Storia... Considerazioni... Pensieri...

Carissimo Luciano,

        le splendide pagine di NUOVO FRONTE mi hanno riproposto momenti ed emozioni di quel giorno, quel 16 giugno, che ci era sembrato impossibile poter realizzare: nel 1946 quando abbiamo iniziato quel nostro "arrancare" nella Pianura Pontina non azzardavamo ipotesi remote di una Italia che ci potesse accogliere così come è successo al Campo della Memoria.

        Erano i giorni nei quali tutto e tutti ci riportavano al nostro essere dei "vinti": i piccoli, provvisori cimiteri che dovevano essere sgomberati, i tumuli e le croci sparire, perfino le prime cassette depositate al Cimitero Campo Verano di Roma erano ammucchiate in locali bui e sotterranei di un deposito: ed anche la direzione non sapeva o non voleva darcene notizia.

        Ci sentivamo – e Luca, e Silvana e Luciano R. – "operai" semi-clandestini di una opera di Amore.

        Amore solo, per quei nostri amici ai quali era sempre più difficile dare un nome, una identità.

        Nei nostri appunti ritrovo spesso "…dentatura perfetta, capelli neri…", unici indizi di una giovinezza appena iniziata e lì conclusa.

        Tutto poteva servire al riconoscimento: una medaglietta particolare, la lunghezza di un femore, i resti di una biancheria intima che era stata cucita da una madre che – con strazio – ne riconosceva la provenienza. E le famiglie che arrivavano e che scrivevano. Cosa volevamo allora, per Loro?

        Soltanto un nome.

        Nel tempo tutto si è andato allargando: i bordi della lastra al Campo Verano si sono riempiti di altri Nomi: nel 1953, quelli del comandante Bardelli, e di Gavino Casella  e di Angelo Conte: un Barbarigo che, dopo Nettuno, aveva continuato a contare i Suoi morti, in Piemonte, nel Goriziano, in Emilia sulle rive dell’Adige. Il nonno del giovanissimo Rolandi Ricci vi ha accompagnato suo nipote, appoggiato al braccio del comandante Borghese.

        Sembrava quasi una opera conclusa: ma nel 1974 Giulio Cencetti, ultimo Comandante del Battaglione, scende per sua richiesta, tra i suoi Marò. Ma quella Tomba, ormai, attende altre discese e sembra non bastare più: con Alessandro Pocek, Mario Tedeschi, Alberto Gattoni del Barbarigo e il senatore Franco Infantino grande invalido e già ufficiale della G.N.R. Troviamo la volontà e le forze economiche per riesumare e ricontrollare quelle 100 piccole cassette ed allargare in profondità le pareti della Tomba.

        Ed è ancora quella lastra, alla Arciconfraternita dei Trapassati, ad essere la meta dei nostri pellegrinaggi durante i nostri incontri.

CADDERO COMBATTENDO ALLE PORTE DI ROMA.

        Mi sembrava che qui avessero trovato pace: "…addio, fratello mio, avevi solo 17 anni" recita un foglietto trovato su quella lastra.

        Ma anche quando, nel 1987, a Lerici, durante un Raduno del Barbarigo, Alessandro Tognoloni – medaglia d’oro – poeta e architetto – lancia l’idea della creazione di un simbolo in terra Pontina, noi non pensavamo a riconoscimenti: la nostra era ancora una Storia da dimenticare?

        Eppure, ecco, il 16 giugno 2005, soldati italiani hanno accompagnato 65 piccole cassette nel Campo della Memoria che è ora "Sacrario di guerra dei Caduti della RSI".

        Non so se questo è il primo passo verso una nuova pagina di Storia dimenticata: forse noi non arriveremo a vivere questo nuovo cammino verso la verità…

        Ma allora, nel 1946, cercavamo solo un posto dove i nostri giovanissimi amici trovassero pace.

        Grazie, carissimo amico; è dal 16 giugno che mi sto domandando: che cosa volevamo noi, allora quando "arrancavamo" per la dissestata Pianura Pointina?

        Roma 1 agosto 2005                                                                        Raffaella Duelli