Il primo morto della mia vita lo vidi una mattina fredda e umida del marzo 1944. Si chiamava Alberto Spagna ed era più giovane di me, che allora avevo compiuto da poco i 19 anni. La pallottola del cecchino americano la colpì al centro della testa, forando l'elmetto e uscendo dall'altra parte. Lui cadde riverso nella «buca» scavata sull'argine del Canale Mussolini, oggi Canale Italia, dove durante la notte avevamo dato il cambio agli esausti soldati tedeschi, ultimi resti di quella che era stata la 175ª Divisione, agli ordini del generale Friedrich von Schellerer....

... Alberto Spagna, che s'era arruolato volontario ed era venuto al fronte forte soltanto della sua grande passione, non seppe resistere: starsene rintanato gli sembrava una viltà; non vedere il nemico, un fatto ancora più assurdo. E così, appena si fece chiaro, si alzò in piedi per guardare. E morì. Nel fondo della buca, anche quando ebbero portato via il suo corpo, rimase a lungo una pozza nerastra di sangue, che il fondo argilloso della terra di bonifica non riusciva ad assorbire.Ricordo che rimasi a lungo a guardarla, come affascinato; poi cominciarono ad arrivare le mortaiate e, per rintanarmi, scaricai con la scarpa un po' di terra su quel sangue. Da allora è passato mezzo secolo: ma quella mattina di marzo 1944, quel nome, quel sangue, quella passione che aveva portato Spagna e me e tutti noi nel battaglione «Barbarigo» a cercare di «vedere il nemico» e di contrastarlo nella battaglia combattuta alle porte di Roma, non l'ho dimenticati.  ....

(Dalla Premessa)