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Indice

Carta 1987 del Restauro degli oggetti d'Arte e di Cultura

Carta 1987

 

Gli Allegati:

Allegato A: La tutela dei Centri storici

 

Allegato B:opere di interesse architettonico

 

Allegato C: conservazione  e restauro delle antichità

 

Allegato D: conservazione e restauro su opere  a carattere plastico, pittorico, grafico e arti applicate

 

Allegato E: conservazione e restauro del libro

 

Allegato F: conservazione e restauro dei beni archivistici


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1987

Carta della conservazione e del restauro 

degli oggetti d'arte e di cultura


Quarta parte

Allegato A

Istruzioni per la tutela dei centri storici.  

L'individuazione di un «centro storico» è possibile solo a condizione di unificare sotto il concetto di aggregazione abitativa sia la città che il villaggio e di sottintendere nella parola storico la particolare messe di significati attuali e potenziali che si attribuisce al «centro». In altre parole un «centro storico» può essere definito un'aggregazione abitativa il cui significato è insostituibile nella storia di un'area culturale dell'umanità.

Aigues-Mortes e San Gimignano, per esempio, possono essere considerati campioni insigni di centri storici.

E tuttavia la storia specifica di altri centri, anche dei più grandi, mostra che in moltissimi casi il concetto di «centro storico» può essere identificato con quello di «centro antico» e costituire solo un'area, l'area storica, di una città, anche grandissima, sviluppatasi tutt'intorno o anche secondo determinate direzioni nelle forme più moderne e, talvolta, anche nelle più caotiche, stravolgenti e quasi sommergendo i lineamenti delle aree che costituivano il centro originario sotto l'onda di piena della moderna urbanizzazione. Il primo compito di tutela, conservazione e restauro riguarda, dunque, i centri e/o le aree storiche superstiti, minacciati non solo dalle calamità naturali e da quelle prodotte dagli uomini, ma anche dallo sviluppo urbano «selvaggio» e dall'altrettanto selvaggia industrializzazione. Tale compito, tutt'altro che facile, coinvolge, oggi, le competenze e le iniziative amministrative più varie: delle Regioni, del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, del Ministero dei Lavori Pubblici, del Ministero dell'Ambiente e altre ancora. In mancanza di una legge che obblighi al coordinamento tutte le istituzioni pubbliche coinvolte nell'opera di tu tela, conservazione e risanamento (ed è auspicabile che vi si ponga mano subito e proprio per iniziativa del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali), possono essere qui enunciati solo pochi principi generali e qualche indicazione di dettaglio urbanistica. Nell'intraprendere un progetto di intervento su un centro storico devono essere attentamente valutati:

a) la natura storica dell'aggregazione originaria;

b) le ragioni che hanno determinato in passato la sua sopravvivenza ovvero la sua parziale scomparsa ovvero, ancora, la sua relativa stasi o conservazione;

c) le ragioni che, a breve o a lungo periodo, minacciano la sua conservazione, sia che si tratti di tendenze all'abbandono, sia che si tratti di tendenze alla demolizione sostitutiva per un più vantaggioso utilizzo del suolo o di qualche struttura. A queste si aggiungano le ragioni di eventuali situazioni di dissesto idrogeologico derivanti essenzialmente dall'assenza di una cultura e di una prassi sistematica dell'uso delle risorse naturali e artificiali.

In linea di massima le circostanze che hanno contribuito a frenare la distruzione, l'abbandono o il riutilizzo selvaggio debbono essere individuate e chiamate a cooperare nell'opera di salvaguardia e risanamento di un centro storico. Perciò, nella gran parte dei casi, è prudente o opportuno uno studio attento e articolato delle possibilità naturali di riuso delle strutture di un centro e del ripristino, per quanto possibile, dei suoi aspetti caratterizzanti sia nei volumi che nelle loro distribuzioni e nel loro raccordo viario, nonché nella coloritura dei singoli fabbricati e nell'arredo urbano superstite. In tale studio dovranno essere ovviamente scartate le forme di riuso che renderebbero vana l'operazione di risanamento e di conservazione. 

Tra i primi strumenti di riadeguamento di un centro storico al sito in cui è collocato, vanno menzionati piani di ristrutturazione e salvaguardia idrogeologica da confrontare sistematicamente con i piani di utilizzazione agricola e forestale; anche in questo caso la carenza di una cultura e di una prassi sistematica può essere esiziale. Premesso tale quadro relativo all'assetto del territorio, è evidente che nei piani di ristrutturazione urbanistica e di salvaguardia di un centro storico dovrà essere prima di tutto attentamente considerato l'aspetto ambientale in senso lato: un minuscolo centro ben conservato e ben isolato (per esempio Monteriggioni) ha bisogno di un anello di aree di rispetto da mantenere a colture verdi per un raggio proporzionato alla grandezza del centro stesso, mentre aree storiche già in via di essere sommerse dall'edilizia intensiva debbono essere soggette a limiti appropriati di altezze e di volumi. Com'è ovvio, gli strumenti urbanistici debbono in tutti i suddetti casi intervenire tempestivamente e in anticipo, calcolando che, qualora si giunga in ritardo, l'impatto di forme di urbanizzazione intensiva possono stringere come in un cappio le zone storiche, sottoponendole a uno stress veicolare intollerabile anche dal punto di vista ecologico.

