Titolo
Reflessologia Zu
"Via di Iniziazione al Tao"
Autore
A. E. Baldassarre
Pagine: 144


INDICE
(click sui capitoli)

- Reflessologia Zu
-
Il Dao
-
Il piede
-
Il Piede tra Microcosmo ....
-
Come agiscono i punti ....
-
I.A.R.S
-
Movimento Acqua
-
Movimento Legno
-
Movimento Fuoco
-
Movimento Terra
-
Movimento Metallo
-
Breve storia della Refless. 

Elenco libri

 

 

 

 

Il DAO

(La Via)

Gli uomini dell’alta antichità erano osservanti della "Via" (Dao).

Si regolavano sullo yin/yang e raggiungevano l’armonia
con le pratiche e i numeri.

Bevevano e mangiavano con misura,
lavoravano e si riposavano con regolarità,
non si estenuavano in attività sconsiderate,
potendo così mantenere l’unione del corpo e degli spiriti,
arrivavano alla fine dell’età naturale e centenari se ne andavano.

Per gli uomini di oggi, niente di tutto ciò!

Dell’alcool fanno la loro minestra,
della cattiva condotta la loro norma:
entrano completamente ubriachi nella camera da letto,
lasciano che le passioni prosciughino le loro essenze
e la dissolutezza dilapidi la loro autenticità,
incapaci di mantenere la loro pienezza
conducono i loro spiriti a sproposito,
con l’affaccendamento eccitano il loro cuore,
andando contro la gioia di vivere,
senza moderazione, si attivano o si riposano,
così a metà strada dei cento anni declinano.

Ciò che insegnavano i santi dell’alta antichità ai loro sudditi
si riconduceva a questo:
evitare il vuoto che richiama i perversi e i venti ladri,
tenendo conto della stagione.

Nella quiete tranquilla, nel vuoto e nella vacanza,
i soffi autentici procedono felicemente,
essendo lo spirito vitale custodito all’interno,
le malattie come sopraggiungerebbero?

Da lì, un volere contenuto, che dimminuisce i desideri,
un cuore calmo, che libera dal timore,
un lavoro fisico che non esaurisce;
poiché i soffi seguivano il corso naturale
ognuno poteva seguire il proprio desiderio
in una contentezza generale.

Allora si trovava buono ciò che si mangiava,
si era soddisfatti del proprio vestito,
ci si accontentava di quanto si aveva,
non c’era gelosia né in alto né in basso.

Un tale popolo era veramente semplice.

Non erano soggetti a bramosie e desideri che affaticano l’occhio,
neppure a dissolutezze e perversità che sconvolgono il cuore;
gli ignoranti come i sapienti,
la gente di talento come la gente da poco
non aveva nulla da temere da nulla,
facevano un tutt’uno con la Via.

Ecco come raggiungevano cento anni
senza che la loro attività declinasse,
grazie ad una virtù intatta, al riparo da ogni pericolo.

Questa è la risposta che troviamo nel primo capitolo del Huangdi Neijing Suwen (Le domande semplici dell’Imperatore Giallo) che il maestro celeste Qi Bo da all’Imperatore Giallo Huangdi che l’interroga sul perché del declino degli uomini del loro tempo.

Parole che suonano con un’incredibile attualità considerando che questi concetti risalgono a 2.000 anni prima della venuta di Cristo e che sono state scritte con sicurezza solo durante l’epoca dei Regni Combattenti (453-222 a. C.) e a seguire sotto la dinastia degli Han anteriori (206 a.C.-8 d.C.) per essere completato nella dinastia degli Han posteriori (25-222 d.C.).

Le leggi del Dao sono leggi universali. Il concetto Dao significa "la Via", la retta via per antonomasia. Se usato come verbo acquista il significato di incamminarsi, discutere. Lao Zi lo definisce anche Yu che vuol dire "essere", mentre Wu è "il non-essere" o anche Wu-Ming, "senza nome". È il principio del mondo. Ogni cosa ebbe origine dall’essere e l’essere ebbe origine dal non-essere.

