BARLETTA: TRAFFICO INTERNAZIONALE DI DROGA

C'è anche un carabiniere in servizio alla Compagnia di Barletta tra i destinatari delle 17 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Bari Chiara Mitola su richiesta del sost. Proc della Dia di Bari Alessandro Messina ed eseguite questa mattina tra Barletta appunto e la zona di Brindisi. Smantellata dalla polizia, dagli uomini del Goa e dal Gico della Guardia di Finanza, una vera e propria organizzazione che avrebbe trafficato sostanze stupefacenti, soprattutto eroina e cocaina, dall'Albania all'Italia. L'epicentro del traffico proprio la città del nord barese dove c'era l'albanese Roland Lame arrestato a settembre dello scorso anno nell'operazione chiamata "Approdo". Secondo l'accusa fungeva da capo, direttore e organizzatore dei traffici, in costante contatto con alcuni suoi connazionali dai quali si approvvigionava di grosse partite di droga da importare in Italia. Tra le persone finite in manette, alcuni insospettabili, c'è un imprenditore di Barletta, alcuni albanesi ed altri già in carcere. Una curiosità, destinatario di un'ordinanza anche Ruggiero Tresca, l'imprenditore di Barletta scomparso nel nulla ormai da un anno. Era socio in affari con il capo dell'organizzazione, non si sa che fine abbia fatto. Importante il ruolo del carabiniere in servizio a Barletta il quale avrebbe fornito appoggio all'associazione criminale informando sui tempi e su eventuali pattuglie in giro sul territorio. Importanti in questa inchiesta le dichiarazioni di due pentiti della mala del nord barese nel corso del processo Papeo che si celebra nel carcere di Trani. Stiamo parlando di Michele Di Cuonzo e Angelantonio Doronzo che più volte avevano detto della figura di Roland Lame come capo di un'organizzazione dalla quale lo stesso clan Cannito Lattanzio si forniva di droga.

BARLETTA: CACCIA DI CASA I GENITORI E LI COSTRINGE A VIVERE SUI TRENI, ARRESTATO

La stazione ferroviaria di Barletta per almeno 4 mesi è stata l'abitazione di due genitori alle prese con un figlio tossicodipendente che aveva fatto della sua casa la centrale preferita dello spaccio di droga. Divideva le dosi, smerciava le bustine. Gli davano fastidio la madre e il padre, li ha cacciati, costretti a vivere tra la macchina e i treni. E' incredibile la storia che vi stiamo raccontando, si è conclusa solo oggi quando la polizia, dopo la denuncia delle vittime, ha arrestato Gioacchino Dibenedetto, 31 anni, una vita passata a contatto con la droga, dentro anche per rapina. Una storia triste, fatta di violenze e minacce ai genitori. La solita se viene condita dalle botte e dagli insulti per avere i soldi che servivano per bucarsi. Ma questa volta c'è di più, c'è il dramma di chi deve lasciare la propria casa per paura, "per evitare", come si dice in questi casi, "guai peggiori". Il papà di Gioacchino, ferroviere in pensione, aveva la possibilità di viaggiare gratis in treno. Lo faceva quasi ogni notte con la moglie. Alla polizia, quando l'incubo è finito, ha raccontato di esser partito spesso alla volta di Milano la sera, di aver fatto semplicemente colazione al bar della stazione centrale e di essere tornato indietro. Bisognava ingannare il tempo, stare lontano da quella casa che giorno dopo giorno diventava sempre più un inferno.

BARI: OPERAZIONE DISFIDA

14 persone arrestate, tre latitanti, altre 4 invece hanno ricevuto in carcere la notifica delle ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Bari Chiara Mitola su richiesta del sostituto procuratore Alessandro Messina: questi i numeri dell'operazione Disfida, che ha visto operare, fianco a fianco, guardia di finanza e polizia. Le indagini, partite nel maggio del 2000 da un sequestro di eroina avvenuto nel porto di Otranto, hanno permesso di scoprire un traffico di droga tra l'Albania e l'Italia, con destinazione finale Barletta, gestito in prima persona dall'albanese Roland Lame, arrivato in Italia nel '94 come collaboratore domestico, e poi riuscito a ritagliarsi una posizione di primo piano nel panorama criminale locale, in stretto contatto con la famiglia Cannito. Suo braccio destro, e anche lui destinatario di una delle ordinanze, quel Ruggiero Tresca misteriosamente scomparso il 30 marzo dello scorso anno. Gli investigatori temono che l'imprenditore, socio tra l'altro del Lame nella gestione del ristorante L'Approdo, possa essere stato vittima di un caso di lupara bianca a seguito di contrasti sorti tra l'associazione gestita dall'albanese e il gruppo Cannito. Gli investigatori, che nel corso delle indagini hanno sequestrato qualcosa come 56 chilogrammi di eroina, hanno posto sotto sequestro questa mattina beni mobili ed immobili sulla base dei quali si potrebbe stimare in un milione di euro circa la disponibilità patrimoniale del gruppo, in attesa di conoscere il valore dei documenti bancari finiti sempre sotto sequestro. Ma non è tutto, nell'inchiesta sono anche finiti un appuntato dei carabinieri e un maresciallo della guardia di finanza, entrambi in servizio a Barletta. Il primo è stato arrestato, l'altro è soltanto indagato, pare per motivi di salute. Devono rispondere di favoreggiamento esterno: più volte avrebbero dato dritte importanti all'organizzazione per evitare i controlli delle forze dell'ordine.

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