Domanda
Salve,
ho recuperato un boisselot che stava per essere buttato.
Volevo sapere la data di fabbricazione e con quanti euro può essere restaurato
(accordatura e pesatura tasti)
Tenga presente che sono un pianista amatoriale.
Grazie per l'attenzione
Risposta
Gentile Renato,
questo strumento è databile anni 1880 circa.
A mio avviso, purtroppo, non conviene spendere nemmeno 1 euro per questo
pianoforte, anche se grazioso nella realizzazione estetica.
Tecnicamente infatti è inesorabilmente obsoleto e non reggerebbe alcun
intervento, seppur con la massima perizia e attenzione.
Mi spiego:
l'impostazione progettuale regala performance meccaniche e timbriche
sconcertanti, com'è normale che sia in questi pianoforti.
Quindi avremmo l'iniziale dilemma dell'accordatura, con la rottura sistematica
di molte corde.
Questo "telaio" è molto sensibile alle variazioni di trazione quindi, ad ogni
rottura di una corda e successiva installazione della nuova, avremmo scompensi
terribili nella stabilità dell'accordatura.
Non è mai finita...
Parte meccanica e martelli sarebbero poi fonte di rottura e malfunzionamenti
vari non appena si procederebbe ad un utilizzo, anche se blando (una macchina
vetusta si guasta in strada, mai in garage..)
Si ricorrerebbe quindi ad una serie infinita di riparzioni (sperando nella
reperibilità dei pezzi di ricambio..ardua)
Alla fine (o all'inizio) di tutte queste peripezie si verrebbe a spendere una
cifra assolutamente spropositata in rapporto allo strumento.
Un sistema per eludere e risolvere tutto ciò sarebbe un restauro integrale da
cima a fondo, in questo caso sconsigliato nel modo più assoluto (una follia a
mio parere).
Una precisazione importante: questi strumenti, per molti motivi, hanno una
pesatura dei tasti molto leggera. é giusto che sia così.
NON SI DEVE MAI aggiungere peso ai tasti su uno strumento storico! (e io
aggiungo nemmeno a uno recente!)
Sarebbe come pensare di aggiungere peso a un fortepiano... Le motivazioni sono
molte e di ordine cinetico-meccanico (la meccanica si rompe!), oltrechè prassi
filologicamente errata.
Un cordiale saluto,
Stefano Rogledi
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