S. SIMEONE



LA LEGGENDA
Anticamente, secondo quanto si è sempre sentito raccontare per costante tradizione, Bonorva era fabbricata in "Su Monte" (M. Cacau) e aveva per parrocchia la chiesa di San Simeone. Si dice che quella postazione di vedetta fu scelta dalle popolazioni delle valli che circondano l'odierna cittadina per un maggiore bisogno di sicurezza, poichè da quel punto, dove termina l'altopiano di Campeda, si può controllare il vasto territorio sottostante. Infatti quelle popolazioni cercavano un rifugio per potersi difendere dalle incursioni dei Mori i quali, secondo la tradizione locale, dopo aver saccheggiato il litorale di Bosa, si spingevano anche nell'entroterra dalle parti di Bonorva.Inoltre gli abitanti di Bonorva-S.Simeone erano immuni dalle frequenti epidemie di malaria che colpivano le zone insalubri della valle. Si narra inoltre che la scelta di quella sede fu per alcuni versi poco felice, poichè il freddo e i venti erano troppo letali nel corso dell'inverno: i raffreddori, i reumatismi e le febbri reumatiche (Dolores 'e costazzu) decimavano la popolazione del villaggio ed erano, tutto sommato, dei flagelli terribili quanto i Mori e la malaria. Tuttavia gli abitanti di Bonorva-S.Simeone rimanevano rassegnati nel loro nido "d'aquila". Un giorno però, per punire i loro peccati, Dio inviò le "mosche maghedde". Queste mosche punsero e uccisero chiunque incontrassero, lasciando soltanto rovina e desolazione, sino a quando non venne un "uomo giusto" a rinchiuderle in un'anfora che sigillò e sotterrò nella chiesa di San Simeone. Quel sant'uomo avvertì i Bonorvesi che, se non si fossero decisi a vivere come Dio comanda, le mosche apocalittiche sarebbero uscite in qualsiasi momento per castigarli; altrimenti resterebbero sepolte sino alla fine del mondo. Spaventati dalla possibilità di avere nuovamente a che fare con l'insetto catastrofico, i sopravvissuti optarono per l'abbandono della loro infausta sede senza tuttavia doversi ritirare anche dalle proprie terre.
Pertanto, dopo aver lasciato il sito troppo rigido di San Simeone, quella disgraziata popolazione scese dall'alto-piano e si stabilì sulle sue pendici nel luogo propizio di Muristene, dove venne rifondata la villa di Bonorva che ebbe come nuova parrocchia la chiesa di Santa Vittoria.
Si racconta ugualmente che prima di andarsene via dalla vecchia sede i Bonorvesi vollero offrire, come pegno di devozione parte delle loro ricchezze a San Simeone. Il tesoro, rinchiuso in un'anfora identica a quella che custodiva le "mosche maghedde", le fu sepolto accanto e vi si trova tuttora (2) . Chi oserebbe, pur di entrane in possesso, correre il rischio, sbagliando anfora, di liberare le mosche annientatrici ?.
NOTE:
· NOTA N.1 : Poichè S.Simeone era immune dalla malaria queste musche Maghedde non dovrebbero essere identificate con le zanzare anofele che assalivano le località paludose ma con un'altro insetto, alla cui puntura velenosa il popolo attribuiva la diffusione delle epidemie di peste. Come vedremo l'abbandono di S.Simeone dovrebbe essere stato determinato dalla peste del 1376.
· NOTA N.2 : Un'altra versione narra che le due anfore siano sotterrate nella sagrestia della chiesa di San Giovanni.
· ASPETTI MIRACOLOSI O FANTASTICI:
Per punire i loro peccati Dio inviò le "Mosche Maghedde" che punsero ed uccisero chiunque incontrassero, sino a quando non venne un "uomo giusto" a rinchiuderle in un'anfora che sigillò e sotterrò sotto la chiesa di S. Simeone, i Bonorvesi vollero offrire al Santo il tesoro che rinchiusero in un'anfora che sotterrarono accanto alle mosche.

ELEMENTI REALI O ISPIRATORI :
1. Spopolamento di S. Simeone:
2. Appropriamento delle terre dei S. Simeonesi da parte dei Bonorvesi:
3. Trasferimento dei S. Simeonesi nel sito di Bonorva - Muristene.
RIFERIMENTI STORICI:
Nelle fonti relative agli insediamenti umani nella curatoria di Costa de Addes nel 1100 - 1200 S. Simeone non compare. Da ciò gli storici (vedi Deriu) hanno dedotto che in quella sede, in quei secoli, non fosse presente alcun insediamento umano. Tuttavia sappiamo con certezza che quella località era stata sede di insediamenti nuragici, punici, romani e forse anche altomedioevale.
Troviamo per la prima volta S. Simeone citato nelle fonti relative al 1300. Nella seconda metà del secolo infatti la curatoria di Costa de Addes, dopo varie vicissitudini, era entrata a far parte definitivamente del Giudicato di Arborea.
Era allora giudice di Arborea Mariano IV° il quale coltivava l'ambizioso progetto di unificare la Sardegna sotto il suo regno. (per alcuni decenni riuscì a realizzare il progetto). In quel periodo Mariano IV°, attraverso varie guerre ostacolò il tentativo del re d'Aragona a cui la Sardegna era stata concessa (Nel 1297 il papa Bonifacio non si sa con quale diritto, l'aveva concesso a Giacomo II° d'Aragona). La conquista militare Aragonese iniziò di fatto nel 1323. Gli Aragonesi trovarono l'ostinata ribellione dei giudici arborensi, nonchè (con alterne vicende) l'ostilità e la resistenza delle famiglie pisane e genovesi che avevano possedimenti ed interessi nell'isola.
Durante uno di questi periodi di guerra Bonorva e Rebeccu vennero incendiate (1353), Bonorva addirittura distrutta. Il giudice Mariano IV°, per dare un sicuro rifugio alle popolazioni della costa de Addes, assai esposte alle scorribande degli Aragonesi, aveva fatto fondare una "Villa nova" : "Villa Vocata Sanctus Simeon...noviter edificata in quodam monte posito inxta villa destructam de Bonorba". Ma già nel 1388 il villaggio di San Simeone risultava abbandonato probabilmente oltre che per il clima insalubre per una violenta epidemia di peste che si scatenò nel 1376 (vedi la tradizione musca Maghedda) e della quale morì lo stesso Mariano IV°. E' presumibile quindi che gli abitanti di s. Simeone ridiscesero a valle e rifondarono il villaggio di "Bonorba" non più a San Giovanni ma a Muristene attorno alla chiesa di Santa vittoria che divenne la nuova parrocchia. La rinascita di Bonorva dopo un certo periodo di silenzio è documentata senz'altro nella cosiddetta "Ultima pax Sardiniae" del 1388. Nel quale documento appare come un villaggio di minore importanza rispetto agli altri. In quel documento di S. Simeone non c'è più traccia.