PORCELLANE DI MONOPOLI
A monopoli, in provincia di Bari, si e' realizzato un altro miracolo,
questa volta triplo, perche' a realizzarlo non e' stato il governo, non
sono stati i miliardi dello stato, ma il sudore degli operai. Tre anni
fa Tognana chiuse la ceramica e mando' a casa 300 operai. La questione
fini' davanti al tribunale fallimentare. 300 posti di lavoro in un'economia
debole come quella di Monopoli erano troppo pesanti da far assorbire alla
collettivita'. Ma quegli operai non si persero d'animo. Costituirono una
cooperativa, e invece di starsene con le braccia incrociate a protestare,
chiesero al tribunale fallimentare di andare a lavorare lo stesso, diventando
essi stessi imprenditori. In poco meno di tre anni, quella fabbrica, che
oggi si chiama Porcellane di Monopoli, e' rinata e si e' imposta alla
grande sul mercato internazionale della ceramica. Ha riassorbito la forza
lavoro del passato, 300 operai, fattura oltre 20 miliardi l'anno, ed ha
gia' venduto tutta la produzione del 2003. Un successo, un miracolo, chiamatelo
come volete, e' certamente uno dei pochissimi esempi in Italia di come
si possa far rinascere dalle ceneri di una grande industria, un'altra
fonte di lavoro. Ma,come purtroppo, sempre piu' spesso accade in Italia,
i miracoli, come i sogni, durano poco, ed anche il miracolo Porcellane
di Monopoli rischia di trasformarsi in un nuovo dramma. Il tribunale fallimentare
di Bari, a cui gli operai hanno chiesto di acquisire la fabbrica o di
averla in fitto, visto che oggi ce l'hanno solo in comodato d'uso, ha
deciso di interrompere il sogno, ed ha fatto ordinare al giudice civile
la restituzione dell'industria alla procedura fallimentare. Il 18 novembre,
quei 300 operai che col loro sacrificio si sono riconquistati un posto
di lavoro ed hanno ricreato l'economia della ceramica monopolitana, dovranno
tornarsene a casa e incrociare nuovamente le braccia. Il tribunale fallimentare
ritiene, infatti, che l'ex ceramica debba essere venduta all'asta, al
miglior offerente, libera da inquilini, anche se in questo caso gli inquilini
sono coloro che l'hanno rivitalizzata, e grazie ai quali, tutto sommato,
la fabbrica e' vendibile, oggi, come tale. Siamo al paradosso. Anzi,no.
Allo scandalo. Un altro di quei tanti scandali che spesso le procedure
fallimentari innestano, salvo poi a pentirsene, ma quando e' troppo tardi.
Si mandano a casa 300 persone, i questi tempi, senza porsi il minimo scrupolo.
E peggio, si manda a casa chi ha salvato la fabbrica, per darla chissa'
a chi. Qualcuno dovrebbe porsela questa domanda. Chi ha tanto interesse
ad acquistare oggi l'ex ceramica di Monopoli piu' dei lavoratori che l'hanno
riaperta e rilanciata? Come mai questo sfugge al tribunale fallimentare
di Bari? Cosa c'e' dietro questa scandalosa vicenda? Gli operai sono li',
pronti coi soldi per comprarla o fittarla dopo averla rilanciata, ma non
si puo'. La fabbrica dev'essere messa all'asta e intanto gli operai devono
tornarsene a casa. La giustizia, fallimentare che sia, deve avere un senso,
una logica ed una ragione. In questo caso ci sembra proprio che logica
e ragione stiano sfuggendo a chi pensa di poter semplicemente applicare
le leggi senza prevederne gli effetti, che sarebbero, in questo caso,
devastanti. Speriamo che fino al 18 novembre la ragione abbia il sopravvento.
