DISSEQUESTRATI 84 APPARTAMENTI GRAVINA

Una buona notizia per le 84 famiglie di Gravina che avevano acquistato gli appartamenti costruiti nei pressi del vecchio tratturo della Melfi Castellaneta, che erano stati sequestrati il 23 gennaio scorso perche' costruiti in un'area sottoposta a vincolo archeologico e ambientale. Dopo le recenti proteste, del caso si e' occupato oggi il tribunale del riesame di Bari che, accogliendo il ricorso presentato dalla difesa dell'imprenditore, ha dissequestrato gli 84 appartamenti. I giudici hanno ritenuto che le tre particelle catastali su cui sono stati costruiti gli appartamenti non rientrano nel vincolo assoluto di inedificabilità.

BARI: OPERAZIONE ODISSEA

Una forma moderna di brigantaggio. Così il sostituto procuratore della Dda di Bari Giovanni Giorgio ha definito l'organizzazione composta dalle 45 persone alle quali i finanzieri hanno notificato, questa mattina, le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Giuseppe De Benedictis. Ottantaquattro capi d'imputazione, tra i quali trovano posto anche l'associazione a delinquere armata e la scorreria in armi, che non lasciano scampo al gruppo capeggiato dal fasanese Leonardo Sabatelli e a quello, più piccolo, che aveva il proprio quartier generale nel triangolo Polignano a Mare, Conversano, Castellana. L'organizzazione, alla fine degli anni novanta, aveva di fatto il monopolio delle attività contrabbandiere sul litorale che va da Mola a Savelletri, disponendo di scafi e, soprattutto, dei terribili blindati, che spesso e volentieri davano vita a veri e propri duelli, con tanto di speronamento, con i mezzi delle forze dell'ordine. Nella rete degli investigatori, che anche hanno evidenziato i legami dell'organizzazione con esponenti della camorra campana, e i Mazzarella in particolare, e della sacra corona unita pugliese, sono finiti capi, fiancheggiatori, scafisti, autisti di blindati e meccanici addetti alla preparazione e riparazione dei fuoristrada. Ma c'è dell'altro, purtroppo: in manette sono finiti anche tre carabinieri, mentre un quarto è indagato a piede libero. I primi due, i brigadieri Vincenzo Alesi e Nicola Monfreda, aggregati all'epoca alla compagnia di Fasano, erano addirittura al soldo dell'organizzazione, alla quale comunicavano gli spostamenti delle forze dell'ordine dando, in questo modo, preziose dritte sugli itinerari da far seguire ai blindati. Gli altri due invece, tra i quali c'è il maresciallo Luigi Maroccia, all'epoca in servizio nella sezione navale della compagnia di Monopoli, erano a bordo della motovedetta che una notte, con il mare in pessime condizioni, permise a uno scafo contrabbandiero di scaricare all'interno del porto di Monopoli in cambio di due milioni di lire e due casse di sigarette che i due militari si divisero tra loro. Nell'inchiesta, per finire, spunta spesso il nome di Gerardo Cuomo, in riferimento ai movimenti finanziari verso la Svizzera. Ma il boss internazionale del contrabbando, ai fini della legislazione internazionale, non è perseguibile, essendo stato estradato per altro procedimento.

PROTESTA CCR

L'ennesimo corteo, l'ennesimo sit-in,l'ennesimo nervosimo, l'ennesimo incontro, l'ennesima promessa.un copione visto decine e decine di volte in questi tre anni di attesa di tornare al lavoro da parte di quasi 2000 ex dipendenti CCR. Aspettano il reinserimento occupazionale, ma da tre anni ricevono solo cassa integrazione. E dal 14 febbraio, nemmeno piu' quella. Adesso chiedono almeno una proroga di altri tre mesi in attesa che Regione, Provincia di Bari e comuni rendano operative le societa' miste che dovrebbero farli tornare al lavoro. Il decreto c'e', ma il ministro Maroni non lo firma perche' manca la richiesta di proroga: i commissari delle CCR si sono dimenticati di farla, o non l'hanno voluto. Ma ieri, Fitto, per l'ennesima volta, incontrando una delegazione di manifestanti ha promesso che e' questione di ore. Forse in giornata stessa, Maroni firmera', e ci sara' la nuova cassa integrazione. Altri tre mesi di ossigeno, in attesa della nuova scadenza, delle nuove proteste. Ormai alla soluzione di questa vicenda non ci crede piu' nessuno.il caso ccr e' diventato irrisolvibile. Troppi intrecci, troppi interessi, troppi soldi da pagare, e troppo poca attenzione ai problemi dei lavoratori, la maggior parte dei quali diventati ex. E quelli che sono in cassa integrazione devono addirittura ritenersi fortunati. C'e' chi e' stato costretto a dimettersi, con la promessa di andare in pensione, e non ha ricevuto, dopo cinque anni, nemmeno la liquidazione. Tutto questo mentre le cliniche di Cavallari venivano vendute, a prezzi stracciati, ad un'altra societa', che promette nuovi licenziamenti.

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