Criteri base per
qualsiasi lavorazione:
Conservare l'autenticità dell'opera - Ogni ipotetica aggiunta
dovrebbe, generalmente, essere riconoscibile e distinta dalla
pre-esistenza per la quantità minima ma sufficiente a non sacrificare
inutilmente l'unità figurativa propria di ogni singola costruzione. A tal
fine è bene mantenere le preesistenze nel loro aspetto e nella consistenza
originale.
La massima cura, invece, va riservata a quelle sistemazioni d'intorno e/o
d'ambiente necessarie per prolungare naturalmente la vita delle fonti
esterne, grazie all'eliminazione delle più gravi cause di degrado.
Evitare le imitazioni in stile - Una
buona consuetudine consiste nell'evitare ingiustificati tentativi
d'imitazione o di effetti di "finto antico"; ove occorre eseguire piccole
ma indispensabili modifiche, è preferibile, senza sacrificare l'unità
formale dell'opera, proporre calibrate e discrete espressioni aventi "una
valenza espressiva di cultura contemporanea".
Evitare tentativi di rinnovamento
dell'opera - Gli abbellimenti, gli imbellettamenti, le
cosmesi, gli ammodernamenti generalizzati e qualsiasi
forma di riconduzione al nuovo, di ripristino o di presunta ricerca
dello stato originario dell'opera, sono operazioni che nulla hanno a che
vedere con la conservazione.
In ogni caso occorre considerare che, il segno del trascorrere del tempo è
un valore storico ed estetico di straordinaria efficacia. Rispettare,
nell'eseguire qualsiasi genere di lavoro, il principio del minimo
intervento - Nell'uso di qualsiasi tecnica, anche se poco invasiva e
reversibile, occorre fermarsi poco prima del giusto, evitando in tal modo
di eccedere o esagerare ed escludendo, in ogni caso, tutti quei lavori che
non sono strettamente necessari (direttamente o indirettamente) alla
conservazione dell'opera.
Rispettare il principio della
reversibilità degli interventi - In questa ottica lavorare per
"aggiunte" è meglio che per "rimozioni"; ogni aggiunta è, infatti,
rimovibile, mentre l'atto del rimuovere è sempre irreversibile.
Rispettare i principi della compatibilità
meccanica, chimica e fisica - Il rispetto della compatibilità fra i
materiali costituenti la preesistenza e quelli a questa aggiunti per
integrazioni o per riparazioni è una condizione che assicura all'insieme
un comportamento omogeneo nel tempo. In tal modo si evitano le differenti
reazioni alle sollecitazioni indotte dall'ambiente ed i conseguenti
fenomeni di distacco, di scorrimento differenziale, di stati di coazione
e/o di sovraccarico localizzato; Tali fenomeni sono notoriamente capaci di
accelerare il degrado in corrispondenza delle zone poste ai margini
dell'intervento.
Assicurarsi sull'effettiva durabilità degli interventi - La durata
delle parti antiche e di quelle moderne (aggiunte) dovrebbe essere
sostanzialmente uguale. Per le sostanze protettive e per i lavori di
manutenzione si può accettare una durata di cinque-dieci anni, mentre
negli interventi di sostituzione o integrazione la durata dovrebbe essere
paragonabile a quella delle parti originali circostanti.
CRITERI VALIDI PER
SPECIFICHE LAVORAZIONI:
Conformemente a questi indirizzi di metodo,
le modalità per eseguire un corretto intervento sulle superfici delle
fronti esterne degli edifici possono esemplificarsi nei seguenti casi:
Interventi sui materiali lapidei artificiali (intonaci)
L'intonaco si presenta ben conservato ma segnato in vario modo dal
trascorrere del tempo;
In questi casi è possibile esercitare il massimo rispetto per la
pre-esistenza limitando le operazioni al minimo indispensabile; ci si
indirizza, quindi, verso la salvaguardia dell'intonaco senza rinnovarne il
colore allo scopo di mantenere le tracce del suo passaggio nel tempo. Si
provvede, quindi, a spolverare ed a consolidare le parti piu' erose o a
riprendere ed a fissare i colori esistenti.
L'intonaco si presenta ben conservato
ma il suo colore è irreversibilmente compromesso.
In questi casi diviene indispensabile rinnovare la coloritura delle
fronti. L'intervento, tuttavia, non deve assumere un carattere
eccessivamente competitivo o prevaricante rispetto alla figurazione nella
quale si inserisce nè deve essere imitativo o mimetico nei riguardi
dell'immagine architettonica; seguendo queste diffuse consuetudini si
provoca una grave alterazione ai valori storici.
