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BARI: FERMATI I PRESUNTI ASSASSINI
DI LACALAMITA
Sarebbero stati loro, dunque, gli albanesi. La pista che sembrava essere
stata definitivamente accantonata alla fine della scorsa settimana, si
è improvvisamente riaperta e nella tarda serata di ieri, i carabinieri
del reparto operativo di Bari e della compagnia di Modugno hanno eseguito
i fermi emessi dai sostituti procuratori Antonino Lupo e Maria Saracino.
In manette tre albanesi, uno dei quali minorenne; gli stessi finiti sul
registro degli indagati nei giorni immediatamente successivi l'omicidio
di Giuseppe Lacalamita; ma c'è anche una quarta persona, sempre albanese,
riuscita per ora a farla franca. I tre si trovano in carcere, in attesa
dell'udienza di convalida, da tenersi entro 48 ore. Ma cosa è cambiato
nelle indagini che sembravano aver abbandonato la pista albanese? Gli
investigatori almeno fino all'udienza di convalida, che potrebbe anche
non tramutare i fermi in arresti, preferiscono mantenere il più stretto
riserbo su quella che è stata la svolta decisiva. Ma qualcosa, comunque,
trapela. E pare che gli albanesi si siano traditi da soli, durante un'intercettazione
effettuata sabato mattina, ovviamente registrata e finita agli atti. I
quattro, parlando in albanese, avrebbero discusso a lungo tra loro su
quanto successo una settimana fa in contrada "sotto muro", un dialogo
dal quale sarebbe emerso, tra l'altro, che la morte di Giuseppe Lacalimita
sarebbe stata un incidente. E' su questo, ed altri indizi, che si basa
l'apparato accusatorio, la cosiddetta pista albanese che fu proprio Anna
Stanzione, fidanzata della vittima e testimone oculare dell'omicidio ad
indicare agli investigatori, riferendo dell'italiano stentato dei rapinatori.
Ma in questa vicenda gli aspetti da chiarire rimangono ancora tanti. L'unica
certezza, al momento, rimangono i fermi: tre albanesi, regolari, solo
uno con precedenti penali e tutti con permesso di lavoro. I carabinieri,
ieri sera, sono andati a prenderseli in questa casa di campagna, a poche
centinaia di metri dal luogo del delitto.
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FAMIGLIA SFRATTATA BARI
Solo grazie all'intervento del medico, è stato evitato, ma solo temporaneamente,
lo sfratto ad una famiglia barese. La donna infatti, madre di due figli,
è costretta a letto per una patologia legata ad un intervento di isterectomia
subito qualche tempo fa. Momenti concitati fra la disperazione del capofamiglia,
un sessantacinquenne prossimo alla pensione e il figlio Vincenzo, di 25
anni, affetto da tetraparesi spastica, disperato anche lui ma conscio
di quanto sta accadendo. Il fratello di Vincenzo, 28 anni, tossicodipendente,
per i genitori rappresenta da anni un cruccio, oltre che un dispendio
economico notevole. Il padre per fronteggiare una situazione disastrosa,
ha praticamente venduto tutto, compresa l'attività di elettrauto. Ma l'ufficiale
giudiziario è irremovibile. Lo sfratto è stato notificato per la prima
volta a gennaio da allora una serie di proroghe. Ora i 4 devono lasciare
l'abitazione, poi l'intervento provvidenziale del medico. Ma si tratta
solo di un altro rinvio. Nell'attesa che le istituzioni intervengano Vincenzo
lancia un appello.
