La testimonianza di Maria Teresa

Non dimenticherò mai quel 19 luglio 1992.

La televisione mandava in onda di continuo immagini di Via D’Amelio.

Ero annichilita. La mia sicilianità venne fuori dirompente con tutte le sue contraddizioni e con quel terribile dissidio tra l’amore per una terra che partoriva colori, sapori, profumi e l’odio per quella stessa terra che uccideva impietosa e gettava il nero del lutto su chi di più l’aveva amata. Quanta rabbia.

Per la prima volta presi coscienza di cosa significava essere siciliana, in quel momento capii che anch’io stavo portando sulle mie spalle il peso di un’immane responsabilità.

Giovanni il 22 maggio, Paolo il 19 luglio: entrambi siciliani, entrambi amavano la loro terra, entrambi dalla loro Sicilia erano stati annientati con un carico di tritolo.

Dovevo fare qualcosa. Dovevo fare di tutto perché l’odio non prendesse il sopravvento sull’amore.

Avevo il dovere di costruire. Tutti noi avevamo il dovere di continuare l’opera Che Giovanni e Paolo avevano iniziato. Fu così che cominciai a documentarmi, a leggere, finché tre anni dopo, nel 1995, incontrai Rita Borsellino e Nino Caponnetto. Li invitai per una giornata organizzata dal gruppo Fuci di Comiso dedicata all’educazione alla legalità. Quell’incontro fu straordinario. Paolo viveva in loro, attraverso la loro fierezza, la loro dignità e la loro serenità seppero donarcelo quel giorno di settembre ed imparammo ad amarlo come uomo oltre che come magistrato. Ma Dio aveva deciso di darmi ancora molto e così nel 1996 conobbi Toto Borsellino e la signora Maria, mamma di Paolo, Toto e Rita: guardarla seduta sulla sua poltrona era un dono, quanto rispetto per quella dignità con cui portava dentro il suo dolore, quanta ammirazione per la sua severa dolcezza, quanta tenerezza per una madre che dal 1992 nutriva il desiderio di rincontrare suo figlio. La porterò sempre nel mio cuore.

Questi incontri sono stati per me fondamentali.

Da allora la consapevolezza e la fierezza del mio essere siciliana mi hanno portata ad alimentare in me l’amore per la mia terra e la mia gente e ad impegnarmi giorno dopo giorno affinché le cose cambino. Non è facile, ma amare non è facile, ci vuole pazienza, tenacia, fiducia, che ogni anno crescono sempre di più quando in occasione dell’anniversario della morte di Paolo ci troviamo tutti in via D’Amelio. Siamo proprio tutti ogni anno: io, Marta, Barbara, Claudio, Cecilia, Emilio, Giulia, Cristina, Elisabetta e ogni anno conosciamo qualcun’altro. Anno dopo anno qualcuno si aggiunge ai ragazzi di Paolo, tutti insieme con Rita, Toto, Nonno Nino, tutti insieme a Paolo, Giovanni, la signora Maria.

E ogni anno in quei giorni condividiamo le gioie di nuove conquiste e talvolta anche la rabbia di qualche sconfitta, ma tutti insieme non perdiamo la grinta per continuare “ciascuno nel suo piccolo, ciascuno per quello che può, ciascuno per quello che sa” come diceva Paolo.