Dal Risorgimento a Oggi
La Costituzione del 1812 segna, in Sicilia, il passaggio dal feudalesimo allo stato moderno. Con la restaurazione borbonica, avvenuta in seguito alla definitiva sconfitta di Napoleone, la Costituzione venne stracciata, ma vennero anche emanati decreti importanti destinati, principalmente, a raggiungere due obiettivi: la riforma dello Stato, con la unificazione dei due regni del sud in Regno delle Due Sicilie, e con la riorganizzazione di esso in intendenze e sottointendenze; e la riforma agraria, con la vendibilità delle proprietà feudali e l'assegnazione ai comuni di un quinto delle terre, da assegnare ai contadini.
Rivoluzione politica e rivoluzione sociale, dunque, si intrecciano, anche se questo avviene più nelle aspettative del popolo che nella realtà. I fatti avvenuti a Resuttano in questo periodo storico, così come sono stati ricostruiti dai vari autori che se ne sono occupati, e così come sono testimoniati dai documenti a disposizione, sono l'esempio lampante di come la classe dominante abbia saputo strumentalizzare il malcontento popolare con l'unico fine di salvaguardare i propri privilegi o, secondo i casi, imporsi sulla scena politica paesana.
Si ebbero insurrezioni, con conseguenze più o meno rilevanti, nel 1820-21, nel 1848 e nel 1860. Di queste la più grave e sanguinosa fu quella del 1860: un'intera famiglia, quella dei Purpura, legata ai Borboni e detentrice dell'amministrazione del paese, fu massacrata. Su questi fatti le pubblicazioni precedenti l'ultimo lavoro del prof. Giuseppe Geraci (Il 1860 a Resuttano -strage e devastazioni), hanno fornito varie interpretazioni, spesso a causa dell'insufficienza dei dati a disposizione degli studiosi, consistenti nella tradizione orale da una parte e, dall'altra, in documenti isolati, quali la delibera del Consiglio Civico del 20 agosto 1860 e un opuscolo poi rivelatosi un atto del processo che seguì alla strage, spesso viziati da omissioni e da visioni "di parte". Il ritrovamento degli atti del processo e di altra documentazione presso l'Archivio di Stato di Caltanissetta, e presso l'Archivio Comunale di Resuttano, costituito negli anni della stesura del libro, hanno consentito al prof. Geraci di sviluppare una ricostruzione storica su basi più solide.
Come è facile immaginare, l'annessione al Regno d'Italia non portò a miglioramenti significativi dell'assetto socio-economico del paese. Gli annosi problemi che gravavano su Resuttano (l'isolamento, la carenza di strutture e servizi, l'approvvigionamento idrico), avrebbero dovuto attendere ancora molti anni per essere, almeno parzialmente, risolti. Negli anni '90 il generale malcontento popolare sfociò in Sicilia nel movimento dei "Fasci Siciliani dei Lavoratori". Anche Resuttano, sebbene non si ebbero episodi clamorosi, fu investito dal generale clima di rinnovamento sociale e di mentalità. In questo periodo emblematica è la figura dell'Arc. Costantino Stella, giovane parroco oltre che corrispondente del foglio cattolico "L'Aurora", che attraverso l'istituzione della Cassa Rurale (1899), e attraverso una costante pressione nei confronti del "potere" attuata tramite una serie di lettere e scritti (raccolti e oggi disponibili in un unico volume), diede un contributo importantissimo alla lotta contro l'usura e il latifondo. Fu assassinato a pochi passi da casa sua, il 28 giugno 1919.
A testimonianza di un ormai irreversibile processo di emancipazione popolare vanno ricordati la vicenda del contadino Giuseppe La Martina, che portò all'abolizione della "angària" (un balzello che gravava sulla parte del mezzadro, senza altra giustificazione che la consuetudine), non solo a Resuttano ma anche in tutto il circondario; lo sciopero del 1901 sotto la guida di Rosario Accurso; il rifiuto di andare a votare, in segno di protesta, per ben due volte, dopo che nel 1912 era stato introdotto il suffragio universale.
L'inizio del secolo si caratterizza anche per la massiccia emigrazione verso le Americhe.
Altissimo fu il costo, in termini di vite umane, e in proporzione all'entità del paese, della guerra di Libia e della Grande Guerra: 63 morti. Per i reduci, ad attenderli non fu certo la realizzazione delle promesse avute in trincea, ma il fascismo che, se da un lato non fu peggiorativo, dall'altro costituì una grande occasione per la vecchia classe dominante, che fu abile a riconquistarsi, grazie all'opportunismo che da sempre la caratterizzava, quell'egemonia parzialmente persa negli ultimi decenni. L'assalto al latifondo, proclamato dal Duce a guerra ormai persa, non sortì alcun effetto. La questione delle terre si impose, quindi, con rinnovata energia, nell'immediato dopoguerra. Basti ricordare l'assalto al municipio del 19 dicembre 1947, in cui vennero bruciati documenti e registri, e danneggiati mobili e suppellettili.
Le prime elezioni amministrative furono indette il 31 marzo 1946. Ma fu solo dopo il '48 che la situazione si normalizzò. Fino all'inizio degli anni '90 ressero le sorti del paese, alternativamente, i due poli facenti capo a DC e PCI. La relativa stabilità, e il sensibile aumento del livello di scolarizzazione, garantì una lenta ma innegabile modernizzazione. Di contro si ebbe una rilevante ripresa del fenomeno dell'emigrazione, intervallato da un periodo di maggiore benessere dovuto alla costruzione dell'autostrada PA-CT (anni '70), e che ancora oggi costituisce una delle piaghe più vistose della comunità resuttanese.
Gli sconvolgimenti politici registrati, in ambito nazionale, in seguito alle vicende di Tangentopoli investono anche Resuttano. Il resto è cronaca.