Titolo
Reflessologia Zu
"Via di Iniziazione al Tao"
Autore
A. E. Baldassarre
Pagine: 144


INDICE
(click sui capitoli)

- Reflessologia Zu
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Il Dao
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Il piede
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Il Piede tra Microcosmo ....
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Come agiscono i punti ....
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I.A.R.S
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Movimento Acqua
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Movimento Legno
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Movimento Fuoco
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Movimento Terra
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Movimento Metallo
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Breve storia della Refless. 

Elenco libri

 

 

 

 

REFLESSOLOGIA ZU

Il Metodo ZU si diversifica dalle altre interpretazioni della Reflessologia del Piede per lo studio approfondito e analitico dell’identificazione dei punti riflessi sul piede, quella che chiameremo I.A.R.S., Identificazione Aree Riflesse Sensibili.

Tutti i punti descritti sono stati localizzati mirando all’epicentro del dolore di ogni area sensibile e in relazione alle ossa e ai muscoli. Un piede può essere lungo, largo, corto, grosso, magro, ed entrando nelle patologie piatto, cavo, equino, varo, valgo, torto. Questo tipo di lettura oggettivizza i punti riflessi.

All’inizio della mia ricerca ho reperito quanto di scritto e illustrato concerne la Reflessologia del Piede a livello mondiale.

Il risultato di tale lavoro è quanto di più disarmante può apparire a una lettura critica: ogni mappa, ogni disegno, è rappresentato con assoluta soggettività dai vari autori, sia nella dislocazione degli organi riflessi, sia nelle colorazioni utilizzate.

Per esempio, l’area riflessa del fegato è rappresentata come un ovale, o grossolanamente quadrangolare, o triangolare, oppure sovrapposta all’area riflessa dei polmoni o superiormente alle teste dei metatarsi, o ancora inferiormente alle teste dei metatarsi, dove centralmente, dove lateralmente. Oltre alla diversità del disegno dell’area e della sua dislocazione anche le colorazioni cambiano totalmente di autore in autore.

Se prendiamo un libro di anatomia occidentale, asiatico, africano, gli organi sono tutti situati ovviamente nelle medesime aree. Un pigmeo è un brevilineo, un watusso è un longilineo, ma gli organi sono proporzionalmente dislocati nei loro corpi alla stessa maniera. Nelle varie razze cambia il colore della pelle, la forma degli zigomi e degli occhi, ma anatomicamente le varie parti sono strutturate allo stesso modo: ecco quindi che evidenziamo un'importante contraddizione nel confrontare la nostra vasta raccolta di libri e di mappe, verificando che sono tutte differenti tra loro: questo non dà un senso di serietà a chi con occhio critico si avvicina alla lettura e all’interpretazione della Reflessologia del Piede.

A quei tempi lavoravo in ospedale presso l’Istituto per lo Studio e la Ricerca dei Tumori di Milano, dopo aver lavorato per qualche anno in un ospedale in Abruzzo e in Amazzonia. Materiale di verifica delle prime nozioni acquisite di Reflessologia del Piede non mi mancava: toccavo i piedi a pazienti, infermieri, medici, amici, parenti, a chiunque mi capitasse a tiro e fosse disposto a farsi verificare lo stato di salute attraverso una tecnica così inconsueta. Il mio entusiasmo era grande.

Giorno dopo giorno vivevo delle verifiche importanti, constatavo e risolvevo problemi con sintomatologie acute in brevissimo tempo. Gli effetti collaterali della chemioterapia venivano notevolmente ridotti.

Un giorno in Abruzzo ebbi l’occasione di verificare con questa tecnica le condizioni di una persona che non incontravo da anni. Piacevolmente soddisfatto e incuriosito da quanto fossi riuscito a dirgli attraverso i piedi, mi chiese se evidenziavo qualcosa di particolare al suo cuore. Avevo già toccato il punto riflesso del suo cuore, però non aveva dato nessun sintomo che potesse indicarmi una qualche sofferenza in relazione ad esso. Tornai quindi a insistere su quell’area con un’intensità e un’attenzione superiori a quella standard ma non ebbe nessun tipo di reazione. Conclusi quindi che da un punto di vista reflessologico, almeno per quelle che erano allora le mie conoscenze, il suo cuore non manifestava sintomi patologici. Mi rispose che negli ultimi due anni aveva subito tre infarti del miocardio. Anche se non lo disse con un atteggiamento derisorio, perché erano tanti gli altri sintomi che gli avevo evidenziato, mi sentii sprofondare: quel giorno quella situazione mi mise in crisi. Se attraverso il piede non riuscivo a individuare la sofferenza di un organo così gravemente danneggiato, pensavo, chissà quanti altri punti riflessi avrebbero potuto reagire allo stesso modo.

In quel periodo avevo iniziato anche la mia prima scuola di agopuntura e successivamente mi venne spontaneo associare le varie tecniche, filosofie e principi, per cui evidenziai che sui piedi giungevano i meridiani zu (cioè quelli degli arti inferiori): gli zang (pieni) milza, fegato e rene, e i fu (vuoti) stomaco, vescicola biliare e vescica urinaria. Il meridiano del cuore non era tra questi e da questa constatazione presi ad associare, a verificare e a catalogare un’enorme quantità di dati ottenuti sui pazienti dalle più disparate patologie.

