La Playmate del mese

 

Gibson Les Paul Special, 1961

Piccola, rossa, e cattiva. Nella grande e variegata famiglia delle Les Paul, la Special a doppia spalla mancante rappresenta uno degli elementi più sottovalutati, e tra i meno "visti" e conosciuti, almeno per il musicista-tipo italiano (ammesso che esista!). La sua storia nasce tra il ’54 e il ’55, nel cuore dell’era più fertile e felice della produzione Gibson, legata alla figura geniale e carismatica di Ted McCarty (…vi rimando all’intervista di Pierpaolo Adda su un recente Tuttochitarra): a due anni dall’introduzione della prima versione della Les Paul, mentre dalle parti di Fullerton, California , ‘qualcosa di nuovo’ bolliva nella pentola della Fender, la casa di Kalamazoo decise di ampliare la propria produzione nel campo delle chitarre solid body, introducendo due nuovi modelli LP, la Custom e la Junior.

Mentre la prima, con il suo colore nero, l’hardware dorato, il pickup Alnico al manico e la ricca decorazione in madreperla si proponeva come versione ‘di lusso’ della Gold Top standard, concepita per il musicista professionista che dalla tradizione Gibson si aspettava prestazioni elevate e finiture di assoluto prestigio, la Junior era una rivisitazione semplificata del design Les Paul: un unico pezzo piano in mogano per il corpo, senza il top intagliato, un solo pickup al ponte, finitura sunburst e meccaniche efficaci ma economiche. Lo straordinario – e immediato – successo della Jr., al quale contribuì senza dubbio il prezzo al di sotto dei cento dollari, convinse presto McCarty a lanciare sul mercato due nuovi modelli: la TV, versione chiara della Junior, e la Special, presentata nel 1955.

La Les Paul Special era destinata ad inserirsi nella fascia intermedia tra la Standard e la Junior: come quest’ultima aveva il corpo piano in mogano, ma se ne differenziava per i due pickup P90 senza ‘dog ears’, e dunque con la ormai mitica forma a saponetta (soap-bar), per il binding alla tastiera e per la finitura chiara presa in prestito dalla TV.

Tutte le chitarre di questa serie subirono un radicale restyling nel 1958, con la trasformazione in doppia spalla mancante, e la nuova Special, presentata al NAMM di quell’anno, seguì la sorella minore adottandone la finitura cherry red. Questo disegno rappresenta, nella opinione di chi scrive, uno degli esperimenti meglio riusciti dell’intera storia della Gibson: grazia, leggerezza, efficienza nel consentire l’accesso a tutta la tastiera, fanno delle piccole Doube-Cut dei veri gioielli, animati dalla esplosiva associazione del suono dei P90 con il corpo solido in mogano. I primi modelli di Special, tuttavia, avevano il pickup al manico posizionato talmente vicino alla fine della tastiera che la cavità destinata ad alloggiarlo finiva per indebolire pericolosamente la zona critica dell’incollaggio tra corpo e manico: venne allora modificato lo schema di pickup e controlli, portando il primo pickup un po’ più indietro, e con questa configurazione la Les Paul Special venne prodotta fino al 1961. 

Da notare anche che gli ultimi modelli prodotti non portano più la firma di Les Paul sulla paletta per una temporanea interruzione nel rapporto di endorsement con il chitarrista, e in effetti negli stessi cataloghi della Gibson dal Novembre ’59 le chitarre sono chiamate semplicemente SG (Solid-Guitar) Special: SG che ovviamente non hanno nulla a che vedere con la linea ‘Diavoletto’ che avrebbe rimpiazzato in blocco il design delle Les Paul di lì a poco.

Con il suo numero di serie 608xxx, la chitarra che vi presentiamo da queste pagine appartiene certamente alle ultimissime Les Paul Special prodotte. Anzi, proprio tale dettaglio rimanderebbe al 1962, anno in cui sappiamo con certezza che il disegno delle LP aveva già decisamente imboccato la strada SG. Le caratteristiche dello strumento lo collocano in una posizione particolare: la firma di Les Paul non c’è più, e fin qui nulla di strano: ma l’elemento più intrigante è il posizionamento del ponte/attaccacorde stile ‘Wrap-Around’. Mentre in tutte le Special, Junior e TV esso è fortemente angolato, non avendo alcuna sagomatura compensativa per favorire una accettabile intonazione, sulla nostra chitarra i due perni ai quali si aggancia sono posti quasi sulla stessa linea, mentre l’intonazione è ottenuta attraverso la versione pre-compensata del Wrap-Around: 

   

e questa soluzione è proprio quella adottata dalle ‘nuove’ SG Junior e Special ‘Diavoletto’ nel 1962! E dato che il corpo non presenta alcuna traccia di modifiche o riverniciature, è plausibile ritenere che lo strumento, realizzato con un corpo certamente pre-’62, sia stato poi completato e immesso sul mercato in quell’anno, con caratteristiche compatibili con le nuove SG. Per il resto, la nostra Special è in tutto conforme alle specifiche ‘classiche’ di questo modello: corpo e manico sono due pezzi unici di mogano, la tastiera filettata è in palissandro con dots segna-posizione, le meccaniche dal bottone in plastica sono Kluson Deluxe montate su due piastrine metalliche, e il logo (a differenza delle Junior), è in madreperla.

 

Il ‘morso’ dei P90 ‘soap-bar’ neri è deciso, con l’attacco tipicamente definito e preciso, e per chi – spero molti tra voi! – ama il blues, uno strumento del genere può rivelarsi una interessante alternativa ad altri ben più celebrati modelli. Ma anche rockers come Keith Richards annoverano le vecchie Special tra i loro arnesi da lavoro più amati.

L’aggraziata linea delle solide Double Cutaway della fine degli anni ’50, troppo frettolosamente messa da parte, rivive oggi una seconda giovinezza grazie alle rielaborazioni prodotte da vari costruttori e la stessa Gibson, impreziosendola con figurati top in acero intagliato, vi ha fatto ricorso per la Les Paul Standard DC, uno dei modelli più riusciti della sua recente storia. Quello che tuttavia continua ad affascinare di più nei modelli che viaggiano con quaranta anni sulle spalle (…mancanti!), è la grande e raramente eguagliata armonia di estetica, suono, leggerezza, semplicità ed efficienza.

Nino Fazio