MILLE MODI DI DIRE PATRIA.

     Nell’anno accademico 1955-56 le maglie della censura alleata che opprimeva le intelligenze di una Germania vinta ma non domata si allargarono quel tanto che bastava da consentire a Martin Heidegger di tenere un corso sul principio di ragione.

     Alla fine tutti si chiedevano con quali parole il Filosofo Nazional-Socialista avrebbe concluso il corso.

     Già si sentiva il tintinnio delle manette, ma il Professore di Friburgo sfidò con un sorriso i cani ammaestrati del nemico con una semplice citazione di Angelo Silesio: "LA ROSA FIORISCE SENZA UN PERCHE’, FIORISCE POICHE’ E’ UNA ROSA, DI SE NON GLIENE CALA, NON CHIEDE DI ESSERE VISTA".-

     Vedi, o tu che leggi, tale è l’amor di patria che fiorisce nei nostri cuori, perché la Patria non può essere spiegata, si vive!

     Si vive, baciando la bandiera, ascoltando i suoi canti, lavorando la sua terra, solcando il suo mare, stringendo le sue donne, pregando nelle sue chiese, educando i suoi figli, forgiando il suo acciaio per la pace e per la guerra. La patria si vive ed essa vive in noi, accanto a noi.

     Noi amiamo le montagne bagnate dal sangue dei nostri soldati, e da esse ci giunge l’eco del nostro prorompente grido d’amore: ITALIA! ITALIA! ITALIA!

     Nella azzurra tomba del Marinaio d’Italia, lì è la patria!

     Nell’ordine di battaglia che giunge dalla tolda delle nostre navi invitte, lì è la patria!

     Nella notte insonne del magistrato che pensa al dovere e non alla carriera, lì è la patria!

     Nella fierezza dell’avvocato che difende il diritto, lì è la patria!

     Accanto al medico che accorre al capezzale del povero, lì è la patria!

     Nell’ansia della madre che guarda la sua creatura, lì è la patria!

     Nel conforto del suo cuore quando vede che ella vive, lì è la patria!

     Nel vento che soffia tra le Tombe del Vittoriale, lì è la patria!

     Nell’urna di Predappio, lì è la patria!

     Nella furia della "disperata" che irrompeva nei templi del disonore spezzando squadre contorte, compassi sbilenchi e teschi incancreniti, lì è la patria!

     Ed i patrioti di tutte le patrie siano nostri fratelli, affinché la rossa testa di giuda sia schiacciata ovunque!

     Nella spada di Carlo Martello, anche lì era la patria!

     Nei nostri legni a Lepanto, anche lì era la patria!

     Nei giovani petti che fermarono l’esercito del Sultano dinanzi a Vienna, anche lì era la patria!

     Nel tuono divino che si spense ad Okinawa, anche lì era la patria!

     Accanto al Generale Palacios che guidava, pistola in pugno, i suoi uomini all’assalto della Moneda, anche lì era la patria!

     Nel paziente lavoro del propagandista del Nebraska, anche lì era la patria!

    Sai lettore, anche io ho perso un fratello, era il 1989, l’anno dell’offensiva rossa nel Salvador, la sua fidanzata recitava il rosario accanto ad un giovane sacerdote e pregava che il giovane ufficiale tornasse salvo dal fronte di Santa Ana mentre il suo corpo scivolava nella Lempa fino al mare.

     Adesso riposa tra i coralli e le madrepore ma, dinanzi a Dio, non esiste eroe sconosciuto!

    E quando lo sconforto stringerà i nostri cuori, udremo le parole del Colonnello Tejero dal carcere madrileno: "QUALUNQUE SIA IL MIO DESTINO, GRAZIE PATRIA MIA, PER AVERMI PERMESSO DI SERVIRTI."

     Dedico questo messaggio alla memoria di un amico, Ufficiale dell’Esercito Italiano, tragicamente scomparso.

     E che le stelle ci proteggano sempre!

                                                                                                                                   J. M.