Arte copta in ETIOPIA  - l'anno copto-etiopico 2

L'arte cristiana, d'importazione, ha soffocato in Etiopia lo sviluppo di un'arte spontanea locale, gli artisti hanno però continuato ad esprimersi in forme semplici, immediate.

Tra le pitture dell'altipiano del Cohaito ed i primi documenti dell'Arte etiopica che ci sono pervenuti corrono circa dieci secoli di tenebre, ma quando essa ricompare, nelle pitture, nei codici miniati, non è più ai suoi primi passi, né si rivela genuina, indipendente; sembra piuttosto ricca di una tradizione secolare che ha subito gli influssi delle culture con le quali il popolo etiopico è venuto a contatto.

Che ne è stato di tutta la produzione intermedia? La storia di questa terra risponde alla domanda. Tutto è andato distrutto nel periodo tenebroso e leggendario che ha visto l'impero di Axum messo a ferro e fuoco dalle tribù del Semien, comandate da una non meno leggendaria regina, e che ha visto sorgere l'astro della dinastia Zegué.

Non è per caso che i primi manoscritti etiopici risalgono al secolo XIV, all'età di Anda Seyon, con il quale i Salomonidi si trovarono di nuovo saldamente e definitivamente sul trono.

L'arte etiopica, così come essa ci appare negli splendidi codici conservati nei musei d'Europa e d'America, viene generalmente indicata come arte di ispirazione bizantina, sottintendendo in questa espressione anche quanto vi è in essa di più precisamente siriano e copto. I primi influssi che essa ricevette furono infatti siriani.

Come abbiamo già visto, dall'altra sponda del Mar Rosso giunsero all'Etiopia le prime notizie della predicazione evangelica con il siro Frumenzio prima, con i Nove Santi poi.

Questi ultimi portarono con sé dal paese di "Rom" i loro manoscritti, li tradussero in ghez, li illustrarono, tenendo logicamente presenti i canoni dell'arte siriaca.