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La Playmate del mese

D'ANGELICO EXCEL CUTAWAY, 1959

Come i lettori più affezionati ricorderanno, qualche tempo fa avevamo presentato su queste pagine una chitarra che per più di un motivo aveva rappresentato un momento storico nell’evoluzione delle archtop americane. Era la prima Excel realizzata da John D’Angelico nel lontano 1934.

Uno strumento straordinariamente elegante, al quale l’equilibrio di forme e decorazione conferiva un aspetto al tempo stesso sfavillante e austero. La prima Excel (o "Exel" come era inciso sulla paletta) era una archtop a corpo intero, costruita con materiali particolarmente selezionati, nata per proporre un’alternativa ancora più prestigiosa alla L-5 "advanced" da poco presentata dalla Gibson. Della L-5 riprendeva le dimensioni generali, ma se ne discostava per alcune scelte tecniche e soprattutto formali, quali le tipiche buche ad f art-déco a linee rette, e la leggendaria paletta con la cupoletta decorativa, derivata dai mandolini fabbricati negli anni ’20 dall’italo americano Ciani.

L’attività di John D’Angelico, il più grande liutaio indipendente che la storia della chitarra americana ricordi, era incessantemente proseguita fin dal 1932, anno in cui il laboratorio al numero 40 di Kenmare Street aveva aperto i battenti. E proprio nel vecchio laboratorio di Ciani, che era anche suo zio, il liutaio aveva appreso i rudimenti del mestiere. Da quel giorno, la lista dei clienti di D’Angelico si era arricchita di alcuni tra i più grandi nomi della musica americana: da Mundell Lowe a Oscar Moore, chitarrista di Nat King Cole, passando per Johnny Smith e Mel Bay, e arrivando a celebrità pop come Mary Kaye. Accanto a questi nomi famosi, un’infinità di chitarristi appartenenti al circuito dei night-club newyorchesi aveva affidato agli strumenti di D’Angelico le sorti della propria carriera, commissionando la realizzazione di alcune tra le più belle chitarre mai costruite.
Certo, nei trent’anni intercorsi tra la produzione della prima Excel e dell’ultima (1964, anno della morte del liutaio) anche la musica americana era cambiata, e con essa le esigenze e i gusti dei chitarristi. 

Se le prime chitarre erano nate con l’obiettivo di fornire al musicista un poderoso strumento ritmico dotato del cutting power necessario a tenere testa - non amplificato - a rumorose sezioni di fiati, arricchito da una rotondità di suono che ne consentiva l’uso solistico per ambiti prevalentemente extra-jazzistici, le più moderne Excel erano sostanzialmente diverse. 
La spalla mancante, introdotta da D’Angelico solo nel 1947 e divenuta la norma negli anni ’50, era il chiaro segnale di un’evoluzione rivolta verso un impiego solistico della chitarra, la cui posizione nella musica del tempo era divenuta assai più importante rispetto agli anni passati.

 

La chitarra che vedete illustrata è un eloquente esempio di tale processo evolutivo. Era stata commissionata, come risulta dalla fattura originale di D’Angelico, nel 1959 da Frank Taurisano, ed era fin dall’inizio destinata ad essere equipaggiata con un pickup DeArmond del tipo sospeso (il modello è il Rhythm Chief 1100 dorato con poli regolabili), ancora oggi presente e perfettamente funzionante. Com’è noto, la concezione di strumento elettrico che aveva D’Angelico era sostanzialmente quella di una normale archtop acustica con un pickup aggiunto senza forare il top. Spesso tale soluzione dotava le chitarre di un’appendice con i controlli di tono e volume sospesa al battipenna, non troppo elegante a dire il vero, anche se ormai legata alla classica iconografia delle D’A. In questo caso, la soluzione scelta è più semplice ma al tempo stesso più raffinata: un solo controllo di volume e la presa del mini-jack sono alloggiati nell’angolo inferiore del maestoso battipenna sollevato.

 

Per il resto la chitarra è un tipico esempio delle Excel realizzate in quel periodo: la paletta ha assunto proporzioni ancora maggiori, e si allarga in cima a formare una voluta ancora più ricca, pur se in essa si riconosce ancora – in versione ‘anabolizzata’ - l’impronta mandolinistica di Ciani. Le meccaniche Grover Imperials contribuiscono ad esaltare il look sontuoso dello strumento, così come la ricchezza e precisione del binding (un lavoro affidato in quegli anni alle mani del giovane collaboratore di D’Angelico, e suo futuro erede, James D’Aquisto). Naturalmente, quello che colpisce è la bellezza del legno… l’abete del top ha venature che si allargano man mano che ci si avvicina all’esterno del corpo, mentre l’acero del fondo e del manico ha una fiammatura regolare ed eccezionalmente bella.


Dall’immagine in cui le due Excel sono affiancate, le differenze risaltano immediatamente: oltre alle forme generali, si noterà anche la tonalità del sunburst, assai più rosso nella ’59 che non nella ’34, che ancora si ispirava al  Cremona Brown delle vecchie L5. I larghi intarsi in madreperla, che erano a loro volta decorati da disegni incisi in nero nella ’34, abbelliscono la tastiera in ebano. Quest’ultima non ha la tipica terminazione appuntita delle vecchie Excel, ma la soluzione ‘retta’ che contraddistingue gli strumenti concepiti fin dall’inizio come ‘elettrici’, prestandosi in modo più funzionale ed elegante all’alloggiamento del pickup sospeso. Altra differenza degna di nota è la presenza di un truss-rod regolabile e non più fisso, introdotto sulle D’Angelico solo da quando erano scaduti i termini di protezione del brevetto Gibson. Sorprendentemente simile è invece il ponte, in ebano e privo di sagomatura della selletta, caratteristico della concezione del vecchio liutaio newyorchese. Lo stesso D'Aquisto avrebbe riconosciuto in tale formula la soluzione più indicata per un’equilibrata intonazione delle archtop.

La struttura è anche contraddistinta da un manico in acero fiammato composto da un unico pezzo, mentre le prime Excel avevano una costruzione laminata in cinque pezzi acero-mogano-acero: tale nuova soluzione testimonia l’estrema fiducia del liutaio nella stabilità delle sue creazioni, e contribuisce non poco all’eleganza complessiva della chitarra.

Le catene che rafforzano il top sono nel classico schema ad X, e come in tutti gli strumenti destinati fin dall’inizio ad essere amplificati sono leggermente sovradimensionate, per contrastare maggiormente la tendenza al feedback. Ciò non toglie nulla alle qualità acustiche della Excel. Forse un po’ di volume, ma il suono resta splendidamente bilanciato, leggermente compresso…. e il volume acustico, non dimentichiamolo, non era più l’obiettivo principale da raggiungere, a differenza delle chitarre degli anni ’30.

Il suono elettrico delle D’Angelico equipaggiate con il DeArmond è tra le voci più riconoscibili e classiche della musica jazz, e se avete in mente le vecchie registrazioni di Johnny Smith, di Kenny Burrell, o del trio di Nat King Cole con Oscar Moore alla chitarra, capirete di cosa sto parlando.

Opere d’arte realizzate dal maestro della liuteria moderna, destinate alla creazione di nuove opere d’arte nelle mani dei maestri della musica moderna. Questo il fascino incomparabile e senza tempo delle D’Angelico, le più belle chitarre jazz del mondo

 

Nino Fazio

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