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Storia della Cartapesta | Il Restauro del Cristo di Confortino | Appendice |
Liberamente Tratto da "Il Cristo in Cartapesta" Tesi di Laurea di Gabriella Brigante
Relatore: Prof. W. Lambertini Correlatore Prof. A. Panzetta
Accademia di Belle Arti Bologna Indice
Il Restauro del Cristo
I Luoghi
Appendice
Metodi di Pulitura
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LA CARTAPESTA: IL DIALOGO TRA LECCE E BOLOGNA
Lecce e Bologna, sono le città, poli opposti, nei cui territori l'arte della cartapesta ha avuto e ha cultori e facitori.
La cartapesta fu, molto probabilmente, fiorente a Bologna, a Firenze e, probabilmente, in altre città, prima ancora di giungere a Lecce. Enzo Rossi sostiene che nell'anno in cui nasceva il salentino Pietro Surgente(1742), un certo Martin tedesco diffondeva in Germania l'arte della cartapesta appresa da Lefévre a Parigi due anni prima (1740) e a Bologna era attivo da molti anni lo scultore Angelo Gabriello Piò (1690-1769) impegnato a gestire, in prima persona e con autorevolezza, l'elegante messinscena del barocchetto bolognese, modellando statue anche con la cartapesta. Quindi quest'arte fu esercitata a Bologna durante tutto il 1700 e furono, forse, i bolognesi ad esportarla in Francia al seguito di artisti ingaggiati per eseguire nelle chiesi francesi affreschi ed altre opere. I primi cartapestai leccesi potrebbero averla appresa a Roma, dove i bolognesi si recavano spesso, o nelle stessa Bologna, oppure da un bolognese attivo a Lecce in qualche chiesa o in una delle tante casa patrizie locali.
Nessun “Sepolcro” bolognese ci è stato tramandato tale e quale. Di molti è possibile studiare stile e struttura attraverso le incisioni coeve che li riproducono e le relazioni a stampa che li descrivono. Forse, molte delle statue e statuette di cartapesta che cominciano a comparire nei negozi degli antiquari, provenienti da luoghi ignoti, ripostigli e soffitte probabilmente curiali o di casa patrizie, hanno fatto parte di tali “ Sepolcri”. Rossi fa presente come durante il 1700 figurano presenti e attivi a Lecce molti veneziani come operatori economici: ciò fa supporre presenti anche operatori artistici provenienti da Bologna, “portati” da qualche esponente del clero o di un ordine monastico per un breve soggiorno. Uno studio comparato, dei rapporti intercorsi durante il 1600 e il 1700 tra le città di Lecce e Bologna potrebbe condurci a scoperte sorprendenti. Date e circostanze interessanti potrebbero essere appurate indagando su Padre Mazzotta (Benedetto) della Congregazione dei Celestini aggregato all'Ordine di S. Benedetto, originario di Novoli, che fu monaco a Lecce e lettore di filosofia e teologia a Bologna, città in cui pubblicò nel settembre 1653 il suo più noto testo (divenuto costosa e ricercata rarità bibliografica), intitolato “De triplici Philosophia naturali, astrologica et minerali”. Tale Padre Mazzotta possiamo presumerlo viaggiatore da Lecce a Bologna eviceversa, con opportune tappe intermedie a Roma e Napoli e senz'altro è stato “portatore” di notizie a Roma, Napoli e Lecce relative all'attività degli artefici del barocchetto bolognese, modellatori di santi e suppellettili di carta per apparati laici e religiosi, in occasione di feste, festeggiamenti e funerali solenni. Probabilmente fu presente ,il 10 agosto 1643 a Bologna nella chiesa dei Servi, alla cerimonia della “altarizzazione” del crocifisso, opera di un certo Zamaretta(o Zamaletta), crocifisso che egli conosceva ed apprezzava e del quale si era fatto divulgatore della sua riproduzione in bianco e nero, opera di un incisore anonimo.
Nel periodo di maggiore fioritura dell'arte della cartapesta a Bologna, città in cui i Domenicani avevano e continuavano ad avere la loro Casa Madre e dove è presente la tomba di San Domenico, qualcuno dei Padri attivi nel piccolo monastero di Villa Convento può aver “portato”con sé nel territorio leccese, di ritorno da un viaggio a Bologna, un crocifisso di cartapesta, opera di un cartapestaio emiliano per il proprio altare o per un altro altare di una altra chiesa. E può essere accaduto che un artigiano locale abbia apprezzato l'opera tanto da riprodurla, dando inizio a una produzione seriale e stereotipa nello stile bolognese, senza l' artisticità realizzata a Bologna da più mani e con più talenti collaboranti. A Bologna, infatti, ogni opera modellata con la carta o con impasto di stucco e carta, ha avuto nel 1600 e nel 1700 un artista che l'ha concepita e degli “aiuti” che l'hanno realizzata e rifinita. A Lecce, invece, ogni cartapestaio ha fatto e continua a fare tutto da solo: surrogando e perpetuando stili (soluzioni formali), cromie e il resto.
Perché non ipotizzare che suore e monaci dei vari ordini possano avere avuto un qualche ruolo nella importazione a Lecce delle prime statue sacre modellate altrove con la cartapesta durante il 1700? Ad Arnesano è presente un Cristo di cartapesta, poco pesante e di minimo ingombro, portato” come regalo a una famiglia benefattrice o per conto della stessa donato alla parrocchia; esso, inventariato in occasione della “Visita” pastorale del 7 ottobre 1747, ha sicuramente fatto fare bella figura al “portatore”. La presenza di una cordicella avvolta attorno al capo di un crocifisso di medie dimensioni, rinvenuto in territorio leccese, presupposta “reggitora ” di una corona di spine, è sufficente per avvalorare l'ipotesi che tale opera possa essere considerata di provenienza emiliano-romagnola. In molte statue sacre modellate con la cartapesta dai “Graziani” di Faenza, allievi diretti di Angelo Gabriello Piò, capofila dei cartapestai bolognesi nel 1700, la presenza di corde, frammenti di stoffa, trine e merletti è ricorrente.
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Ultimo Aggiornamento: 22/05/08.