Il Dao non ha delle caratteristiche ben definite, non è il nulla, poiché ciò che produce tutte le cose è una forza che deriva da un’energia. È ciò che sta alla base della vita, ciò che esiste da sempre, in ogni caso, prima di tutte le cose, non ha né inizio né fine. Il Dao produsse l’uno, ossia diede origine a se stesso, si manifestò a se stesso; l’uno produsse il due, ossia la forza generatrice, i principi yin/yang; il due produsse il tre, l’unione armonica dei due principi; il tre produsse tutte le cose e gli esseri.

Quando già duemilacinquecento anni fa scrivevano: "Si viaggia senza limiti!" Rapportato a oggi, può apparire ridicolo data la velocità di spostamento raggiunta con i moderni mezzi di locomozione internazionali e intercontinentali, senza prendere in considerazione i viaggi al di fuori del nostro pianeta. Questo sentire era relativo al fatto che la terra e gli animali della fattoria non potevano essere abbandonati nemmeno per un giorno, quindi viaggiare senza limiti corrispondeva all’allontanarsi da tutto ciò che forniva il sostentamento.

Ancora oggi l’analfabetismo in Cina è un problema, ma poiché lì il taoismo si "respira" nell’aria come i brasiliani "respirano" il samba o gli italiani gli spaghetti, è qualcosa di profondamente radicato nella loro cultura. Il cinese è intimamente legato alla terra, profondamente contadino e ha sempre vissuto un rapporto con la terra in una maniera totalizzante.

Il contadino cinese, come il contadino occidentale o di qualsiasi altra parte del mondo, pur non conoscendo le leggi scritte del Dao, per antonomasia è taoista. Questa parola, che pervaderà inevitabilmente tutto il libro, deve essere spiegata, intellettualizzata almeno un poco, affinché noi occidentali possiamo viverla in una maniera più aderente alla nostra cultura e possiamo imparare a vivere il nostro Dao quotidiano, qualunque sia la nostra attività professionale, sia che viviamo in campagna, in una piccola città, in una metropoli, su un’isola o su una montagna.

Frequentemente mi viene chiesto durante conferenze o incontri di vario di tipo: "Come si pronunciano o si scrivono correttamente le parole Dao, Qi, Lao Zi, Yi Jing, Taiji Quan ecc.? Incontriamo libri che parlano dello stesso argomento con trascrizioni diverse."

I cinesi hanno sempre scritto attraverso gli ideogrammi.

Il cinese non è una lingua che può essere tradotta come le lingue occidentali dove è possibile fare anche la traduzione simultanea. Il cinese è una lingua che deve essere interpretata, quindi la traduzione non può essere fatta parola per parola: durante la traduzione bisogna aspettare la conclusione della frase per poterne tradurre il concetto. I traduttori occidentali che hanno tradotto dal cinese all’inglese o dal cinese al francese hanno sempre tradotto i testi seguendo la trascrizione fonetica relativa alla propria lingua.

Quando sentiamo un cinese pronunciare per esempio il concetto-suono-parola qi in pinyin la pronuncia in italiano la trascriveremo come ci, perché per noi è la maniera di scriverla che più si vicina alla sua pronuncia, un inglese la trascriverà chi, un francese ki.

Gli anglosassoni hanno creato un loro vocabolario cinese-inglese, il più famoso e utilizzato è quello degli autori Gilles-Wade, i trascrittori di lingua francofona hanno generato la trascrizione E.F.E.O.

Negli ultimi decenni per esigenze di ordine commerciale e politico la Cina aprendosi al mondo occidentale ha dovuto adottare un sistema di comunicazione scritta che non fossero gli ideogrammi, per cui è nata la traslitterazione dei caratteri cinesi del sistema pinyin che si va affermando a livello mondiale ed è il linguaggio che incontrerete in questo testo e che utilizziamo nella nostra Scuola.

