La testimonianza del gruppo Ostiglia

Palermo ci aspettava... questa è la sensazione che abbiamo provato tutti noi di Ostiglia che abbiamo camminato per le sue strade,  vissuto il clima dei suoi quartieri, i colori e le voci dei mercati, il cielo dello Spasimo, il rincorrersi dei ricordi di piazza Magione  ma soprattutto la sua gente, perché sono le persone che fanno  una città, che la rendono ricca. Con le persone, con ogni singola persona incontrata e conosciuta, abbiamo provato e siamo riusciti ad instaurare una relazione vera ed umana, perché siamo convinti che la persona, nella ricchezza della sua unicità, debba essere al centro dei valori per i quali lavoriamo e spendiamo le nostre idee, i nostri sforzi, le nostre fatiche. L’incontro, il rapportarci, il condividere, ci hanno smosso qualcosa dentro, abbiamo aperto un po' gli occhi, la nostra pigrizia, la nostra, non tanto indifferenza, ma immobilità di fronte a tutto quello che di tragico è successo e succede in questo paese, su questa terra, è stata scossa. E' aumentata la nostra sensibilità, la nostra attenzione, stiamo cercando di trasmetterla a chi ci sta intorno. Non cambieremo il mondo, ma, con il rispetto, l'amicizia, l'ascolto e la  partecipazione potremo almeno tentare di migliorarlo un po'. Ci sembra che le riflessioni di Maria Angela e Azzolino, pur datate, possano offrire spicchi intensissimi dell’amore e del legame che abbiamo per Palermo.

 

Carlo (Ciarla) e Maria Angela, Azzolino, Sara, Marco, Francesco (Sisco), Gianluca, Rossella (Roxy), Daniela, Marco (di Milano), Giulio, Paolo, Gianpaolo,

 

 

Palermo mi aspettava. Palermo ci aspettava: sentivo forte questo richiamo dentro di me. Ed è stato così: Palermo ci aspettava davvero! Dentro la mia mente sono rimasti tanti ricordi, tante sensazioni, anche slegate tra loro, che sono come i piccoli pezzi che compongono un “puzzle”. Alla fine però risulta un grande quadro in cui tutto viene a coincidere: ospitalità, miseria, bambini, solarità, disponibilità, voglia di sorridere, l’arrangiarsi, il chiedere, il dare, i morti di mafia, il volontariato, i preti in prima linea, don Paolo Turturro, la società civile, Baucina…Non ero mai stata in Sicilia, ma un filo invisibile mi legava a Palermo: desideravo incontrare questa gente, e così è stato!

Il primo pezzetto del mio “puzzle” visualizza l’arrivo a Punta Raisi nelle ore più calde della giornata, il sedersi sull’autobus che ci avrebbe portato in piazza Politeama e su questo tragitto sotto il sole un flash che mi blocca l’immagine: alcuni metri di guardrail rosso, è CAPACI. Sì, sono su quell’asfalto nuovo, rifatto di recente per ricostruire un tratto di autostrada devastato. Un forte nodo alla gola, il mio stomaco che si stringe, le immagini viste tante volte alla TV passano rapidissimamente nella mia mente e la forte presa di coscienza che i chilometri che dividevano Ostiglia da capaci non erano poi così tanti; non avevo visto nel ’92 un film, ciò che era successo riguardava anche me, riguardava il nostro paese. E l’autobus prosegue il suo percorso…e così continua anche il mio “puzzle”: in Piazza Politeama, stanchi affaticati, l’aria irrespirabile dal caldo, seduti per terra per mangiare finalmente i nostri panini; ma ecco i primi cittadini ad accoglierci in questa città: due bimbi di non più di quattro o cinque anni, scalzi, con una specie di vestito (?) addosso che ci chiedono l’elemosina fissando ciò che stiamo addentando: avevano davvero molta fame! Ci salutano e corrono via contenti con il loro “pranzo” in mano.