Una delle conclusioni alle quali giunsi, e che rappresenta uno dei capisaldi di questa metodica innovatrice nel campo dello studio della Reflessologia del Piede a livello internazionale, è che polmoni e colon, cuore e intestino tenue, organi associati ai meridiani shou (mano), sulla pianta del piede non danno lo stesso tipo di risposta.

È facile constatare, per esempio, che una piccola sofferenza della cistifellea, che si riflette sul piede destro, visione plantare, quarto metatarso, epifisi distale, sarà molto, ma molto più evidente di una grave e importante sofferenza del cuore che invece troveremo sull’area controlaterale del piede sinistro. Importanti che possano essere gli squilibri dei polmoni, del cuore, dell’intestino tenue e del colon, non avranno mai dei sintomi proporzionali alla loro gravità sulle aree riflesse della pianta del piede.

In quel periodo la mia voglia di ricerca stava vivendo un impulso straordinariamente importante, quasi maniacale. Mi giungevano da tutte le parti del mondo mappe, posters, libri, dispense, pubblicazioni attinenti alla Reflessologia del Piede o ai piedi in generale: l’erotismo dei piedi cinesi, paradismorfismi del piede, fisiologia osteoarticolare, trattati di podologia. Il piede per me stava diventando un nuovo universo da scoprire. Ogni libro, ogni pubblicazione, soprattutto le più rare e introvabili, come quelle sullo studio delle patologie delle unghie e altre ancora, mi esaltavano. Lo studio e la ricerca mi portavano a un importante grado di coinvolgimento. Aspettavo il postino quotidianamente. Ogni nuovo testo mi apriva nuovi orizzonti, mi spalancava una nuova finestra.

Quelli che fino ad allora erano stati solo piedi cominciavano a diventare "l’universo piedi". Presi a pormi il perché di ogni minima cosa: a volte le risposte erano immediate, a volte dovevano essere ricercate, a volte a lungo meditate. Con il passare dei mesi e degli anni realizzai che erano troppi i testi che non mi davano ormai più risposte, con le loro asserzioni assiomatiche o meccanicistiche: dito sovrapposto o sottoposto, dito a uncino o a martello, unghia onicogrifotica o tendente alla coilonichia, tutte tematiche affrontate e risolte in poche righe.

Il tarlo del perché invece lavorava nel mio cervello e non mi dava pace nella mia sete di sapere, ma non s’accontentava di un sapere assiomatico, bensì logico, che generasse gratificazione al mio "io" scientifico e alla mia razionalità.

Senz’altro la visione cinese del Dao, il mio atteggiamento complementare tra l’analitico e l’analogico, è stato ed è ancora oggi una delle molle fondamentali dei miei studi. Perché questo dito è a martello e non a uncino? Perché il secondo e non il terzo? Perché del piede sinistro e non del destro? Ecco il movente della mia ricerca: un’insaziabile sete di conoscenza e di appagamento razionale.

Guardando il notevole materiale che continuava ad arrivare da tutte le parti del mondo che si andava accumulando in quantità considerevole, grazie anche al contributo di amici e parenti che viaggiavano, e incaricavo di spulciare nelle librerie più vecchie, piccole e sconosciute situate nei centri cosiddetti alternativi, mi andavo rendendo conto che gran parte delle cose scritte e pubblicate sulla Reflessologia del Piede sembravano scritte a tavolino, senza un’autentica forma pur minima di ricerca sperimentale.

La catalogazione al computer dei dati mi portò a fare un salto in avanti importante, determinante per chi voglia oggi accostarsi seriamente alla Reflessologia del Piede: l’Identificazione dei Punti Riflessi sulle Ossa, che successivamente chiamai I.A.R.S., acronimo di Identificazione Aree Riflesse Sensibili.

Ogni mappa in mio possesso presentava una forma complessiva del piede diversa da tutte le altre. In quasi tutte veniva disegnato solo il contorno del piede e piedi lunghi, larghi, tozzi, corti venivano riempiti graficamente in una maniera che sicuramente rispecchiava la soggettività dell’autore. I vari organi erano dislocati con approssimazione e rappresentati graficamente in modo differente gli uni dagli altri, e anche i colori erano scelti con la più assoluta soggettività e senza logica se non quella della relativa gradevolezza degli accostamenti.

Ho una galleria delle mappe più significative delle varie nazionalità, dei vari autori che ormai ha superato le duecento unità; l’unica cosa che hanno in comune è l’evidenza che sono sagome di piedi graficamente riempiti. Quindi, l’esigenza di oggettività nella determinazione di una certa quantità di punti riflessi identificati e uguali per tutti ed evidenziati in relazione alla struttura ossea diveniva punto fermo della ricerca. Quelle che erano solo ossa cominciarono a diventare proiezioni di sistemi e di organi. Ogni osso, muscolo, tendine, legamento diventava la rappresentazione dell’organo corrispondente. Quelle ventisei ossa del piede cominciavano a parlare, a raccontare e di giorno in giorno s’arricchivano di significati.


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