la Doratura |
|
| Home Page | Schede Tecniche | Forum | Consulenze | Invia un Commento | |
|
Queste pagine sono curate da Francesca Latini restauratrice in Fabriano Argomenti Correlati
Selezionati da Il Forum
Sommario
della Sezione:
|
Generalità
Esistono diversi metodi di doratura. La doratura a foglia è il procedimento che riguarda la doratura del legno; è di questo metodo che parleremo diffusamente. La tecnica della doratura non è semplice: non credo sia possibile, ad un profano, applicare tale tecnica solo con la lettura di queste pagine né di un altro manuale anche se più completo ed esauriente. Solo l'esperienza a fianco di un buon artigiano può permettere di raggiungere risultati accettabili. Questa tecnica, pur difficile per la delicatezza del procedimento, è estremamente affascinante. Richiede diverse fasi e possono passare giorni prima di vedere il lavoro ultimato, ma il risultato premia sicuramente la pazienza di chi si cimenta in quest'arte le cui origini si perdono nei secoli. Il procedimento è rimasto uguale a se stesso fin dai tempi più remoti. L'unico intervento della moderna tecnologia, riguarda la laminatura dell'oro, non più eseguita a mano dai "battiloro", ma ottenuta industrialmente.
Laboratorio di Doratura
I seguenti materiali e strumenti necessari, sono reperibili in un fornito colorificio o negozio di Belle Arti.
|
Di seguito vengono descritti i vari metodi di Doratura:
Doratura a foglia (o a guazzo): si tratta di applicare la foglia d'oro sulla superficie opportunamente trattata.
Doratura a spolvero: è tecnicamente identica alla doratura a foglia, ma anziché utilizzare la fogli dell'oro utilizza la polvere .
Doratura galvanica: è usata quasi esclusivamente per dorare metalli. Si tratta di un procedimento elettrochimico, grazie al quale il metallo, ben pulito e sgrassato, si ricopre d'oro; il tutto avviene in bagno chimico, il cosiddetto bagno galvanico.
Doratura a fuoco od amalgama, o doratura al mercurio: è impiegata quasi esclusivamente sui metalli. Si tratta di sciogliere l'oro a caldo nel mercurio e ricoprire l'oggetto, bagnato di acido nitrico, con l'amalgama ottenuta. L'oggetto così trattato va poi posto in forno ad alta temperatura: in questo modo il mercurio se ne va per distillazione, mentre l'oro rimane come residuo. Il procedimento è assai dannoso per la salute a causa della tossicità delle esalazioni di mercurio ed oggi è quasi in disuso; fu invece in voga nel XVII secolo per dorare i bronzi che decoravano gli arredi Luigi XV e Luigi XVI ed impero.
Gesso di Bologna: (detto anche Bianco di Meudon o di Spagna, gesso a oro o marcio) Si tratta di solfato di calcio idrato. Ha una morbidezza al tatto unica, data dalla finezza della grana di cui e' composto. Non va mai fatto bollire per evitare la formazione di grumi che sono dannosi alla plastica compattezza dell'insieme. Va pertanto sciolto con il sistema del bagnomaria. Si conserva in un luogo asciutto, teme l' umidità.
Colla di Coniglio:(detta anche colla Lapin o totin o da doratore) Si ottiene dalla pelle di animali quali gatti, conigli, lepri che viene immersa in un bagno di acqua di calce. Era conosciuta ancor prima della colla a caldo da falegname e, rispetto a quest'ultima, ha una tenacia inferiore. Ciò la rende ideale x la delicata preparazione dell'ingessatura. La proporzione tra colla ed acqua deve essere di 1 a 8 e va sciolta in bagnomaria. Si usa calda ma non bollente. Va conservata in un barattolo di vetro chiuso.
Colla di pesce: (ittiocolla) Si ricava dalle vescicole natatorie di alcune specie di pesci quali storioni ed affini. Si trova in commercio sotto forma di lastre trasparenti che vanno lasciate in acqua x circa 24 ore prima dell'uso. Dopo aver fatto decantare l'acqua in eccesso si scioglie bagnomaria. A differenza delle altre colle non aumenta di molto il suo volume. Va usata solo per far aderire la foglia d'oro al bolo.