Tao è la trascrizione di "Via" più comune e affermata derivante quindi dal vocabolario Gilles-Wade, Do è l’equivalente di Dao in Giapponese (do-in, shiatzu-do, ai-ki-do, ken-do), Dao anche in vietnamita (viet-wo-dao). Quindi Dao, Tao e Do e sono la stessa parola trascritte in lingue diverse.

Il Dao di cui si può parlare non è l’eterno Dao.
Il nome con cui si può chiamare non è l’eterno nome.
Senza un nome è il principio del Cielo/Terra.
Con un nome è la Madre di tutte le cose.
Senza il desiderio si percepisce l’indefinibile,
con il desiderio si percepisce il limite.
I due punti, gli stessi in origine,
hanno solo nomi diversi.
L’identità si chiama mistero,
mistero del mistero,
ecco la porta dell’indefinibile.

Dal Cap. 1 del Dao De Jing

Lao Zi

Il Dao quindi non è una religione. Non è una filosofia nel significato occidentale della parola; il Dao è il naturale. Non voglio esasperatamente intellettualizzare questo principio perché non è lo scopo di questo libro, per cui mi limiterò a enunciarne i principi generali che lo regolano. Ogni volta che mi si chiede di parlarne sento l’esigenza di tacere. Immaginate quindi la difficoltà che incontro a sciverne.

Il Dao non è immorale come qualche disinformato lo ha definito, bensì amorale. I suoi principi generali possono, anzi dovrebbero, essere applicati in qualunque momento della nostra esistenza, qualunque sia la nostra religione, la nostra etica, professione o attività. Il Dao si "manifesta" attraverso i principi dello yin/yang.

Per facilitare il discorso a volte nominerò yin oppure yang singolarmente, come se fossero due cose separate e indipendenti, ma è importante comprendere, interiorizzare il principio che yin /yang sono due entità inscindibili, sono i due pedali della bicicletta, uno sale el’altro scende contmporaneamente in un costante altenrarsi, per cui quando ne parlerò in riferimento a qualcosa, a un evento, a una situazione, questa dovrà essere interpretata relativamente al suo complementare.

Possiamo tracciare un elenco di parole su due colonne, l’una yin e l’altra yang e sotto l’una metteremo tutto ciò che corrisponde allo yin e sotto l’altra tutto ciò che corrisponde allo yang. Ma per la giusta interpretazione è da considerare l’assoluta complementarietà tra l’uno e l’altro: non esiste superiorità dell’uno nei confronti dell’altro. In qualunque momento ciò che ora vi appare yin può diventare yang e, allo stesso tempo, ogni situazione è contemporaneamente sia yin che yang.

Alla domanda: "Un bambino di dieci anni è grande o piccolo?" Se avete già risposto avete sbagliato. Non c’è una risposta logica al quesito posto in questi termini; ci sarà invece nel momento in cui voi preciserete: "Relativamente a cosa?" Ecco quindi che questo bambino di dieci anni sarà piccolo rispetto a un giovane di venti, ma grande rispetto a un bambino di due. Quindi lo stesso bambino di dieci anni è sia grande che piccolo senza nessuna contraddizione nello stesso momento.

Il taiji tu è considerato comunemente il simbolo del Dao. Taiji tu significa: "L’immagine del grande capovolgimento." Viene rappresentato con un’immagine circolare suddivisa in parti uguali tra il bianco e il nero. Osserviamo che il bianco e il nero non sono divisi come una torta tagliata a metà, metà bianca e metà nera, ma il nero entra nel bianco e il bianco entra nel nero: per esaltare la complementarietà yin/yang, nel nero c’è una parte di bianco e nel bianco c’è una parte di nero.

Per scopi didattici e interpretativi prenderemo in considerazione sempre l’immagine exoterica del taiji tu, relativa al movimento apparente del sole, raffigurata con la parte bianca più ampia in alto a sinistra e la parte nera più ampia in basso a destra.

Capovolgendo l’immagine, considerandone il suo negativo e il negativo capovolto avremo in totale quattro immagini differenti.

La linea rossa 60° circa, ha la stessa inclinazione dell’asse terrestre e dell’asse elettrico del cuore.

