le colle usate nel Restauro
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Oggi, grazie alla chimica, si hanno a disposizione colle sintetiche con alto potere adesivo e facilità d'uso. Ma quando si parla di restauro, le caratteristiche richieste ad una colla sono ben diverse:
Le colle sintetiche sono quindi sconsigliabili in applicazioni di restauro dato il loro carattere definitivo. Pertanto l'uso di colle organiche che uniscono caratteristiche di buona capacità adesiva a quelle di elasticità e reversibilità, è quindi da preferire. Inoltre tale scelta è dettata anche dai fondamentali Principi di Restauro che devono essere sempre tenuti presente nel momento in cui ci si avvicina con criterio e coscienza al restauro.
Fra le colle di origine naturale usate nel restauro sono:
La Colla Garavella è comunemente nota anche come colla forte, colla gelatina o colla animale, è tradizionalmente la colla da falegname e le sue origini si perdono nei secoli, quando gli antichi artigiani iniziarono l'uso di adesivi nella unione di giunti e lastronature in aggiunta al semplice uso di chiodi o incastri. Questa colla fu praticamente l'unica usata fino agli anni 30 quando entrarono in uso le colle sintetiche o viniliche. Essa consiste in una gelatina , ottenuta facendo bollire i cascami di animali, pelle, ossa, unghie e una volta asciutta, viene commercializzata nei negozi di Belle Arti normalmente in perle color ambra ma anche in polvere o tavolette viene usata oltre naturalmente per l'incollaggio anche per la preparazione degli stucchi a base di terre colorate. |
L'uso di questa colla non è semplice in quanto occorre attenersi a rigide regole di preparazione e uso per poter ottenere il meglio, ed è forse per questo che sono state sostituite con le colle moderne che sicuramente sono di più pratica utilizzazione.
Poiché noi noi non ci accostiamo alla costruzione di nuovi mobili ma al restauro di quelli costruiti almeno un centinaio di anni fa , o quasi, siamo "tenuti" a usare materiali e tecniche di costruzioni adottate originalmente.
Comunque, a parte le difficoltà iniziali che saranno superate con la pratica, questa colla ha le caratteristiche ideali di elasticità e reversibilità che ne fanno la colla principe del nostro lavoro.
Preparazione della Colla Garavella
Per la preparazione della colla occorre munirsi di un pentolino da bagnomaria o comunque di due recipienti utili allo scopo (esistono in commercio anche degli appositi pentolini in ghisa).
Si dovrà preparare la colla nella quantità necessaria di volta in volta che se ne ha bisogno in quanto, non è possibile riutilizzare efficacemente la colla riscaldata più volte. Questa ultima affermazione è soprattutto per i puristi, in quanto normalmente la colla da falegname viene riscaldata più volte.
Si versa nel pentolino la quantità di colla (in perle) necessaria e la si ricopre di acqua fredda o tiepida lasciandola riposare per un paio di ore. Al termine le perle avranno assorbito tutta l'acqua, le vedremo pertanto rigonfie e ammorbidite.
A questo punto si passa alla fase di cottura o riscaldamento mettendo il pentolino del bagnomaria sul fuoco avendo molta cura di non portare ad ebollizione la colla che altrimenti perderebbe gran parte del suo potere coesivo.
La temperatura ideale sarebbe di 50-55 °C. Ci si accorge se la colla inizia a bollire perchè in superficie si forma una sorta di schiuma biancastra.
La fase di cottura dura circa 20-30 minuti durante i quali è bene mescolare il prodotto con un bastoncino. Con il calore la colla si scioglie completamente diventando della densità del miele .
La densità della colla è molto importante: non deve essere né troppo liquida ( sgocciolante dal pennello -vedi a- ) né troppo densa (cadente a grumi dal pennello -vedi b-). Deve scorrere dal pennello in modo uniforme come mostrato in figura - c-.
Come si è detto il riscaldamento della colla va fatto con un recipiente a bagnomaria, e per evitare un eccessivo riscaldamento, è meglio interporre tra il recipiente interno e il fondo di quello esterno un pezzetto di legno, e mantenere il livello della colla sempre superiore a quello dell'acqua.
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Preparazione della colla: 1 - colla 2 - acqua 3 - fornello
Densità della colla a- colla troppo liquida b - colla troppo densa c- colla alla giusta densità |
I consigli di Enzo Careri restauratore in Lamezia Terme.
