i dipinti su Tavola

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Ilaria Ciardiello 



 

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Sommario della Sezione:

Principi di Restauro

Il Laboratorio

Schede  tecniche

Ricettario

Glossario

 

Cenni storici dei dipinti su tavola

La nascita dei dipinti su tavola risale al XII secolo, quando, soprattutto in Italia, vi fu una ricca produzione di grandi croci in legno dipinto di cui oggi abbiamo testimonianza grazie alla Croce di Sarzana di Guglielmo risalente al 1138.

Dalla metà del XIII secolo appaiono le prime tavole dipinte di dimensioni contenute e con soggetti di carattere storico-narrativo.

Alla fine di questo secolo e per tutto il successivo i polittici dipinti iniziano a decorare splendidamente le chiese di tutta Europa. Questi sono costituiti da vari scomparti,  decorati da gulie e suddivisi da colonnine tortili, pilastrini e nella parte inferiore da pedrelle.

Dal XV secolo in poi in Italia il polittico viene abbandonato preferendo le grandi pale d’altare a volte sormontate da splendide lunette, mentre nel resto d’Europa permane ancora l’uso del polittico

  

Essenze legnose utilizzate nei dipinti su tavola

Nei paesi del nord Europa si utilizzavano soprattutto il Rovere, un legno duro,  e l’Abete. In italia a partire dal XII secolo si fece un largo uso del Pioppo mentre erano meno utilizzati il Noce, il Salice, il Tiglio e l’Abete. In Spagna si usavano perlopiù Pioppo, Quercia, Abete e Noce.

Gli intarsi che decorano spesso questi dipinti erano ottenuti da alberi da frutto come il Pero ed il Ciliegio.

Tecniche di preparazione dei dipinti su tavola

Dalle assi in legno venivano eliminati tutti i difetti come le tracce di grasso e i nodi pochè quest’ultimi poveri di lignina e quindi più facilmente degradabili.

L’incollaggio delle assi avveniva con Caseinato di Calcio (calce spenta e formaggio) oppure erano assemblate con pioli e cavicchi e definitivamente chiuse con farfalle poste in controfibra rispetto a quella del legno.

 

 

Preparazione del supporto pittorico

Prima di ricevere lo strato pittorico sulla tavola era stesa una prima mano di colla animale, poi due mani di colla forte (colla di bue) e spesso su questa colla si faceva aderire una tela di lino (questa operazione è detta camottatura oppure incamottatura).

Sulla tela poi si davano tre o quattro mani di gesso grosso e colla animale e una volta asciugato l’ultimo strato si passavano altre tre o quattro mani di colla animale e gesso a granulometria sottile quindi veniva steso il film pittorico e un vernice finale.

Le parti che dovevano essere dorate  subivano un’ulteriore trattamento con bolo rosso oppure giallo stemperato in colla di coniglio.Se veniva utilizzato l’argento al posto dell’oro il bolo usato era nero.

Preparazione dello strato pittorico  

Il disegno preparatorio era eseguito con un tampone contenente polvere di carbone oppure inciso.  

Venivano incise anche le parti che interessavano  le dorature. Per creare dei rilievi sulle parti dorate si utilizzava la pastiglia stesa a pennello sul bolo. La pastiglia si otteneva con colla di pelle, acqua, gesso di Bologna e carbonato di piombo.

 

 

Film pittorico

Solitamente  il dipinto era eseguito a tempera. Si conoscono molte ricette per preparare un buon colore a tempera grazie ai trattati di pittura come il “De Diversis Artibus” del Monaco Teòfilo risalente al XII secolo ed il celebre “Trattato della Pittura” di Cennino Cennini.Il colore veniva finemente triturato e mescolato al tuorlo d’uovo ma comunque ogni artista aveva la sua ricetta personale che custodiva gelosamente. Le caratteristiche della tempera sono la brillantezza del colore, l’opacità della superficie, la rapidità d’essiccamento e la trasparenza delle velature.

 

 

Verniciatura finale 

La vernice veniva stesa con il palmo della mano evitando le zone dorate. Le vernici maggiormente usate erano tutte resine naturali come  la Sandracca, la Dammar e la Coppale.


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 Ultimo Aggiornamento: 02/12/05.