Elementi dell'abbigliamento maschile

Gli uomini del Quattrocento sono decisamente eleganti; le loro vesti tendono a mettere in evidenza la linea del corpo e, se madre natura non è stata generosa, intervengono sapienti imbottiture.

È una bellezza un po’ effeminata quella che l'iconografia ci ha tramandato e la moda del secolo ben s'addice ai giovani, snelli efebi dal corpo asciutto che all'inizio del Quattrocento portano lunghe chiome ad incorniciare i volti glabri e che amano uscire vestiti del solo farsetto e delle calze braghe che li fasciano e che, quando indossano la sopravveste, scelgono una elegante, corta giornea.

Le persone anziane, i dottori, gli ecclesiastici, indossano vesti lunghe fino ai piedi; soltanto quando sono in casa restano in farsetto e calze.  

I giovani signori ed i loro domestici indossano gli stessi elementi dell'abbigliamento.

 La servitù è all'epoca status symbol; quanto più essa è numerosa e quanto meglio è vestita, tanto più ricco e potente si rivela il signore. Non si bada a spese per rifornire i servitori di livree ed abiti, specialmente in occasione di manifestazioni pubbliche, feste, visite a signori in altre città.  .

Continua l'uso del cappuccio trecentesco, nel modello detto a gote, che, variamente ornato, incornicia strettamente il viso, ma sempre più frequentemente il cappuccio viene indossato in modo nuovo (foggia da una parte e becchetto dall'altra) destinato ad avere in seguito grande diffusione ed evoluzione.  

Il farsetto, indumento corto con maniche, segue la linea del busto e scende un poco sotto la vita. È abbottonato sul davanti ed è fornito di occhielli e lacci per sostenere le calze solate prima, le calze braghe poi. Tra il farsetto e le calze compare spesso la camicia.

Anche la gavardina è una veste corta, spigliata ed elegante, forse di origine spagnola.

Sul farsetto s'indossa la veste, indumento che può essere di tessuti e lunghezza vari, con maniche o senza, aperta ai fianchi o solo davanti e che prende nomi diversi.

Spesso i giovani amano portare una leggera ed elegante vestina, stretta in vita da una cintura o da un cordone.

La veste invernale è la pellanda o cioppa, indumento importante anche nell'abbigliamento maschile, spesso foderata di pelliccia, con maniche ampie, ornate di ricami e passamanerie; quando il tempo è brutto, è completata da un cappuccio.

Come quella femminile, la giornea è aperta ai fianchi; può essere corta o lunga ed è stretta in vita da una cintura a formare ricche pieghe.

Elegantissime e ricche (talvolta anche troppo) sono le guarnacche, mentre il lucco mantiene il suo aspetto serio, quando non addirittura severo.

Altre sopravvesti sono la cappa ed il gabbano. Su tutto si porta il mantello.

Il copricapo italiano caratteristico del Quattrocento è la berretta; ha forma rotonda, lievemente conica, ed è senza bordo. Sono varianti la berretta dottorale e quella alla capitanesca.

Si continua ad usare il cappuccio, variamente acconciato intorno al mazzocchio.

I cappelli, di forma rotonda, si portano in genere durante i viaggi.

Alla fine del Trecento la pettinatura degli uomini è semplice e severa; i capelli sono tagliati in tondo, a mezzo orecchio, ma verso la metà del Quattrocento il viso dei giovani uomini, sempre completamente rasato, viene incorniciato da una lunga capigliatura fluente.