Come rendere la colla da falegname più duratura?
Basta aggiungere un pizzico della cosiddetta pietra emostatica,quella da barbiere opportunamente polverizzata (pietra usata per bloccare le emorragie dovute a piccoli tagli). Essendo un buon minerale avrà anche funzione di antitarlo specialmente se accompagnata da un goccio di aceto di vino bianco (o di miele di castagno).
Uso della Colla Garavella
Iniziamo con elencare le regole principali per l'uso della colla:
La colla va usata ben calda, in giusta densità.
Deve essere applicata a pennello su entrambe le superfici da unire.
Le parti devono essere messe in pressione con morsetti, molle o pesi fino alla completa essiccazione della colla.
vanno eliminate subito le eventuali sbavature o eccessi di colla (con una spugnetta bagnata con acqua calda e ben strizzata), in quanto una volta asciutta, si cristallizza e l'asportazione diventa difficoltosa.
Quando le parti vengono unite, la colla precedentemente spalmata, dovrà essere ancora tiepida, pertanto può risultare utile, soprattutto d'inverno, riscaldare prima le parti da unire.
L'operazione d' incollatura deve essere eseguita velocemente pertanto tutta l'attrezzatura necessaria per mettere in pressione i pezzi dovrà essere pronta e a portata di mano. Nel caso di assemblaggi complessi, potrebbe risultare utile eseguire una prova a secco per verificare la sequenza delle varie azioni predisponendo morsetti, molle, spessori e tutto quanto può risultare utile per un tempestivo impiego.
La prima fase di indurimento della colla animale è di qualche minuto: l'adesivo si presta quindi bene per tutte quelle operazioni che necessitano di un certo tempo per la "messa in opera". La colla, data la sua elevata elasticità a caldo, è idonea anche per fissare ampie superfici di impiallacciatura senza dover ricorrere a complicati sistemi di pressatura.
Per tenere in posizione il pezzo finché la colla non ha fatto presa si utilizzano i morsetti a G o i morsetti a traversa mobile, se il pezzo è di piccole dimensioni sono sufficienti strisce di carta adesiva da carrozziere ben tesa, se sono parti di impiallacciatura non accessibili da morsetti si usano adeguate tavolette di compensato da inchiodare sopra con interposto un pezzo di carta di giornale per evitare che la tavoletta di compensato si incolli anch'essa sul piano . I morsetti vanno sempre utilizzati interponendo dei pezzi di legno morbido tra le ganasce e le parti da incollare, per evitare che resti il segno dell' ammaccatura. È bene evitare l'uso di colle viniliche, poiché non sono removibili.
Per un completo indurimento della colla occorrono almeno 24 ore, durante le quali le parti dovranno rimanere morsettate.
La Colla Caseina ha origini antiche, oggi raramente viene usata nel restauro. Era assai in uso nel XV secolo ed il suo componente principale era il formaggio pecorino come attestano alcuni documenti.
La colla di caseina è a base proteica ed è indicata per incollare superfici non ben levigate. L'aggiunta di alcali come soda caustica, ne aumenta il potere collante.
Questo tipo di colla può essere a base di caseina lattica o a base di caglio; quest'ultima ha un minore potere adesivo
In generale, i principali costituenti di una buona colla sono i seguenti: caseina, calce purissima in polvere , borace oppure carbonato di sodio, soda caustica. La durata della colla diminuisce proporzionalmente con la maggior quantità di calce impiegata e con la maggior concentrazione; anche la temperatura ambientale influisce sulla conservabilità della colla che aumenta in inverno.
Preparazione della Colla Caseina
Si presenta sotto forma di polvere paglierina o biancastra a grana fine, si trova in commercio già dosata.
Si prepara sciogliendola in acqua tiepida o fredda (le proporzioni sono di circa 1 kg. di prodotto ogni 2-3 litri d'acqua) : è poco pratica da usare poiché va lasciata "riposare" per 15 minuti circa dopo aver mescolato la soluzione per circa 15-20 minuti. Va poi adoperata nel giro di qualche ora (5-6 ore) poi non è più utilizzabile; si utilizza sia a freddo che a caldo. Il tempo di presa oscilla fra le 5-8 ore in estate e 24 ore in inverno.