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GRAVINA: SEQUESTRA E RAPINA L'EX
FIDANZATA, ARRESTATO
Con l'accusa di aver sequestrato, picchiato e rapinato la sua ex fidanzata,
un operaio di 27 anni, Onofrio Sinisi, è stato arrestato dai carabinieri
a Gravina in Puglia, nel barese. Il fatto è avvenuto ieri pomeriggio;
Sinisi, incontrata la sua ex nel centro del paese, avrebbe avuto con lei
un violento diverbio. Quindi l'avrebbe costretta a salire a bordo della
sua auto e condotta nella zona industriale, dove la poveretta sarebbe
stata picchiata, rapinata di duemila euro, e abbandonata seminuda per
strada. E' stata la stessa ragazza, dopo aver raggiunto a piedi il paese,
a denunciare il tutto ai carabinieri.
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CASSANO: SCOPERTA MISTERIOSA
TRUFFA, ARRESTI
Una truffa dai contorni ancora poco chiari, e di cui potrebbe essere vittima
la società autostrade, è stata scoperta dai carabinieri di Cassano delle
Murge, nel barese, dove è stato arrestato Michele Francesco Mottola, 28enne
di Noicattaro. Poco prima, in una banca del paese, l'uomo aveva cercato
di ritirare la somma di 300mila euro da un conto intestato a una persona
poi risultata inesistente, esibendo la fotocopia di una carta d'identità.
Con lo stesso meccanismo, ieri, aveva ritirato da quel conto qualcosa
come 360mila euro in assegni circolari. Dalle indagini è emerso che quel
conto intestato a persona inesistente era stato aperto pochi giorni fa
con un bonifico di 736822 euro effettuato dalla società autostrade Spa.
E il giro non si fermerebbe dalle nostre parti, dal momento che proprio
questa mattina, a Brescia, sono state arrestate, in circostanze analoghe,
due persone. Le indagini ovviamente continuano per chiarire i contorni
della vicenda
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BARI: I MESSENI NEMAGNA CONVOCATI
DAL SOTTOSEGRETARIO BONO
La vicenda Petruzzelli potrebbe essere arrivata ad una svolta. La famiglia
Messeni Nemagna, proprietaria del teatro, è stata ufficialmente convocata
a Roma dal sottosegretario ai beni culturali Nicola Bono per il prossimo
13 novembre. Sconosciuti, al momento, i motivi della convocazione, sui
quali, quindi, si possono soltanto azzardare ipotesi. Bono potrebbe limitarsi
a chiedere alla famiglia la risposta ultima e finalmente univoca all'ultimatum
dello scorso settembre, quando propose loro di entrare nella fondazione
assieme a Comune, Regione e Provincia, oppure di dare in fitto il teatro.
Ma non si può nemmeno escludere che voglia comunicare ai Messeni Nemagna
la decisione di espropriare l'immobile, ipotesi caldeggiata negli ultimi
giorni dal governatore Raffaele Fitto per venire fuori da una situazione
che non si riesce a sbloccare anche per via delle divisioni interne alla
famiglia. Queste le ipotesi, per le certezze non resta che attendere il
13 novembre.
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BARI: NUOVE GRANE PER L'IPERCOOP
DI SANTA CATERINA
Proprio quando sembrava che i guai giudiziari fossero finiti, nuove grane
rischiano ora di abbattersi sull'ipermercato di Santa Caterina, alla periferia
di Bari, ormai pronto a partire. Proprio questa mattina, infatti, si è
avuta notizia del sequestro giudiziario di un box di 400 metri quadrati
disposto, caso unico, dal tribunale civile. Ad ottenerlo, un noto commerciante
barese che dopo aver stipulato, anni fa, un accordo preliminare di locazione,
si è visto formulare nei giorni scorsi dai proprietari una nuova richiesta,
maggiorata del 30%. Il giudice gli ha dato ragione, e ora altri commercianti,
nelle sue stesse condizioni, potrebbero farvi ricorso, provocando una
nuova paralisi dell'ipermercato la cui apertura, fissata dopo le note
vicissitudini nello scorso mese di settembre, era stata prorogata a dicembre.
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