Bolo Armeno:E' un'argilla particolare che serve da base all'oro. E' facile notarlo nelle vecchie dorature, nei punti in cui l'oro si sia consumato. Viene venduto sotto forma di sasso da polverizzare o in crema (e' consigliabile comprare quest'ultimo tipo). Può essere di due colori: color terra rossa o color terra di Siena naturale. Va diluita con colla fino a raggiungere una consistenza leggera. Va passato con un pennello di martora con una sola pennellata leggera, sempre dopo averlo scaldato a bagnomaria. Appena tolta la quantità occorrente conviene richiudere il barattolo con cura.
ORO IN FOGLI E IN CONCHIGLIA |
Libretti
da 25 fogli 8 x 8 cm liberi, intercalati con carta velina uno ad uno. |
Oro arancio 23 Kt.e 3/4 in conchiglia 0,5 grammi |
|
ARGENTO IN FOGLI |
Argento
925 in libretti |
LA MISSIONE: è il collante che serve ad applicare le sfoglie d'oro o d'argento, vere o false, sulle varie superfici. Se ne trovano di diversi tipi: all'acqua, con un tempo di posa di circa 15 minuti; a solvente (a 3 ore) e a solvente (a 12 ore), con tempi di essiccazione più lunghi. |
IL BOLO: é uno dei fondi più utilizzati. Consente una buona presa della sfoglia su superfici porose preventivamente preparate a gesso, tipo legno, carta. Oltre che da collante, funge anche da virante per la colorazione dell' oro. Si trova per questo nei colori Giallo, Rosso o Nero. All'impasto deve essere aggiunta la colla di coniglio. |
GESSO PER DORATORI O DI BOLOGNA: impastato con la colla di coniglio, viene applicato sulle superfici porose per renderle uniformi e pronte per l'applicazione del bolo. Tale imprimitura si adatta anche e soprattutto alle impimiture di tavole e tele, atte alla pittura ad olio o tempera all'uovo. |
MISSIONE
ALL'ACQUA |
BOLO ROSSO, GIALLO, NERO |
COLLA DI PELLE RAFFINATA |
MATERIALI PER LA DORATURA |
ORONE IN FOGLI libretti da 100 ff misura 16 x 16 |
ARGENTO FALSO libretti di 16 x 16 cm |
ORO FALSO IN ROTOLI varie altezze da 12 a 156 mm lunghezza 50 mt |
GESSO DI BOLOGNA |
COLLA DI CONIGLIO |
PENNELLESSA IN VAJO SU CARTONE |
|
GOLDFINGHER in pasta |
TIXE liquido |
PIETRE D'AGATA varie forme |
|
PORPORINE in polvere |
CUSCINO |
RUB N' BUFF in pasta |
|
SENNELIER a cera |
LIQUID LEAF liquido |
COLTELLI PER DORATORI |
|
|
Di seguito viene riportata una descrizione degli strumenti specifici per la tecnica della doratura
Cuscinetto da doratore: Serve ad adagiare la foglia d'oro per poi tagliarla nella misura necessaria.E' possibile costruirselo da soli : si ricopre su di un lato una tavoletta di cm 25x 18 con del cotone idrofilo. Si riveste il tutto con alcantara facendo attenzione a non creare pieghe o avvallamenti.
Coltello da doratore: Si usa per tagliare la foglia d'oro. La lama non deve essere toccata con le dita, in tal caso va sgrassata con dell'alcool. Ogni tanto va affilata con carta abrasiva finissima. Non va mai fatta toccare con altre parti in metallo per non creare dei "denti" sul filo della lama. Non deve tagliare l' alcantara. In questo caso l'affilatura e' stata fatta in modo errato (eccessivo). E' utile anche per prelevare la foglia dal libretto e portarla sul cuscinetto.
Pennello
da doratore: Serve per prendere la foglia d'oro
che e' stata tagliata e adagiarla sul pezzo che va dorato. Ha un pelo
morbido che fa aderire la foglia.Se ciò non
avvenisse, occorre passare
il pennello su di un panno inumidito di olio paglierino.
Brunitoio: Conosciuto anche come Pietra d'Agata è uno strumento che serve a comprimere l'oro una volta asciutto il bolo sottostante. E' composto dal manico ed una pietra d'agata (con superficie estremamente liscia) che assume varie forme, a seconda delle curve che il pezzo da dorare assume.Tramite questa operazione (detta anche brunitura) si fissa e si lucida la foglia che diventerà un tutt'uno con la base di gesso e bolo. E' l'operazione finale della lavorazione e anche la più soddisfacente.
