BARI: OPERAZIONE ODISSEA
Una forma moderna di brigantaggio. Così il sostituto procuratore della
Dda di Bari Giovanni Giorgio ha definito l'organizzazione composta dalle
45 persone alle quali i finanzieri hanno notificato, questa mattina, le
ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Giuseppe De Benedictis.
Ottantaquattro capi d'imputazione, tra i quali trovano posto anche l'associazione
a delinquere armata e la scorreria in armi, che non lasciano scampo al
gruppo capeggiato dal fasanese Leonardo Sabatelli e a quello, più piccolo,
che aveva il proprio quartier generale nel triangolo Polignano a Mare,
Conversano, Castellana. L'organizzazione, alla fine degli anni novanta,
aveva di fatto il monopolio delle attività contrabbandiere sul litorale
che va da Mola a Savelletri, disponendo di scafi e, soprattutto, dei terribili
blindati, che spesso e volentieri davano vita a veri e propri duelli,
con tanto di speronamento, con i mezzi delle forze dell'ordine. Nella
rete degli investigatori, che anche hanno evidenziato i legami dell'organizzazione
con esponenti della camorra campana, e i Mazzarella in particolare, e
della sacra corona unita pugliese, sono finiti capi, fiancheggiatori,
scafisti, autisti di blindati e meccanici addetti alla preparazione e
riparazione dei fuoristrada. Ma c'è dell'altro, purtroppo: in manette
sono finiti anche tre carabinieri, mentre un quarto è indagato a piede
libero. I primi due, i brigadieri Vincenzo Alesi e Nicola Monfreda, aggregati
all'epoca alla compagnia di Fasano, erano addirittura al soldo dell'organizzazione,
alla quale comunicavano gli spostamenti delle forze dell'ordine dando,
in questo modo, preziose dritte sugli itinerari da far seguire ai blindati.
Gli altri due invece, tra i quali c'è il maresciallo Luigi Maroccia, all'epoca
in servizio nella sezione navale della compagnia di Monopoli, erano a
bordo della motovedetta che una notte, con il mare in pessime condizioni,
permise a uno scafo contrabbandiero di scaricare all'interno del porto
di Monopoli in cambio di due milioni di lire e due casse di sigarette
che i due militari si divisero tra loro. Nell'inchiesta, per finire, spunta
spesso il nome di Gerardo Cuomo, in riferimento ai movimenti finanziari
verso la Svizzera. Ma il boss internazionale del contrabbando, ai fini
della legislazione internazionale, non è perseguibile, essendo stato estradato
per altro procedimento.
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PROTESTA CCR
L'ennesimo corteo, l'ennesimo sit-in,l'ennesimo nervosimo, l'ennesimo
incontro, l'ennesima promessa.un copione visto decine e decine di volte
in questi tre anni di attesa di tornare al lavoro da parte di quasi 2000
ex dipendenti CCR. Aspettano il reinserimento occupazionale, ma da tre
anni ricevono solo cassa integrazione. E dal 14 febbraio, nemmeno piu'
quella. Adesso chiedono almeno una proroga di altri tre mesi in attesa
che Regione, Provincia di Bari e comuni rendano operative le societa'
miste che dovrebbero farli tornare al lavoro. Il decreto c'e', ma il ministro
Maroni non lo firma perche' manca la richiesta di proroga: i commissari
delle CCR si sono dimenticati di farla, o non l'hanno voluto. Ma ieri,
Fitto, per l'ennesima volta, incontrando una delegazione di manifestanti
ha promesso che e' questione di ore. Forse in giornata stessa, Maroni
firmera', e ci sara' la nuova cassa integrazione. Altri tre mesi di ossigeno,
in attesa della nuova scadenza, delle nuove proteste. Ormai alla soluzione
di questa vicenda non ci crede piu' nessuno.il caso ccr e' diventato irrisolvibile.
Troppi intrecci, troppi interessi, troppi soldi da pagare, e troppo poca
attenzione ai problemi dei lavoratori, la maggior parte dei quali diventati
ex. E quelli che sono in cassa integrazione devono addirittura ritenersi
fortunati. C'e' chi e' stato costretto a dimettersi, con la promessa di
andare in pensione, e non ha ricevuto, dopo cinque anni, nemmeno la liquidazione.
Tutto questo mentre le cliniche di Cavallari venivano vendute, a prezzi
stracciati, ad un'altra societa', che promette nuovi licenziamenti.
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