Uso della Colla Caseina
Usata a freddo e mescolata all'acqua è estremamente tenace e più resistente anche della colla da falegname.
Caratteristiche
Costa poco, ed è resistente all'acqua; è elastica e di buona resistenza meccanica. Può macchiare alcuni legni (soprattutto quelli duri) a causa degli alcali in essa contenuti ed, essendo molto acquosa, può gonfiare il legno. Usando le dovute precauzioni per evitare macchie superficiali, viene usata raramente anche nel restauro.
Pur non facendo parte delle colle usate nel restauro di mobili importanti, precedenti alla fine dell'Ottocento, penso che nel laboratorio di ogni restauratore non manchi questo tipo di colla, Vinavil, che fu commercializzato intorno agli anni Trenta. La facilità di uso e la disponibilità immediata (non necessita di alcuna preparazione) sono due motivi sufficienti a convincere molti al suo uso. Anche questa colla, come la colla Garavella, può essere usata per la preparazione degli stucchi a base di terre colorate. Consiglio di usare questa colla nel restauro di quei mobili per i quali già in origine fu usata. Pertanto per i soli mobili successivi agli anni 20-30 del Novecento.
Uno dei tipi più utilizzati e l'acetato di polivinilico (PVA) è a base di resina e va usata fredda. E' estremamente tenace, ed il liquido bianco e denso può essere usato direttamente dal contenitore.
Non è reversibile, pertanto, una volta fatta presa, se si ha la necessità di separare i pezzi precedentemente incollati sarà impossibile farlo se non rovinando il legno stesso. (vedi selezione dal Forum)
Approfondimenti: I Materiali usati nel restauro del Mobile
Selezionato per voi dal Forum
Quale
colla?
Quesito? E' proprio necessario usare la colla in
perle(garavella) ho
si può utilizzare un buon vinavil per legno molto più pratico e veloce, perchè ho l'impressione che molti restauratori non raccontano la
verità, in quale situazione si usa la prima o la seconda ipotesi? La colla garavella e veramente affidabile come forza di
incollaggio,le malizie per usarla bene quali sono?Ci sono delle colle alternative moderne piu' pratiche che rispettano la coscienza di restauro?grazie.
Giovanni
Risponde Pino
Condivido alcune tue affermazioni:
ci sono restauratori che non vanno tanto per il sottile e usano vinavil in molte occasioni. Questo dipende dalla maggior comodità ma anche da un atteggiamento culturalmente discutibile verso il restauro. Ci sono anche colle moderne che garantiscono reversibilità e sono di pari o di maggiore efficacia (non so dirti i tipi perché ne ho letto da qualche parte e le ho dimenticate avendo scelto di non usarle mai, se possibile). Il problema di fondo è rendersi conto che il pezzo su cui si sta lavorando è destinato a durare nel tempo e vale in quanto espressione di un determinato ambito culturale in un certo momento storico, di cui sintetizza conoscenze tecniche, stilistiche, gusto e funzione. Questo valore deve essere preservato anche mediante il culto della fedeltà alle pratiche tecniche che hanno orignato il mobile, ogni qual volta si tratti di impiegare un materiale o una sostanza destinato a permanere nel mobile. Ciò non vuol dire rendere meno efficace il restauro privandosi di prodotti moderni validissimi (si pensi alle resine acriliche ecc...) Occorre però trovare una soluzione di compromesso introducendo le nuove tecniche quando effettivamente risolvono un problema prima irresolubile. A questo punto perché modificare una colla che per centinaia di anni ha garantito la funzionalità del pezzo e che è parte della procedura tenica che lo ha generato? Soprattutto perchè sostituirla con il vinavil di cui è nota l'irreversibilità. Tra cent'anni qualche disgraziato potrebbe trovarsi a fare i conti con il nostro incollaggio a vinavil nella necessità di restaurare nuovamente il nostro pezzo e almeno nella tomba sarebbe meglio essere lasciati in pace!!!!!!