Premessa
Le difficoltà dell'operazione consistono nell'abilità dell'artigiano, nel rispetto dei tempi di esecuzione e nelle condizioni ambientali in cui si lavora: l'ambiente non deve essere polveroso e non si devono aver fatto recentemente lavori che abbiano causato la sospensione di polvere nell'area. Di fondamentale importanza, come vedremo subito, è che la superficie da dorare sia perfettamente pulita e sgrassata.
Le fasi della doratura possono essere divise in:
Preparazione del Fondo (vai alla ricetta per la preparazione del gesso)
La preparazione del fondo che serve ad accogliere l'oro deve essere accurata: da questa dipenderà la buona riuscita di tutto il lavoro.
Si mette innanzitutto la colla lapin nella pentolina del bagnomaria (basta un bicchiere pieno) e si copre con acqua lasciando riposare per circa 12 ore, affinché la colla assorba l'acqua. Poi si scalda a bagnomaria e si passa sul legno che deve essere pulito, asciutto e privo di polvere.
Questa prima mano si chiama "imprimitura". Dopo 2 ore alla colla lapin si aggiunge il gesso di Bologna (circa un cucchiaio) e si passa la seconda mano di colla.
Tale procedimento sarà ripetuto per le varie mani che verranno successivamente date e che dovranno essere sempre calde. Si aggiunge via via gesso finché il composto non avrà una consistenza simile alla besciamella (scusate il termine, ma è difficilissimo mettere in parole scritte nozioni pratiche apprese da vecchi artigiani e che andrebbero provate dal vivo).
Dopo che ogni mano ( ne occorrono 5 o 6) si sarà asciugata, va passata la carta vetrata con grana più grossa (120) per rimuovere eventuali imperfezioni. Infine, una volta preparata la base di gesso sufficiente la superficie va levigata il più possibile usando via via la carta vetrata più fine (180 e 240) poi e spolverata con cura. Lo scopo di questa operazione di preparazione del fondo (detta anche apprettatura), è quella di isolare il legno dalla foglia d'oro preparando un fondo liscio ed omogeneo, adatto a riceverla. Durante questa fase si si possono stuccare anche eventuali fori di tarli e piccole screpolature.
A questo punto si passa alla applicazione del Bolo
Il bolo va allungato con la colla di coniglio fino a che non prende una consistenza leggera, tipo latte, ma senza esagerare. Va passato caldo sulla superficie del gesso con una pennellata decisa e leggera, senza lasciare striature. Si consiglia di utilizzare un pennellino di martora. Se il bolo e' diluito nella giusta proporzione basta anche una sola passata (non si deve vedere il fondo bianco del gesso), altrimenti dopo circa 4 ore si
può passare una seconda mano, cercando di non aumentare di troppo lo spessore dello strato che porterebbe ad un'inevitabile distacco dell'oro e del bolo in fase di brunitura. (Si faccia in proposito molta attenzione agli accumuli di bolo nelle
cavità degli intagli o negli angoli delle cornici da dorare).
Il modo migliore di vedere se il bolo e' sufficientemente asciutto, consiste nel passare leggermente
, con la parte superiore dell'unghia, per vedere se si lucida in un angolo nascosto. Solitamente la completa asciugatura avviene in poche ore, dipende comunque dall'
umidità dell'ambiente e dalla stagione dell'anno in cui si lavora.
Una volta constatato il grado di asciugatura del bolo si inizia la penultima fase, la
più emozionante, la posa in opera dell'oro in foglie.
Applicazione della foglia d'oro
Cominciamo con l'aprire delicatamente il libretto: si effettua una leggera pressione con il coltello su un angolo del libretto che in questo modo si alzi e si solleva foglio
per foglio dallo spigolo. La foglia d'oro va presa sempre il coltello passandolo sotto e adagiata molto delicatamente sul cuscinetto.
A questo punto si può tagliare in pezzi più piccoli sia per agevolarne la presa, sia per seguire al meglio le parti da
dorare.
Intanto si prepara la colla di pesce che va messa a bagno e poi scaldata a bagnomaria nella proporzione di un foglio di colla in un bicchiere d'acqua. La colla va passata delicatamente sul bolo con una sola passata altrimenti il bolo
può rinvenire e sciogliersi.
Prima che la colla venga assorbita si prende la foglia d'oro necessaria con il pennello da doratore e si accosta al pezzo in lavorazione. E' bellissimo vedere come la colla attiri la foglia a
sé, per effetto elettrostatico. Si procede in questo modo fino alla completa applicazione dell'oro.