Il nuovo colore, quindi, non deve riproporre quello originario o uno fra
quelli che lo hanno seguito; l'inserimento di un nuovo colore è rivolto a
costituire un'aggiunta critica, cioè un apporto che l'odierna cultura può
legittimamente recare alla soluzione del problema.
L'intonaco presenta zone (più o meno
ampie) lesionate ed in fase di distacco.
In questi casi la demolizione è resa ingiustificata dalle tecniche che
consentono la ripresa delle lesioni e la ri-adesione delle parti
distaccate.
L'intonaco si presenta ben conservato ma in alcune parti (più o meno
ampie) è assente.
La presenza di lacune (localizzate spesso alla base della costruzione per
patologie da umidità di risalita) non giustifica (sia in termini culturali
sia economici) nè la sistematica sostituzione dell'intero rivestimento nè
la tinteggiatura delle fronti esterne.
In questi casi è opportuno procedere riparando le parti mancanti con
l'utilizzo di malte cromaticamente controllate o utilizzando tecniche di
tipo pittorico di ripresa in tinta.
L'intonaco versa in pessime condizioni ed è irrecuperabile o
completamente assente.
In questo caso è vano riferirsi ad opere di conservazione o di
manutenzione. Ci si trova di fronte ad un problema di reintegrazione
dell'immagine, da condurre con rigore filologico e senso critico; gli
edifici danneggiati hanno, infatti, perso la loro immagine assumendo
l'aspetto di figure mutile. Nel proporre un nuovo intonaco, quindi,
occorre evitare ogni tentativo di riproporre un inverosimile stato
originario o di perseguire effetti di finto antico o di imitazioni in
stile. Occorre risolvere i problemi di reinterpretazione dell'edificio,
operando aggiunte da definire caso per caso entro i limiti cromatici,
storicamente circoscritti, proposti dall'ambiente.
Interventi sui materiali lapidei
naturali:
Gli elementi lapidei si presentano ben conservati:
Intendendo per buona conservazione una condizione in cui gli apparati
decorativi, pur presentando i consistenti segni del trascorrere del tempo,
si presentano formalmente integri e privi di lacune, le operazioni di
manutenzione consistono nell'eseguire una leggera ma accurata pulizia. Ove
particolari condizioni di aggressione ambientale hanno causato la
formazione di croste (di natura chimica , inequivocabilmente attiva ed
evolutiva) è corretto operare un intervento di pulizia piu' spinto ma solo
nel pieno rispetto del principio del minimo intervento ed evitando di
cancellare irreversibilmente i segni del tempo.
Gli elementi lapidei si presentano, in
genere, ben conservati ma presentano piccole lacune.
Ferme restando le indicazioni di metodo del caso precedente, occorre
distinguere i seguenti casi:
la lacuna consiste nel forte degrado
di pochi elementi in pietra da taglio privi di decorazioni ma con precise
funzioni costruttive.
In questi casi, procedendo per tassellature o con la sostituzione di
alcuni elementi non si altera, in genere, l'integrità dell'opera.
la lacuna consiste nel forte degrado o
nell'assenza di una parte di un apparato decorativo.
Gli interventi possono consistere in piccoli aggiustamenti; tutto ciò a
condizione che quest'ultimi risultino distinguibili, reversibili ed utili
per la salvaguardia dell'opera e che non si pongono come tentativi di
interpretazione in stile o di copie.
Gli elementi lapidei si presentano
fortemente degradati da consistenti lacune.
Quando gli apparati decorativi hanno perso la loro immagine assumendo
l'aspetto di figure mutile, ci si trova di fronte ad un problema di
reintegrazione dell'immagine, da condurre, come indicato nel caso
dell'assenza degli intonaci, con rigore filologico e senso critico.
Occorre evitare ogni tentazione di restituzione in finto antico o di
imitazione in stile. Si devono quindi, risolvere i problemi di
re-interpretazione dell'edificio, operando aggiunte da definire caso per
caso senza rispondere a regole prefissate o a dogmi; si cercherà di
re-inventare , di volta in volta, con originalità i criteri ed i metodi di
intervento.
E' preferibile, in questi casi, senza sacrificare l'unità formale
dell'opera, proporre delle calibrate e discrete soluzioni avente una
valenza espressiva contemporanea; il tutto con la consapevolezza che
l'opera da restaurare, una volta indagata con sensibilità storico-critica
e specifica competenza tecnica, suggerirà essa stessa la corretta via da
interpretare.
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