A parte gli scherzi il restauro deve essere condotto in modo da poter in qualsiasi momento tornare al momento iniziale del lavoro cioè alla fase precedente al restauro che ci
accingiamo a fare, senza particolari danni al pezzo. Quanto alle modalità di
impiego della colla caravella non ci sono segreti particolari, si tratta di fare pratica soprattutto nella sua diluizione. Deve essere ben calda ma non deve superare i 60 gradi per evitare deterioramenti e perdite di capacità adesiva. E' bene aggiungere un conservante apposito per colle per garantire una maggior durata alla colla e ritardarne il processo di deterioramento con il tempo. Il pezzo da incollare non deve essere liscio (nelle lastronature usavano un attrezzo detto ferradenti per creare una superficie con tante piccole righettature che favoriscono l'incollaggio. Occorre sempre pressare i pezzi con colla ancora calda o rigenerata mediante ferro da stiro o lastra metallica calda, Nelle giunture bisogna
studiare prima il serraggio e fare le prove per essere veloci quando si sarà applicata la colla...
Altro non so dirti. Ciao. Pino. domenica 14 aprile 2002 - 22.03.10
Risponde Milo
L' utilizzo di prodotti e materiali nel rispetto dei principi del restauro è un aspetto molto delicato, che si ramifica profondamente nell' etica e nella cultura personale.
Vi sono parecchi studi e molte teorie sulla filosofia del restauro ( cito:" teorie del restauro " di
Cesare Brandi e "restauro " di Alessandro Conti. in essi i principi di restauro vengono trattati quasi a livello metafisico).
Rimane comunque il fatto che la scelta dei materiali deve essere operata con
consapevolezza, in base alla propria etica di rispetto dell' opera su cui si lavora.
Per quanto riguarda i prodotti incollanti e le metodologie di applicazione trovi ampie spiegazioni nei cataloghi di ditte specializzate e nei manuali di restauro in commercio.
buon lavoro...Milo lunedì 15 aprile 2002 - 10.57.08
Separazione di una unione con spinatura e Vinavil
Domanda: Marco
Ciao a tutti,chi mi può suggerire il metodo per separare una unione eseguita con spinatura e incollata con Vinavil ??
In tale unione uno dei 2 pezzi è incollato di costa mentre l'altro è incollato di testa.
La struttura completa è assimilabile ad una cornice.
Grazie in anticipo a tutti quelli che parteciperanno
Risponde: Franco
Se non riesci a trovare un solvente per la vinavil (io non li ho mai visti) e non ti interessa mantenere la spinatura originale prova a tagliare le spine usando un seghetto a lama libera molto fine. Con un po' di pazienza e fortuna dovresti riuscirci. L'intervento è un po' distruttivo ma, a mali estremi ... Auguri .
Risponde: Milo
Un solvente specifico in grado di staccare un' unione con vinavil non esiste, ma il polivinilacetato non ha alcuna resistenza all' umidità, puoi quindi sfruttare questo fattore facendo penetrare una mista di acqua e alcool ( che aggredisce maggiormente i legami coesivi ) nell' incastro, utilizzando magari una siringa; ripetendo l' operazione più volte riuscirai ad allentare la tenuta della colla.
Per quanto riguarda la spina puoi eliminarla con una punta di trapano: inizia a praticare un foro piccolo nel centro di essa allargando il diametro della punta fino a quello della spina, così non rischierai di decentrare il foro; potrai poi rifissare il tuo incastro con una spina nuova a lavorazione ultimata ( questo è forse il sistema meno distruttivo)....
ps: se il vinavil in questione dovesse essere un PVA alifatico incontrerai maggiori resistenze nell' ammorbidirne i legami.....spero di esserti stato utile... fammi sapere...
Replica di Marco
Grazie del suggerimento. Ho tentato di "immaginare" sul come inserire l'ago della siringa nella unione, ma non ci sono riuscito.
Pertanto ho separato l'unione utilizzando una sega x cornici che ho fatto scorrere sul bordo di una "spalla", quest'ultima fissata alle 2 estremità. Sono riuscito ad ottenere un taglio perpendicolare e la quantità di legno "mangiato" non è stata molta.
Per quanto riguardo la rimozione delle spine, non sono passato attraverso forature successive in quanto ho valutato che se il primo foro fosse non centrato i fori successivi sarebbero stati a loro volta fuori asse. Pertanto ho praticato un unico foro e tutto sommato sono stato fortunato nel ricentrare i fori esistenti.
ciao e comunque grazie ancora per i suggerimenti che utilizzerò senz'altro alla prima occasione.
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Ultimo Aggiornamento: 25/11/05.