Qualche consiglio per l'applicazione :
tenete con la mano sinistra la colla e nella destra il pennello con l'oro;
procedere con metodo facendo pezzi uguali a misura per una stessa curva della superficie;
non bagnare troppo il bolo con la colla;
evitare qualsiasi spiffero d'aria;
se il pennello da doratore non attira a se la foglia, passatelo di tanto in tanto sul viso o sui capelli (il viso ha sempre un leggero velo di grasso sufficiente mentre un batuffolo imbevuto di olio sarebbe troppo unto per questo scopo);
dimenticare il tempo (mai lavorare in fretta );
le foglie vanno sovrapposte x circa 2 mm;
attenzione sugli angoli dell'intaglio ( va prima dorata una parte poi l'altra
per non creare un ponte con la foglia che altrimenti si strapperebbe nello spigolo);
non toccare mai l'oro con le dita anche dopo l'applicazione finche non sia perfettamente asciutta la base;
eventuali ritocchi o parti mancanti vanno reintegrate dopo l'essiccazione facendo attenzione a non trasbordare di molto con la colla (perché, sull'oro preesistente, una volta asciutta lascerebbe una strisciata bianca ).
si lascia riposare il lavoro per una nottata.
un consiglio vedere se il bolo e' asciutto nuovamente e' quello di alitare sulla superficie dorata. L'alone se la base e' ancora fresca rimarrà a lungo mentre invece dovrebbe esitare un paio di secondi per poi scomparire.
Ed eccoci all'ultima (ma pur sempre affascinante) fase della doratura: la brunitura con pietra d'agata.
Rende lucido e perfettamente liscio l'oro che finora non brillava. Ha anche la funzione di accorpare l'oro con forza alla base sottostante. Si lucida
perché con la pressione le particelle di colla contenute nel gesso e nel bolo vengono spianate meccanicamente.
Il brunitoio va passato sulle parti in aggetto con una pressione costante, in diverse direzioni e, a lavoro
ultimato, non si devono vedere i vari movimenti.
Prima di passarlo va "scaldato" in una pezza di lana strofinandolo
velocemente. L'ideale sarebbe possedere un brunitoio opportunamente
sagomato per ogni tipo di curva che la doratura effettua, ma non sempre ciò
e' possibile.
A questo punto si può ammirare il lavoro ultimato. Alcuni doratori passano una leggera
gommalacca decerata
per proteggere la superficie dalla corrosione. Personalmente preferisco lasciare l'oro in evidenza
così com'e' anche perché il bello della doratura e' proprio il riaffiorare del bolo in trasparenza, dovuto allo spolveramento della superficie nel tempo.
Per invecchiare la nuova doratura ci sono tanti metodi.
Consiglio vivamente a chi deve restaurare un pezzo vecchio di non procedere come descritto ma con l'oro in conchiglia che permette di mascherare meglio l'intervento (l'applicazione dell'oro in foglia sarebbe troppo evidente su una superficie d'oro antico).
L'oro è sempre stato simbolo di sfarzo e di prestigio sociale e , per questo, anche nei periodi economicamente più disagiati, rimane presente per distinguere il potere e la ricchezza di pochi.
La consuetudine di dorare arredi e suppellettili vigeva fin dai tempi più remoti, nelle civiltà mediterranee ed in particolare in Egitto.
Ai tempi dell'antica Roma documenti di Virtuvio e Plinio riportano la consuetudine di ricoprire l'oggetto con lamine d'oro abbastanza spesse, applicate mediante percussione.
Nel Medioevo, la produzione di oggetti dorati è solo appannaggio delle poche classi aristocratiche.
Durante la ripresa economica e culturale del Rinascimento anche la ricca borghesia può permettersi di commissionare oggetti dorati. Si va a costituire così una classe di artigiani che si dedicano esclusivamente alla doratura.
Documenti risalenti al 1550 (Giorgio Vasari, Le Vite deì più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri CAP. XXVIII) riportano una testimonianza sulla realizzazione della foglia d'oro ad opera dei 'battilori':
".... fu bellissimo segreto ed investigazione sofistica il trovar modo che l'oro si battesse in fogli sì sottilmente, che per ogni migliaio di pezzi battuti, grandi un ottavo di braccio per ogni verso, bastasse, fra l'artificio e l'oro il valore di solo sei scudi....".
Dallo stesso documento si verrà a sapere che anticamente le foglie per la doratura erano ricavate da monete d'oro, fornite dal committente, battute dagli artigiani "battilori", i quali riuscivano a ottenere dai 6 agli 8 metri quadri di superficie di foglia da ogni moneta. E' chiaro dunque che la ricchezza del committente incideva direttamente sul valore e la qualità del lavoro.