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TRANI: RUBAVA SOLDI DALLA POSTA
PER GLI ORFANOTROFI, ARRESTATO PORTALETTERE
Non se ne fosse accorto nessuno, adesso forse quel postino apparentemente
così attaccato al lavoro tanto da sostituire anche i colleghi che mancavano,
avrebbe continuato imperterrito nella sua missione, quella cioè di rubare
ai poveri per diventare lui sempre più ricco. Eh sì perché Raffaele Di
Lernia, 50 anni, impiegato nell'ufficio delle poste centrali di Trani,
è stato preso, è proprio il caso di dirlo, con le mani nel sacco. O nei
sacchi, se preferite, quelli con le lettere che contenevano le offerte
in denaro spedite dall'estero con posta prioritaria all'orfanotrofio antoniano
di Trani. E' stato arrestato questa mattina, l'ha pensata così il gip
Michele Nardi che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare. Un'inchiesta
lunga quasi un anno, iniziata nello scorso dicembre quando dagli istituti,
sia quello maschile che quello femminile, cominciano a nascere sospetti
sul perché le offerte non fossero più quelle di una volta. Le indagini,
coordinate dal sostituto procuratore Antonio Savasta, hanno portato ad
una verità che, a leggere le carte, sembra inchiodare l'impiegato. In
pratica il portalettere, vista la carenza di personale, aveva dato la
sua disponibilità alla sezione della ripartizione della posta, lì dove
arriva la corrispondenza. Era qui che il postino, invece di incasellare
le missive negli appositi spazi destinati agli orfanotrofi, lontano da
occhi indiscreti le apriva con cura e portava via il denaro, chiudendo
tutto senza che nessuno potesse accorgersi di nulla. O almeno così credeva
lui che consegnava la posta con un giorno di ritardo. Tutto filmato grazie
a delle telecamere nascoste e al lavoro di intercettazione ambientale
della polizia postale di Bari coordinata dal dirigente Ruggiero Borzacchiello.
Schiaccianti le prove, nel periodo in cui il postino è mancato infatti,
le lettere arrivavano con puntualità, quando c'era lui in ritardo. Un'attività
collaudata, secondo il magistrato, grazie alla quale Raffaele Di Lernia
si sarebbe procurato guadagni fino a 85 milioni di vecchie lire, sottratte
all'orfanotrofio maschile e a quello femminile. Una condotta delittuosa,
dice Savasta, nella misura in cui l'impiegato andava a sottrarre gran
parte del sostentamento necessario al funzionamento di un ente religioso
come l'istituto. Le indagini proseguono, la procura di Trani vuole vederci
chiaro su un eventuale collaborazione da parte dei colleghi del postino
che potrebbero avere in qualche maniera favorito questa missione tutta
particolare.
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RECUPERATA MERCE RUBATA
Recuperata dai carabinieri, in casolare abbandonato nelle campagne di
Valenzano, merce rubata per un valore complessivo di 100mila euro. Si
tratta di una 'Bmw 520', una 'Fiat Croma 2000', un autocarro Fiat OM,
un trattorre, una motozzappa completa di attrezzi e accessori, risultati
rubati in questi ultimi giorni a Noicattaro, Putignano e Rutigliano.
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BITONTO: FIRMATO ACCORDO DI PIT
DEL NORD BARESE
Favorire l'evoluzione del sistema manifatturiero attraverso un più elevato
livello di integrazione dei territori della conca barese e del nord barese-
ofantino, sperimentare nuove esperienze di programmazione e di gestione
dei fondi comunitari, favorire processi di innovazione delle filiere produttive:
con queste finalità è stata sottoscritta nella Sala Consiliare del Comune
di Bitonto dal Comitato per l'Accordo di Programma la proposta di PIT
(Progetto Integrato Territoriale) nord barese. Ne dà notizia un comunicato
in cui si legge che il Pit è un documento che mira a consolidare e di
innovare il sistema manifatturiero "attraverso un più elevato livello
di integrazione ed un diverso ed incisivo posizionamento competitivo che
privilegi segmenti più qualificati di prodotto/mercato". A firmare il
documento sono stati i sindaci dei 14 comuni, i rappresenti delle province
di Bari e Foggia e degli altri enti pubblici (Asl, sindacati, Camere di
Commercio, consorzi pubblici) coinvolti: ora sarà la Regione Puglia a
analizzare il Progetto, per poi fornire indicazioni sulle modalità organizzative.
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