno che di quelle presentate negli incontri serali di febbraio e marzo.

4. Spettacolo teatrale a cura di Carlo Rivolta con la partecipazione del Gruppo Teatro del Liceo Racchetti da tenersi in una sera di fine maggio in un'area del Parco del Serio da definirsi.

5. Incontro musicale, a cura del maestro Gini, dedicato a compositori cremaschi del '500 e '600. Anche questa iniziativa, che completerà l'analisi storica della musica cremasca condotta nelle classi del liceo, avrà carattere pubblico e si svolgerà verso la fine dell'anno scolastico.

6. Il sito web del Liceo Racchetti (http://racchetti.it/progettoserio ) ha iniziato a raccogliere e continuerà a raccogliere e pubblicizzare tutte le informazioni inerenti le iniziative progettate ed ospiterà i lavori realizzati dalle singole classi e gli abstract delle relazioni al convegno e degli incontri serali.


[1] Si veda il volume della Carson Primavera silenziosa, pubblicato per la prima volta nel 1962, che può essere considerato il capostipite della letteratura di denuncia dei danni ambientali causati da sconsiderati interventi umani. Nel caso di Primavera silenziosa era l'uso del ddt ad essere indicato come la causa della diminuzione dell'avifauna nelle campagne americane