profili
FREDDIE KING
Sembra che per esaltare la grandezza
del cantante e chitarrista nato a Gilmer, Texas nel 1934,
la critica non riesca a pensare ad un complimento
migliore della famosa frase di Eric Clapton (F. King
mi ha insegnato tutto quello che c'era da sapere, ma
soprattutto come fare l'amore con la chitarra). E in
effetti l'impronta lasciata da questo straordinario
artista su più di una generazione di musicisti rimane
estremamente nitida, per quanto pochi altri siano
riusciti ad avvicinarsi al sapore insieme brutalmente
fisico ed emotivamente intenso della sua musica.
Del Texas aveva conservato solide
influenze, musicali e di showmanship, ma
l'esplosione della sua carriera è piuttosto legata
all'ambiente di Chicago, sul finire degli anni '50.
Accanto alla dura musica del Southside, la musica del
ghetto di Muddy Waters o Howlin' Wolf, che faceva
leva sull'impatto sonoro d'insieme del gruppo elettrico e
sulla voce del leader, e con profonde radici Delta, una
nuova 'corrente' artistica si sviluppava nei bar del
Westside: la lezione di B.B. King si faceva strada nella
Windy City attraverso lo stile di giovani chitarristi
come Otis Rush, Magic Sam, Buddy Guy. Le 'battaglie del
blues' tra gli scalpitanti solisti infiammavano i locali
di Chicago, e plasmavano una nuova musica, più moderna e
incentrata sulla chitarra elettrica, protagonista
indiscussa della scena. Su questa scena irrompe un
giovanottone texano, chiamato Frederick Christian, ma che
si fa chiamare Freddy King, col cognome della madre, dal
sapore evidentemente più blues... Ha un'ammirazione
profonda per Muddy Waters, ma anche per B.B. King, e una
tecnica niente male - unita ad un notevole egocentrismo -
fa di lui la persona giusta al momento giusto per le
nuove tendenze musicali . Qualche esperienza in sala di
registrazione (notevole la session con Smokey Smothers
nel 1960), poi l'incontro col pianista e compositore
Sonny Thompson, che lo guida verso le prime incisioni per
la King/Federal, sempre nel 1960.
Tra i primi brani registrati
con Thompson c'è anche la riproposizione di un
vecchio tour-de-force slide di Hound Dog
Taylor, uno strumentale ribattezzato Hideaway,
che schizza inaspettatamente ai vertici delle
R&B charts. Altri brani incisi in queste
prime sessioni si rivelano, se non degli hit
altrettanto eclatanti, composizioni estremamente
solide, realizzate con strumentazione essenziale
e tecniche approssimative, eppure
straordinariamente intense: blues lenti come Have
You Ever Loved A Woman,
grintosi shuffle come I'm
Tore Down, strumentali
in bilico tra blues e surf come San-Ho-Zay o The
Stumble, sono ancora oggi
considerati dei classici della musica nera. |
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Le
apparizioni televisive alla trasmissione The
Beat del 1966 e cd come Texas
Sensation documentano
efficacemente questo periodo della carriera di
Freddy King. Il successo non è sempre facile da
gestire, e la vicenda di Freddy non fa eccezione:
un innato esibizionismo lo porta a girare su una
Cadillac decappottabile con troppe rate ancora da
pagare e a vestire nel modo più cool possibile,
ma sul finire degli anni '60 il blues conosce un
periodo di intensa crisi, e neanche King riesce a
capire troppo bene cosa sia più opportuno fare:
il pubblico nero si è spostato verso il soul,
quello bianco stenta ancora a riscoprire le
radici della musica dei propri idoli. Gli album
incisi all fine del decennio, non privi di
momenti
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emozionanti,
sembrano risentire di questo disorientamento, una
sorta di crisi di identità musicale. Eppure
saranno proprio le giovani generazioni bianche a
decretare, agli inizi degli anni '70, la
definitiva consacrazione internazionale di Freddy
(che d'ora in poi sarà per tutti 'Freddie')
King. Sulla scia del successo dei nuovi
"guitar heroes", il produttore e
musicista Leon Russell realizza per la Shelter
degli album in cui il suono di King è
decisamente rinnovato, reso più vicino ai gusti
di una platea più vasta, ma non per questo
svuotato della sua essenza. Questo seconda fase
della carriera di Freddie porta all'incisione di
capolavori come Woman Across
The River e Texas
Cannonball, e a
numerose tounèe europee, nelle quali la carica
straordinaria dell'artista texano riceve il
giusto riconoscimento.
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Era
all'apice della sua fama, impegnato in mille
concerti, progetti e sogni quando , nel 1976, la
morte lo colse all'improvviso, a soli quarantadue
anni. Di lui restano molte registrazioni (troppi
'Live in Europe' postumi), sempre eccezionalmente
intense anche quando la routine fa
inevitabilmente capolino, il ricordo di un uomo
generoso, ma forte ed egocentrico (è famoso il
suo unico suggerimento al tecnico del suono:
"Alza me, e abbassa tutti gli altri."),
uno stile fatto di feeling, irruenza, sudore e
bending emozionante, un voce alta, aspra, nata
per cantare il blues. A chi gli chiedeva se fosse
parente di B.B. e Albert King, rispondeva
sornione:
"Siamo fratelli.
Solo che non abbiamo gli stessi genitori."
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Le chitarre di
Freddy King
Se l'immagine della 'palla
di cannone del Texas' resta legata per tutti gli
amanti del blues alle semisolide Gibson, occorre
ricordare che i suoi primi successi degli anni
'60 vennero registrati con una Les
Paul Gold-Top della metà degli
anni '50, nella versione con due P90 soapbar e
l'attaccacorde 'stop' che fungeva anche da ponte.
Solo più tardi Freddy acquistò di seconda mano
una ES 345 Stereo
del '59-'60 con battipenna lungo, come quella che
vedete nella foto ma con finitura cherry red e
anello del Varitone dorato. Altre 335 e 345 si
alternarono tra le sue braccia, prima della
definitiva scelta per la ES
355 rossa (vedi l'archivio della nostra Lista), che in quegli anni era
usata anche da B.B. Come il suo omonimo, anche
Freddy teneva costantemente smontata la leva del
vibrato, apportando talora delle modifiche, come
l'inserimento di un attaccacorde 'stop' per
incrementare il sustain. Occorre anche ricordare
che Freddy non usava il plettro, ma un thumbpick
in plastica per il pollice e un fingerpick
metallico per l'indice della mano destra, secondo
quanto appreso da chitarristi più anziani di
lui, come Jimmy Rogers.
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