LA MODA NEL QUATTROCENTO

Gli elementi caratteristici dell'arte del Quattrocento si ritrovano nella moda del secolo che è armoniosa, raffinata ed elegante, sobria, luminosa, lineare, la moda adatta ad esaltare uomini e donne che vivono nel mondo vagheggiato dagli Umanisti, nella città ideale progettata dai nuovi architetti.

Si affermano e diventano di uso comune alcune novità del secolo precedente. Quando nel fervore di vita del Trecento  mercanti e banchieri arricchiti e potenti gettano le basi delle future signorie e cominciano ad impreziosire le loro dimore, ancora prive di mobili, con ornamenti vari (letti, drappi alle pareti ed a terra), cambia anche la foggia degli abiti e particolarmente di quelli maschili, non 

senza, naturalmente, rimproveri e disgusto da parte dei "benpensanti" che vedono nei cambiamenti del costume un influsso straniero ed un cedimento delle buone abitudini e tradizioni locali. In realtà è il vecchio ordinamento feudale che, da tempo minato, si sta sgretolando in tutta Europa, con notevoli conseguenze in ogni campo.Per secoli gli uomini avevano indossato vesti lunghe e larghe "a modo di togati romani" (Villani); ora essi adottano  vesti strette e corte ad 

imitazione degli Spagnoli. 

Sulla camicia, raramente in vista, indossano un farsetto imbottito e trapuntato (Zuparello, zupa - da cui poi giubba - zupeta) e sul farsetto la gonnella (cotta, tunica) che nei primi decenni del Trecento è lunga, con maniche, serrata ai fianchi da una cintura, poi subisce graduali trasformazioni:le maniche possono essere aderenti o tagliate in sbieco e pendenti; la gonna si stringe e, liscia o con pieghe, segue le linee del corpo; il busto diventa aderente e, affinché la gonnella possa essere indossata, nasce la necessità dell'abbottonatura ed i bottoni diventano importanti e preziosi. 

Assume peso la figura del sarto che deve ormai essere bravo nel taglio. Mentre infatti in precedenza le maniche non  erano staccate e cucite, ma venivano ricavate da una sola pezza, ora esse sono tagliate a parte e cucite alla spalla. Sono poco pratiche, non danno agio alla spalla e flessibilità al gomito e si rompono facilmente, (così che nel Quattrocento si dovranno introdurre delle modifiche, ma il problema della scalfo verrà risolto solo dopo secoli), tuttavia sono del tutto nuove. Scompare l'uso delle braghe, sostituite dalla calze solate che si allacciano al farsetto. 

Sono calze di panno, non elastiche, che richiedono una grande abilità da parte del sarto, perché possano essere aderenti alla gamba ed alla coscia; sono staccate l'una dall'altra e lasciano in vista la camicia e le altre parti del corpo solitamente coperte dalle braghe (come ci ricorda, tra gli altri, il Boccaccio, nel suo "Commento alla vita di Dante").

 

Gli uomini più ricchi e di elevata posizione indossano sulla gonnella una guarnacca, sopravveste corta ed elegante, con o senza maniche.  Sopravveste lunga è la cioppa

A Firenze s'indossa il lucco, sopravveste aperta davanti e chiusa al collo da ganci o lacci, con ampie fenditure laterali per far passare le braccia.  Altre sopravvesti importanti sono la pellanda, la toga (che ha maniche ed un piccolo collo dritto), ed il tabarro, indumento serio, in genere non raffinato, ma talvolta foderato di pelliccia e di tessuto pregiato.  

Sopra tutte le sopravvesti si porta il mantello, comune a tutte le classi sociali.Nei primi decenni del Quattrocento la Moda italiana risente del gusto gotico internazionale (il Flamboyant, lo stile fiammeggiante) ed uomini e donne assumono un aspetto longilineo, adottano un'andatura leggermente calibrata all'indietro.Le donne esibiscono alte acconciature che evidenziano la fronte artificialmente depilata. Scomparsa la trecentesca scollatura da spalla a spalla, la veste femminile arriva fino alla fontanella della gola e s'avvalla leggermente di dietro. 

La linea della vita è segnata alta, sotto il seno, le maniche sono in genere molto ampie (le leggi suntuarie permettono un'ampiezza di tre metri, ma c'è chi supera i limiti), la gonna finisce nelle morbide onde dello strascico.  Le leggere scarpette a punta sfiorano appena il suolo, che le snelle figurine sia maschili che femminili sembrano pronte ad abbandonare nel loro slancio verso l'alto. È la linea gotica che dall'arte passa alla moda.  

Quando s'imporrà nell'arte e nella vita il nuovo gusto classico, lo sviluppo da verticale diventerà orizzontale, ogni influsso oltremontano verrà dimenticato per lasciare il posto alla grande Moda italiana, che per circa due secoli detterà legge in Europa.  

Muta anche l'ideale della bellezza femminile. Alla donna angelicata cantata da Dante e dai poeti del Dolce Stil Novo si sostituisce quella che ci fa conoscere Lorenzo il Magnifico quando descrive la bella ed onesta Simonetta Cattaneo, moglie di Amerigo Vespucci, amata da Giuliano de’ Medici, 

 immortalata nelle opere di Botticelli e    Piero di Cosimo, una donna più naturale  e terrena, ricca di qualità spirituali oltre che di bellezza fisica.