YIN
YANG
Terra Cielo
Donna Uomo
Acqua Fuoco
Luna Sole
Non luce Luce
Nero Bianco
Freddo Caldo
Inverno Estate
Basso Alto
Pesante Leggero
Lento Veloce
Contrazione Espansione
Duro Molle
Pieno Vuoto
Centro Periferia
...... ........

Il bianco ci riporta alla luce, il nero al buio. La luce emotivamente l’associamo al sole, il suo complementare diventa la luna, il sole è caldo, la luna è fredda. Il caldo è yang, il freddo è yin.

L’aria calda yang va verso l’alto, l’aria fredda yin va verso il basso; in un ambiente chiuso, quindi, gli strati più alti saranno più caldi di quelli bassi che saranno più freddi. Alto yang, basso yin. Ciò che va verso l’alto è più leggero, yang, contrariamente a ciò che è pesante e tende verso il basso, yin. Leggero è veloce, pesante è lento, l’uno yang l’altro yin. Il leggero, veloce, con un moto verso l’alto, yang, è tale perché la densità molecolare è ridotta rispetto a ciò che è yin, cioè più pesante, più lento, che quindi scivola verso il basso. Diventa quindi yin ciò che è duro, yang ciò che è molle. In natura la frutta più molle, espansa, yang, si contrappone a quella dura, contratta, yin e questi prodotti sono infatti relativi rispettivamente all’estate e all’inverno. L’estate, stagione calda, luminosa, che ci porta a svestirci, ci offre frutta dolce e acquosa: meloni, cocomeri. L’inverno, stagione fredda, buia, ci obbliga a coprirci e produce frutti proteici, grassi, contratti: noci, nocciole, mandorle.

Per una sintesi snella e veloce che potrebbe essere invece infinitamente lunga possiamo dire che è yang l’uomo, il fuoco, l’alto, il periferico, il vuoto, il veloce. È yin, complementariamente, la donna, l’acqua, il basso, il centro, il pieno, il lento, etc.

È yang il cielo e yin la terra.

Ritornando al contadino cinese, questi cominciò a notare che il tutto era strettamente regolato da queste due forme di energia fondamentali, ma non in una maniera rigida e manichea.

Non esiste il momento che divide il giorno dalla notte, come non esiste quello che divide la notte dall’alba.

La natura ci insegna la morbidezza, la mancanza di assoluto, tutto è una continua sfumatura, il passaggio è graduale, sempre. Non esiste un uomo che sia uomo al 100%, né esiste una donna che sia donna al 100 %.

La natura ci ha creati in una maniera che anche a livello cromosomico ogni sesso ha in sé gli ormoni dell’altro sesso, situazione ben evidente in concomitanza della menopausa e dell’andropausa, in cui nella donna, disattivandosi gli ormoni femminili, può aumentare la peluria e la voce può diventare più grossa, manifestazioni sessuali secondarie maschili. Nell’uomo, all’inverso, soprattutto se ha la tendenza all’obesità, si possono evidenziare i seni mammellari.

Nel suo vivere quotidiano il cinese divide l’anno nelle quattro stagioni, due delle quali, l’una meno calda dell’altra, con un movimento di crescente attività fisica all’aperto, che vanno dalla primavera all’estate; le altre due, con un movimento gradualmente decrescente verso un freddo sempre più intenso, che vanno dall’autunno all’inverno, con una riduzione dell’attività fisica. Vengono evidenziate le manifestazioni yang della primavera e dell’estate, che chiameremo rispettivamente piccolo yang e grande yang e quelle dell’autunno e dell’inverno, piccolo yin e grande yin.

L’uomo vive questa relazione con la natura non come un uccello nel cielo e nemmeno come un animale soltanto sulla terra. L’uomo vive una condizione speciale e sviluppa la coscienza che il suo essere è situato tra cielo e terra. L’ideogramma che rappresenta questo principio ci indica in modo schematico che il pugno è tondo come la testa e la volta celeste, mentre il piede è quadrato come il corpo e la terra. Tra cielo e terra è situato l’uomo, all’incrocio dell’energia yin della terra, che sale e dell’energia yang del sole, che scende.