Il Vasari continua poi descrivendo la tecnica della doratura:
"Ma non fu punto meno ingegnosa cosa il trovar modo a poterlo talmente distendere sopra il gesso, che il legno od altro ascostovi sotto paresse tutto una massa d'oro. Il che si fa in questa maniera: ingessasi il legno con gesso sottilissimo, impastato con la colla piú tosto dolce che cruda, e vi si dà sopra grosso piú mani, secondo che il legno è lavorato bene o male. Inoltre, con la chiara dello ovo schietta, sbattuta sottilmente con l'acqua dentrovi, si tempera il bolo armeno, macinato ad acqua sottilissimamente; e si fa il primo acquidoso o vogliamo dirlo liquido e chiaro e l'altro appresso piú corpulento. Poi si dà con esso almanco tre volte sopra il lavoro, sino che e' lo pigli per tutto bene. E bagnando di mano in mano con un pennello dove è dato il bolo, vi si mette su l'oro in foglia, il quale subito si appicca a quel molle. E quando egli è soppasso, non secco, si brunisce con una zanna di cane o di lupo, sinché e' diventi lustrante e bello."
Poi il Vasari si addentra in altri tipi di dorature:
"Dorasi ancora in un'altra maniera, che si chiama a mordente, che si adopera ad ogni sorte di cose, pietre, legni, tele, metalli d'ogni spezie,drappi e corami; e non si brunisce come quel primo. Questo mordente, che è la maestra che lo tiene, si fa di colori seccaticci a olio di varie sorti e di olio cotto con la vernice dentrovi, e dassi in su il legno che ha avuto prima due mani di colla. E poi che il mordente è dato cosí, non mentre che egli è fresco, ma mezzo secco, vi si mette su l'oro in foglie.
Il medesimo si può fare ancora con l'orminiaco quando s'ha fretta, atteso che mentre si dà è buono; e questo serve piú a fare selle, arabeschi et altri ornamenti. E se ne macina ancora di questi fogli in una tazza di vetro con un poco di mele e di gomma, che serve a'miniatori et a infiniti, che col pennello si dilettano fare proffili e sottilissimi lumi nelle pitture. E tutti questi sono bellissimi segreti, ma per la copia di essi non se ne tiene molto conto."
Selezionati da Il Forum
Pulire cornice dorata
Ho acquistato ad un' asta un dipinto in buone condizioni, ma con una cornice dorata sporchissima di polvere che è impossibile togliere con un normale pennellino tanto è compatta. Come devo fare per toglierla senza rovinarla? grazie
Alberto lunedì 11 febbraio 2002 - 15.11.35
Risponde: Pino
Senza sapere il tipo di doratura è quasi impossibile rispondere. Se la doratura è a foglia d'oro ed a guazzo evita scrupolosamente di usare acqua o qualsiasi prodotto che contenga acqua, rovineresti irreversibilmente la doratura; in questo caso è preferibile l'uso di svernicianti o
solventi non acquosi ovviamente con molta precauzione. Se la doratura è a missione la pulizia richiede l'uso di solventi adatti che non danneggino la missione utilizzata per fissare la foglia d'oro. Se la doratura non è in foglia d'oro il discorso si complica ancora poiché si tratta di impiegare sostanze che non danneggino il tipo di vernice utilizzato per veicolare le bronzine o la
polvere d'oro (vero o falso) sulla cornice. Ove la doratura sia solida e priva di sollevamenti il sistema tutto sommato meno pericoloso ed a volte più efficace (anche perché evita dannose spatinature dell'oro anche se in foglia) è l'uso delle spugne tipo Wischiab, cioè di quelle spugne in gomma sostitutive della mollica di pane impiegate per la pulizia degli
affreschi. La pulizia in questo caso si esegue a secco con moderato e controllato sfregamento della parte morbida della spugna (occorre acquistare il tipo più morbido) sulla
superficie dorata. Direi comunque che è preliminare a qualsiasi intervento accertare accuratamente il tipo di doratura presente sulla cornice. Saluti, Pino.
Come si distinguono le dorature
Come posso riconoscere una doratura vera da una falsa; una a missione da una a guazzo; ci sono dei metodi?
Risponde Ezio
Occhio. Ci vuole occhio ed esperienza!
Per doratura vera da quella falsa cosa intende? Forse si riferisce ad una doratura fatta con oro vero da quella eseguita con oro falso, il famoso orone (1) ?