Per quanto riguarda i singoli elementi attraverso i quali si attua la salvaguardia dell'organismo nel suo insieme, sono da prendere in considerazione tanto gli elementi edilizi, quanto gli elementi costituenti gli spazi esterni (strade, piazze ecc.) e interni (cortili, giardini, spazi liberi ecc.), altre strutture significanti (mura, porte, rocce ecc.), nonché eventuali elementi naturali che accompagnano l'insieme, caratterizzandolo più o meno accentuatamente: contorni naturali, corsi d'acqua, singolarità geomorfologiche (quali la Rupe di Orvieto) ecc.

Gli elementi edilizi che ne fanno parte vanno conservati non solo nei loro aspetti formali, che ne qualificano l'espressione architettonica o ambientale, ma altresì nei loro caratteri tipologici in quanto espressione di funzioni che hanno caratterizzato nel tempo l'uso degli elementi stessi. In ogni caso per questi valgono le norme di cui nell'allegato B.

Agli interventi di ristrutturazione urbanistica si può aggiungere il riassetto viario. Esso va riferito alle analisi e alla revisione dei collegamenti viari e dei flussi di traffico che ne investono la struttura, col fine prevalente di ridurne gli aspetti patologici e ricondurre l'uso del centro storico a funzioni compatibili con le strutture di un tempo.

La revisione dell'arredo urbano concerne le vie, le piazze e tutti gli spazi liberi esistenti (cortili, spazi interni, giardini ecc.), ai fini di un'omogenea connessione tra edifici e spazi interni. Tale revisione riguarderà, come già indicato, anche gli aspetti cromatici dell'edilizia dei centri storici.

I principali tipi di intervento a livello edilizio sono:

1 - risanamento statico e igienico degli edifici tendenti al mantenimento della loro struttura e a un uso equilibrato della stessa; tale intervento va attuato secondo le tecniche, le modalità e le avvertenze di cui alle istruzioni per la condotta dei restauri architettonici (vedi allegato B). In questo tipo di intervento è di particolare importanza il rispetto delle qualità tipologiche, costruttive e funzionali dell'organismo, evitando quelle trasformazioni che ne alterino i caratteri;

2 - rinnovamento funzionale degli organismi interni, da permettere soltanto laddove si presenti indispensabile ai fini del mantenimento in uso dell'edificio. In questo tipo di intervento è di importanza fondamentale il rispetto, per quanto possibile, delle qualità tipologiche e costruttive degli edifici, evitando funzioni che deformino eccessivamente l'equilibrio tipologico-costruttivo (e anche statico) dell'organismo. Strumenti operativi dei tipi di intervento sopra elencati sono essenzialmente:

a) piani territoriali di coordinamento e di miglioramento delle risorse idriche, geologiche, agricole, forestali, in relazione ai piani di viabilità ferroviaria e automobilistica, nonché marittima, fluviale e lacuale;

b) piani territoriali di coordinamento urbanistico, da integrarsi ai precedenti;

c) piani regolatori provinciali, da inquadrarsi nei precedenti;

d) piani regolatori generali (comunali) ristrutturanti i rapporti tra centro storico e territorio, tra centro storico e città nel suo insieme;

d) piani particolareggiati relativi alla strutturazione del centro storico nei suoi elementi più significativi;

f) piani esecutivi di comparto, estesi a un isolato o  un insieme di elementi organicamente raggruppabili;

g) piani del colore, adeguatamente controllati su dati fisico-chimici oltre che autoptici e a mezzi di un'estesa istruttoria, in cui si tenga conto della «tradizione cromatica» di ogni centro storico, anche a mezzo di ricerche filologiche, iconografiche e documentarie.

A questa appendice avrebbe dovuto far seguito una speciale trattazione dell'ambiente non urbanizzato sia naturale che costruito. Purtroppo per le «bellezze naturali», i parchi e le riserve, i giardini annessio non a ville e monumenti storici non è stata sviluppata tuttora la dovuta attenzione in modo organico.

L'argomento richiederà in un'occasione auspicabilmente prossima un documento specifico. Qui basti dire che il problema, estremamente complesso e strettamente interagente con le tematiche ecologiche, non può che essere affrontato in sistematico raccordo e in collaborazione con i dicasteri dell'Agricoltura e dei Lavori Pubblici, con quello dell'Ambiente, con le Facoltà di Scienze e, in particolare, con biologi, botanici, geologi. 

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Liberamente tratto dalla rete Ultimo Aggiornamento: 23/11/07. -