Il principio espresso da questo ideogramma è rappresentato anche nelle monete cinesi. Queste avevano una forma circolare con un buco quadrato nel mezzo: il cerchio periferico della moneta si proietta verso l’infinito mentre il quadrato al centro è limitato come la terra; tra il quadrato interno e il cerchio esterno è situato l’uomo.

Gli stessi principi con simboli diversi li troviamo in culture e popoli anche apparentemente lontani tra di loro: assiri, indiani, massoni. Simboli comuni sono il compasso e la squadra: il compasso rappresenta il cerchio, la perfezione e quindi la proiezione verso l’infinito, la squadra rappresenta il quadrato, la terra, il finito. L’uomo, benché situato tra cielo e terra, in realtà ha un rapporto privilegiato con la terra; è sulla terra che egli vive e realizza la sua vita.

Il suo è un punto di osservazione geocentrico. La terra è coltivata dal contadino con una modalità che dipende dalle stagioni. La terra offre conseguentemente dei prodotti che possono nascere sopra: cereali, legumi, frutta, oppure dei prodotti che possono nascere sotto: radici, patate, carote, finocchi, barbabietole.
Nel suo rapporto con la terra il contadino cinese, osservatore taoista, evidenzia che la terra non è sempre uguale, che insieme all’atmosfera (i venti, la temperatura) e alle emozioni, cambiano i prodotti in una relazione stupefacente.

Il Dao crea un’unica, globale, universale relazione. Le stagioni sono quattro: primavera, estate, autunno, inverno, definite e scandite da date astronomiche. Nell’osservazione della natura il contadino cinese ne inserisce una quinta: la tarda estate o quinta stagione. La tarda estate è infatti quel periodo che viene a essere situato tra le due stagioni più calde, primavera-estate e le due più fredde autunno-inverno.

Estrapolando graficamente questa quinta stagione, associata al Movimento Terra, all’esterno del quadrato rappresentato dalle quattro stagioni, viene a generarsi un pentagono.

Il concetto della quinta stagione che assoceremo al colore giallo ci è inconsueto, però possiamo notare e apprezzarne una realtà evidenziando come in ogni cambio di stagione in natura appaiono fiori gialli.

Il cinese nell’esprimere graficamente le manifestazioni del Dao non lo associa in una maniera riduttiva alle stagioni o agli organi o semplicemente alle emozioni, ma utilizza un linguaggio ben più ampio con la definizione di Cinque Movimenti. È insito nella parola "movimento" il concetto di non stagnazione e quindi si supera la limitatezza di una definizione riduttiva.

La figura del pentagono serve per meglio introdurci alla comprensione di alcune leggi fondamentali che regolano l’universo.

Le prime che incontriamo sono la Legge di Generazione e la Legge di Controllo.

A seconda delle traduzioni occidentali vengono anche definite Legge Madre-Figlio e Legge Nonno-Nipote. In alcuni testi si parla di legge di generazione e legge di distruzione.

Il concetto di distruzione fa pensare alla morte come elemento negativo, che porta alla fine di un qualcosa.

Tutto ciò è estraneo alla cultura cinese, d’altronde anche Lavoisier enunciava che "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma". San Paolo insegnava che nel battesimo muore l’uomo vecchio e nasce l’uomo nuovo.

Nei tarocchi la carta della morte non necessariamente sta a significare la morte fisica, bensì la morte di una situazione dalle cui ceneri ne nasce un’altra...