Terza tesserina del mio “puzzle”: indirizzo e cartina di Palermo in mano, cerchiamo la Parrocchia di S. Lucia, la casa di don Paolo Turturro: ci aspetta. Strada facendo ci accorgiamo che stiamo in zona del Borgo Vecchio, non sappiamo ancora cosa voglia dire, che realtà si nasconda dietro la scritta sulla cartina. Lo capiremo bene dopo alcuni giorni vissuti lì! Finalmente arriviamo e capiamo subito una cosa: la nostra porta è di fronte alla porta del carcere dell’Ucciardone, pochi metri ci separano da quella fortezza blindata. E un’altra sensazione e presa di coscienza s’impossessa di noi: vivremo circondati da soldati, polizia, guardie del corpo di don paolo. All’inizio è un po’ traumatico entrare in una realtà di questo tipo; capiremo poi che in tutta Palermo ci sono soldati che girano e che controllano il territorio.

Il mio “puzzle” continua con un altro pezzetto: incontro con don Paolo Turturro. L’ospitalità è nel suo sguardo, nei suoi gesti, nel suo andare e venire in continuazione per chiedere se abbiamo bisogno. I suoi occhi azzurri e così particolari fanno intendere subito che abbiamo a che fare con una persona tanto misteriosa quanto eccezionale; c’è qualcosa che ti sfugge sempre di don Paolo, lo vorresti fermare qualche volta, ma ti accorgi che non ci riesci, che non puoi, capisci che don Paolo non si può fermare, capisci che la persona è di tutti quelli che lo circondano e non. E’ sempre lì, ma è quasi inafferrabile; c’è anche quando non lo vedi perché lo senti, il suo essere è sempre con te.

Il “puzzle” continua con Baucina: campo di lavoro nella casa di “Dipingi la Pace” voluta da don Paolo. Occorrerebbe però un altro “quadro puzzle” solo, per questa meravigliosa e faticosa esperienza; per gli incontri avuti con persone che hanno avuto morti di mafia, per aver discusso con chi è in guerra ed in prima linea contro la mafia. Sono sicura che qualcun altro racconterà di Baucina!

A me non resta che dire: grazie Palermo, grazie don Paolo Turturro, grazie, Baucina. Sento che mi aspettate ancora. Tornerò!

Mariangela

25/12/1994

 

 

PALERMO, finalmente!

Da parecchi anni una sorta di cordone ombelicale, fatto di interesse, stupore, ammirazione e di intense relazioni umane mi lega “stranamente” a Palermo; e pensare che, fino a tre settimane fa, non avevo mai messo piede in terra di Sicilia.

Il 13 agosto, finalmente, spinto anche da Ciarla e Mariangela sull’onda della bella esperienza vissuta lo scorso anno dai ragazzi del gruppo scout, sono partito insieme a loro due, a Paolo, Giampaolo e Gianluca.

Ciascuno di noi probabilmente, era spinto anche da proprie personali motivazioni; certamente tutti eravamo accomunati dalla stessa voglia di vedere, toccare con mano, esserci o ritornarci. Avevamo un programma di massima, molto flessibile, ma basato soprattutto sul desiderio di:

1)     essere vicini e dare una mano, anche praticamente, a padre Turturro per il suo centro “Dipingi la Pace” di Baucina;

2)     rinsaldare antichi e più recenti rapporti con persone la cui conoscenza aveva segnato il nostro vivere (e mi riferisco a Rita Borsellino, a Padre Porcaro, alla famiglia Agostino, al sindaco Orlando, a padre Pintacuda…), per testimoniare a loro, impegnati “in trincea”, la nostra solidarietà anche con la vicinanza fisica.

E Palermo, non ci ha delusi, anzi, ci siamo sentiti veramente accolti come vecchi e cari amici, e abbiamo vissuto 12 giorni “pieni” di fatica ma anche di intensi e stupendi rapporti umani.

Abbiamo lavorato, spesso duramente, a Baucina come manovali, carpentieri, cucinieri, rendendoci disponibili per le varie necessità di padre Paolo e del suo centro; abbiamo giocato con i bambini di Borgo Vecchio, godendo della loro “ingiustificata” allegria e della loro straordinaria ed affettuosa capacità di comunicazione; abbiamo incontrato persone e visitato luoghi veramente significativi. Ci siamo immersi con grande disponibilità in questa terra, ricca di splendori, di storia e di meravigliose testimonianze di civiltà, ma anche di “incomprensibili” situazioni di degrado.

