TREQUIDDO



LA LEGGENDA
"Terchiddo" era un'altra villa del campo di S. Lucia. Vicino a "Sa riforma" di Monte Cujaru e proprio sul posto occupato oggi dall'azienda Sanna, dove trovasi anche un lago artificiale che ha preso il suo nome, sorgeva molti secoli orsono quando Bonorva manco esisteva " la villa di Terchiddo o Trechiddo". Pur non essendo importante come la città di Rebeccu, Trechiddo era comunque una "bidda manna" fabbricata in una valle amena, ben riparata da un gruppo di colline: "Sas coronas de Terchiddo", "Montiju Ruju", "Monte Longu" e altre, nonché circondata da ottime terre, buoni pascoli, boschi e numerose sorgenti.
Gli anziani di Bonorva dicevano che Terchiddo fu annientata dall'implacabile ira di Dio dopo che un certo Zirone Seche (Gerolamo Sechi) assassinò il rettore di quella villa, "Babbai Sozzu" (Don Sotgiu) mentre questi celebrava la messa e che gli ultimi Terchiddesi, guidati da un segno provvidenziale, trovarono rifugio in Muristene dove innalzarono una nuova villa alla quale diedero il nome di Bonorva.
Secondo quanto narravano quegli anziani Zirone uccise l'ultimo parroco di Terchiddo per gelosia : infatti don Sotgiu gli insidiava la fidanzata Maria Grascia (Maria Grazia).Poiché "Maleprimmalzos" (cugini secondi), Zirone e Maria Grascia si recarono da Don Sotgiu per pregarlo di darsi da fare per ottenere quanto prima la dispensa papale necessaria per potersi sposare. Il rettore, che si era incapricciato di Maria Grascia, promise ma non mantenne. Anzi, se crediamo a quanto riferivano gli anziani di Bonorva, Don Sotgiu si adoperò per distogliere Zirone dal cuore di Maria Grascia. L'indegno sacerdote, per poter disporre con comodo della fanciulla, cercò addirittura di convincerla a maritarsi con uno dei propri fratelli. Nel contempo, servendosi dei congiunti, Don Sotgiu cominciò a fare dei dispetti al povero Zirone: un suo chiuso seminato a grano venne incendiato, il suo bestiame decimato. Alla fine, stanco di attendere invano la tanto sospirata dispensa, esasperato dai soprusi patiti ed accortosi altresì delle attenzioni morbose del rettore nei confronti di Maria Grascia, Zirone meditò la terribile vendetta: eliminare l'iniquo Ministro di Dio! Quindi, una Domenica mattina di tanti secoli fa, mentre nella "cheja mazore" (Chiesa parrocchiale) di Terchiddo, come sempre affollata, Don Sotgiu stava consacrando l'ostia, i fedeli sentirono una forte denotazione e, subito dopo, videro il loro rettore stramazzare ai piedi dell'al-tare. Come se non avesse fatto altro che compiere il proprio dovere, sopprimendo una persona spregevole, Zirone lasciò tranquillamente la chiesa. L'assassino di Don Sotgiu e Maria Grascia scapparono insieme facendo perdere ogni traccia.
Prima di spirare l'ultimo rettore di Terchiddo maledì la villa profetizzandone la rovina.
Infatti, l'ira di Dio piombò su quella villa: dopo la carestia, la peste e la malaria, sopraggiunsero i "cavalli verdi" che distrussero tutto ciò che incontrarono. Nella sua immensa misericordia Dio cessò di perseguitare quella povera gente permettendo, addirittura, che trovasse riparo in una nuova patria. Tant'è che i buoi che trascinavano il carro contenente le campane della parrocchiale di Terchiddo, condotti dal segnale della Provvidenza, si fermarono a Muristene e da quel posto nessuno pervenne a muoverli: la nuova villa doveva sorgere proprio lì.
Così nacque, narravano gli anziani, la villa di Bonorva ed è per via delle sue origini che il territorio di Terchiddo le appartiene tuttora.

· ASPETTI MIRACOLOSI E FANTASTICI:
La maledizione del rettore su Trecchiddo:
1. Carestie, pesti, malarie, "cavalli verdi" che distrussero il paese:
2. I buoi che per volere divino si fermarono a Muristene e nessuno riuscì più a smuoverli.
ELEMENTI REALI E RIFERIMENTI STORICI:

ELEMENTI REALI:
1. Spopolamento di Trequiddo:
2. Appropriamento delle terre dei Trequiddesi da parte di Bonorva:
3. Trasferimento dei Trequiddesi nel sito di Bonorva-Muristene.
RIFERIMENTI STORICI.
Secondo le fonti medievali del XII e XIII secolo (1100-1200) (Condaghe di S.Nicola di Trullas 1113-1280), Bonorva e Trequiddo esistevano già nel secolo XIII come ville della curatoria di Costa de Addes. La prima viene indicata in un documento del 1174: "Consagrait la ecclesia del Santu Johanne de Bonorba...( scritto dell'Archivio capitolare di Alghero). Per quanto riguarda Trequiddo conosciamo appena i nomi di alcuni dei suoi abitanti, citati in alcune trascrizioni del Condaghe di S.Nicola di Trullas, relativamente a fatti ed avvenimenti della curatoria. (Sempre tra il secolo XII e XIII).Per quanto riguarda i fatti narrati nella leggenda sappiamo con certezza assoluta che essi risalgono al Novembre del 1664, infatti Enrico Costa nel suo volume "I racconti" riporta due documenti preziosissimi in dialetto sardo tolti dai libri della Parrocchia di Bonorva. A noi interessa solo uno, datato 16 Novembre 1664, e che è il certificato di morte del parroco Giovanni Sotgiu, rettore di Trequiddo: "A 16 Novembre 1664 Bonorba. "A sos 16 de Novembre es mortu su R. Don G.oe (Giovanni) Sotgiu Rector de sa villa de Trequiddo de edade de baranta annosvel circa, su quale es mortu de una arcobusada, q. Le et recido totu sos sacramentos, interradu intro de sa p.rta (presente) villa". Lo spopolamento di Trequiddo iniziò come per Rebeccu intorno al 1500 quasi sicuramente per cause naturali. La maledizione su Trequiddo in seguito ai tristi fatti narrati influì molto relativamente sull'abbandono completo del villaggio che storicamente parlando avvenne alla fine del 1690 circa. Trequiddo sorgeva accanto alla chiesa distrutta di S.Maria, S. Matteo, S.Elena (parrocchia), S.Giorgio o S. Quirico nella località che ne conserva il nome.
Da tutto ciò concludiamo affermando che Bonorva all'epoca in cui Trequiddo scomparve era un centro importante del territorio. Si era notevolmente ingrandita e popolata: infatti era stata già costruita la nuova parrocchia.
· 1^ NOTA: I condaghi erano registri di chiese e monasteri nei quali venivano annotati gli atti amministrativi riguardanti le edificazioni e consacrazioni dei luoghi di culto, donazioni, vendite e permute.
· 2^ NOTA: La Sardegna, dal 1400 sotto la dominazione Aragonese, era divisa in feudi. Nel 1630 l'antica curatoria di Addes (già incontrada di Costaval) diventa contea di Bonorva e viene assegnata a Don Francesco Ledda Carrillo il quale col titolo di Conte di Bonorva ne diventa il legittimo feudatario.