Le due dorature si distinguono per brillantezza di luce e per l’assenza d’ossidazioni e trasparenza. Mi spiego: la doratura con l’oro “vero”, essendo stata eseguita con un metallo nobile, se ben conservata, non scurisce e mantiene la sua bellezza e luminosità anche a distanza di secoli; la doratura con l’orone, anche protetta da una buona vernice tende a scurire poco dopo l’applicazione.
La foglia d’oro che è molto più sottile di micron di quella falsa, è quasi "trasparente" e a volte si può individuare il colore del bolo sottostate, viceversa l’orone è più coprente.
Non ci sono metodi per distinguere le applicazioni a missione e a guazzo che, nei risultati sono simili. Anche qui subentra l’esperienza e la capacità di distinguere “a vista”. La doratura a guazzo, è sempre brunita, a differenza di quella a missione, questo potrebbe essere un segno di distinzione tra i due metodi.
In ogni modo per l’identificazione: nelle parti nascoste con un batuffolo di cotone imbevuto in acqua (lievemente calda) può bagnare un pezzettino di doratura che, se è a guazzo, dovrebbe sciogliere la colla sotto la sottile lamina e farla staccare. La missione che è in genere un mordente oleoso non è sensibile all’acqua.
Nota 1 Altra tecnica di doratura è quella a spolvero: si adopera la polvere d’oro in sostituzione della foglia.
Restauro console dorata
Ho ereditato una console in buone condizioni strutturali ma la doratura è in parte molto sporca e in parte rovinata (in alcune parti risulta bianca). E' consigliabile ripristinare la doratura (come ?) o si
può pensare di eliminarla totalmente (come ?) e poi una volta riportata a tinta legno trattarla con mordenti e gomma lacca ?.
Alberto lunedì 29 aprile 2002 - 14.26.29
Risponde Pino
Sulla base delle informazioni che fornisci più che dirti cosa fare ritengo utile dirti cosa assolutamente non fare: evita di asportare la doratura e il fondo a gesso per arrivare al legno vivo e trattarlo con mordenti. E' il tipico intervento che su un mobile di un qualche pregio, sia pure affettivo, importa totale trasformazione, inconciliabile con la struttura e la funzione decorativa originaria.
Lo sporco sulla doratura non deve spaventare. Attenzione che sia però sporco e non ossidazione di una doratura con bronzine. Allo stato ti consiglierei di provare con interventi minimi sullo sporgo (a volte da' ottimi risultati l'uso, a secco, di quelle spugne sostitutive della gomma pane per la pulizia di affreschi (si chiamano
Wishiab o qualche cosa del genere). Una volta stabilito se si tratta di doratura a foglia oro (ed in questo caso a guazzo, oppure a missione) si può programmare il restauro,
ricostruendo le parti dorate perse con la stessa tecnica e mimetizzandole poi con patinatura. Occorre però stabilire bene di che pezzo si tratta e studiare il tipo di doratura che presenta. Falla vedere da qualcuno se non ti senti in grado di giudicare.
Saluti. Pino
Dorure à effet
Si tratta di una consulenza "lessicale": devo tradurre dal francese l'espressione
"dorure à effet", che indica quel tipo di doratura in cui l'oro è applicato solo nelle parti di una scultura su cui si riflette la luce. Qual è l'espressione corrispondente in italiano?
Grazie mille Pier Luigi Mulas venerdì 19 aprile 2002 - 15.19.30
Risponde: Pino
Non posso giurarlo ma dalla Tua descrizione mi sembra di poter tradurre in "lumeggiato in oro". Ad esempio in alcuni mobili lombardi di metà settecento, in particolare cassettoni, puoi trovare oltre ai profili ebanizzati, alcune parti (in particolare i montanti angolari del cassettone, o il profilo sottopiano che vengono descritte in questi termini: "profili o montanti lumeggiati in oro".
Ciao. Pino. venerdì 19 aprile 2002 - 17.23.32
Risponde Giacomo
Concordo con Pino, la lumeggiatura in oro è una tecnica molto usata fin dal rinascimento. A volte la doratura veniva effettuata direttamente sul legno, altre sulla preparazione standard
colla-gesso-bolo. L'unica alternativa che mi viene in mente potrebbe essere il contrasto tra oro brunito (molto lucido) e oro non brunito (matt) ma dal contesto si dovrebbe capire meglio
Giacomo domenica 28 aprile 2002 - 11.21.46
| Home Page | Schede Tecniche | Forum | Consulenze | Invia un Commento |
Ultimo Aggiornamento: 24/11/05.