A Palermo infatti abbiamo scoperto che possono convivere, nella strana unitarietà di un’unica città, le “bellezze” della cattedrale, del duomo di Monreale, della chiesa dello Spasimo, dell’orto botanico, di Palazzo dei Normanni e di mille altre meraviglie, insieme alle “miserie” di zone come quelle che abbiamo visitato a Borgo Vecchio, al Brancaccio, all’Acquasanta, alla Kalsa, nella Vucciria. Così come convivono nella stessa terra, persone di ineguagliabile civiltà, gentilezza, ospitalità, impegno civile, unitamente, purtroppo, a rilevanti presenze di delinquenza mafiosa.

Palermo città dalle tinte forti dunque; nelle strutture residenziali e nei monumenti, così come nelle persone, non sembra ci sia spazio per le sfumature, per i toni delicati, ma sembrano prevalere nettamente i chiaroscuri dai contorni netti e ben marcati.

E netta e ben marcata è sembrata anche la presenza delle Istituzioni e della Chiesa. Può darsi che il nostro fosse un osservatorio privilegiato, ma abbiamo sentito spesso parlare bene dell’impegno della Magistratura e dell’Amministrazione Comunale (molto meno bene si parla della Regione per la verità), ed esprimere apprezzamenti per il servizio svolto dalle forze dell’ordine. Giudizi ancor più positivi, poi, sono espressi nei confronti dei rappresentanti della chiesa palermitana, di quei sacerdoti, e sono molti, che sono impegnati in prima linea nei quartieri più “difficili”, a contatto con realtà di degrado e di disagio inimmaginabili per chi vive in una tranquilla cittadina della Val Padana. E sono molto spesso i “ragazzi di strada” che non solo parlano in modo entusiastico dei loro sacerdoti, ma che dimostrano anche con l’impegno nelle cose concrete la loro voglia di riscatto e di crescita civile e sociale.

E proprio per questi sacerdoti e per i loro ragazzi che dobbiamo pensare a cosa poter fare anche per il prossimo futuro: con Padre Paolo abbiamo abbozzato qualche idea, abbiamo appena delineato qualche ipotesi di future collaborazioni, Certo, qualcuno di noi manterrà i contatti e tornerà ancora per dare una mano; ma non si potrebbe fare qualcosa di più?

E’ un sogno pensare ad un maggior coinvolgimento a livello di comunità parrocchiale?

E’ un sogno pensare di offrire l’ospitalità delle nostre famiglie, nei periodi di vacanza con modi e tempi da pensare e concordare, a qualcuno dei bambini e dei ragazzi del Borgo Vecchio?

E’ un sogno pensare a………..?

Azzolino

10/09/1995

   

Aprile 2000

A volte i sogni si avverano!

5 anni dopo … il legame Ostiglia-Palermo si è consolidato diventando una bella e concreta realtà.

Alcuni di noi scendono a Palermo più volte l’anno, in occasione di qualche evento particolare, o anche solo per ritrovare quelli che ormai sono diventati “VECCHI AMICI”.

Leoluca Orlando, Giancarlo Caselli, Biagio Conte, padre Paolo Turturro, don Cosimo Scordato … non sono più soltanto “nomi illustri”, ma hanno anche un volto e un cuore per molti ostigliesi, così come altri “palermitani” meno noti ma non per questo meno cari.

Rita e la sua famiglia sono addirittura di casa ad Ostiglia.

Le nostre Manifestazioni per la Pace degli ultimi anni sono state caratterizzate da temi e testimonianze che hanno visto in primo piano l’affermazione  dei valori della legalità e della partecipazione civile, in strettissima colleganza con l’esempio di Paolo e Giovanni.

L ’associazione ostigliese NAMASTE ha dedicato la propria sede al “bambino mai nato” nipotino di Vincenzo e Augusta Agostino, tragicamente ucciso nel seno materno, insieme a mamma e papà, ancora prima di vedere la luce. Ha pure attivamente partecipato, con il suo presidente, alla Carovana Antimafia nel dicembre scorso.

E i bambini del Borgo Vecchio, i bambini “scannazzati” di padre Paolo e di Dipingi la Pace, ormai da quattro anni vengono ospitati nelle nostre famiglie con i loro animatori per una gioiosa e serena vacanza nel periodo estivo. E l’esperienza continuerà anche quest’anno.

Nessuna voglia di autocelebrazione; siamo consapevoli che tutto questo è poca cosa, ma è pur sempre quello che, nel nostro piccolo, possiamo e sappiamo fare!

A volte i sogni si avverano, e, quando questo avviene come in questo caso, è molto bello.

Grazie Palermo!

                                                                                                                                       Azzolino