I cinesi chiamano queste leggi fondamentali

Ciclo Sheng e Ciclo Ke

Quindi i Cinque Movimenti e non i "cinque elementi" sono:

Legno, fuoco, terra, metallo, acqua

il legno
genera
il fuoco
il fuoco
genera
la terra
la terra
genera
il metallo
il metallo
genera
l'acqua
l'acqua
genera
il legno

Che il legno generi il fuoco è di facile interpretazione, quindi il Movimento Legno diventa madre del Fuoco. A sua volta il Fuoco, figlio del Legno, genera la Terra sotto forma di carbone, brace, lapilli e ne diventa la madre. La Terra, figlia del Fuoco, divenendo essa stessa madre genera il Metallo: l’estrazione dei metalli viene fatta dalla terra, dalle rocce, dalle cave. A sua volta il Metallo, figlio della Terra, genera l’Acqua, intesa come liquido. Infatti durante la fusione di un metallo avviene la trasformazione dal solido al liquido. L’Acqua, figlia del Metallo, generando il Legno ne diventa la madre: se non c’è pioggia non può esserci vegetazione; e con questo si chiude il Ciclo di Generazione.

Il Ciclo Ke, Nonno-Nipote o Legge di Controllo, è quella stella a cinque punte che viene a formarsi all’interno del pentagono. Controllo quindi e non distruzione, come si incontra in tanti testi. Per il cinese il concetto di morte non è lo stesso che per gli occidentali. Quando parliamo di yin, per esempio, non parliamo di morte rispetto alla vita yang ma yin come "non-vita". La morte fisica è un punto di passaggio, è una situazione di trasformazione. Ciò che differenzia un vivo da un morto è la presenza dello Qi: "soffio" per i cinesi, noi interpretiamo e traduciamo come energia vitale, "e Dio gli soffio la vita",

Il corpo di un individuo appena morto è identico a quando era ancora vivo in tutti i suoi parametri: lunghezza, peso, numero di cellule. Ma gli antichi cinesi non studiavano i morti per curare i vivi, e tantomeno gli animali, perché differenti dall’uomo. Approfittavano invece delle occasioni in cui i criminali venivano torturati pubblicamente per dare esempio, e andavano a studiarne le fattezze interne per carpire i segreti del corpo umano. Soprattutto andavano alla ricerca dello Qi.

I commercianti, i missionari e i viandanti di ritorno dall’oriente, non percependo queste sottigliezze raccontavano solo di terribili "torture cinesi".

I condannati ringraziavano anticipatamente i loro torturatori, certi che costoro, veri professionisti, avrebbero fatto di tutto per farli restare in vita il più a lungo possibile, cosa che comportava farli soffrire il meno possibile, in questi circostanze, medici e studiosi andavano a osservare e studiare le reazioni degli organi.

il legno
controlla
la terra
il fuoco
controlla
il metallo
la terra
controlla
l'acqua
il metallo
controlla
il legno
l'acqua
controlla
il Fuoco

Il Legno è madre del Fuoco, il Fuoco a sua volta è madre della Terra, quindi il Legno diventa nonno della Terra e la controlla. Un esempio può renderlo il rimboschimento: gli alberi vengono piantati per controllare la terra ed evitare valanghe, smottamenti o frane. Originariamente gli aratri erano di legno e controllavano la terra nel senso che la sottomettevano penetrandola e rivolgendola. Il fuoco controlla il metallo nella fucina: abbiamo bisogno del fuoco per forgiare il metallo e renderlo utile alle nostre esigenze, come creare gli utensili per il lavoro.

La Terra controlla l’Acqua. Il cinese, mangiatore di riso per eccellenza, per controllare l’acqua nelle risaie ha bisogno della terra, dei canali per l’irrigazione. La terra controlla l’acqua trattenendola negli otri di terracotta.

Il Metallo controlla il Legno; abbiamo bisogno di utensili di metallo per tagliare, segare, scolpire. Abbiamo bisogno di scalpelli, sgorbie, asce, seghe per costruire la casa, i mobili, i ponti.

Il Fuoco è controllato dall’acqua, relazione evidente: se c’è un incendio lo possiamo controllare con l’acqua. Dal rapporto acqua-fuoco possiamo utilizzare l’energia dell’acqua sotto forma di vapore.

Tutti piccoli esempi; in realtà a ogni movimento possiamo associare una qualunque situazione, un’emozione, le stagioni, gli strati del corpo, i venti, come sintetizzato nello specchietto riassuntivo.


<TOP>       <HOME>