Mobilità e trasporti nelle valli alpine
Giovedì 25 settembre 2003, Palatenda di Demonte
La Valle Stura tra
esigenze di mobilità
e traffico di attraversamento
1.
Sommario
La chiacchierata
si pone i seguenti obiettivi:
·
Richiamare
brevemente, facendo riferimento a notizie apparse sui giornali locali, i principali
avvenimenti relativi alla viabilità valliva degli ultimi due anni: si
tratta dei casi delle grandi circonvallazioni (Demonte e Cuneo), della limitazione
di traffico al Colle della Maddalena, e dei lavori del ponte dell’Olla.
·
Integrare
le nude notizie con documentazione ufficiale (bollettini regionali
e provinciali, delibere dei consigli comunali, pubblicazioni scientifiche
ecc.) in modo da delinearne un quadro storico completo capace di superare
la puntualità degli articoli stessi.
·
Inquadrare
gli avvenimenti locali in una prospettiva più ampia, facendo riferimento alle
esperienze di realtà limitrofe quali quelle della valle d’Aosta (Monte
Bianco) e della Val di Susa (Frejus e Monginevro). Analizzarne le soluzioni
e trarne degli insegnamenti.
·
Proporre,
sulla base di tale analisi, soluzioni ai problemi di viabilità locale.
Tali soluzioni non vogliono però essere esaustive dell’argomento, ma solo
un parziale punto di arrivo del ragionamento e soprattutto punto di
partenza per future discussioni. Si propone cioè la sperimentazione di una
attività politica dal basso in cui lo spazio di discussione pubblica ed i
ragionamenti siano gli attori protagonisti ed in cui gli slogan e le bugie
decennali vengano smascherate.
2.
Le grandi circonvallazioni:
servizio ai paesi o autostrada patchwork?
2.1
Demonte
Il 7 giugno
2002 a Demonte durante la serata intitolata “Demonte, via porticata o circonvallazione?
Paese vivo o unicamente luogo di transito”, viene ribadita la giusta necessità
di realizzare la circonvallazione del paese anche per urgenze strutturali
delle abitazioni della via porticata evidenziate dalle relazioni dei professori
Tosti e Tosoni.
Nella
stessa serata viene presentato il terzo progetto SITRACI della circonvallazione
di Demonte, soluzione che prevede una doppia carreggiata con quattro corsie
complessive.
2.2
Cuneo
Il 23
luglio 2002 a Cuneo si tiene un Consiglio Comunale in cui viene approvato
il progetto preliminare del collegamento Asti-Cuneo lotto 1.6. Con tale atto
[1] la ex circonvallazione di Cuneo-tratto fra la SS231 (Ronchi) e la SP422
(svincolo con la costruenda est-ovest) diviene il lotto 1.6 dell’autostrada
Asti-Cuneo.
2.3
L’autostrada Cuneo-Nizza
Le due
tangenziali, entrambe progettate dalla Società Italiana per il traforo del
Ciriegia-Mercantour (S.I.Tra.Ci.) appaiono più come pezzi della autostrada
Cuneo Nizza che come reali circonvallazioni. Vediamo il perché.
·
La
Sitraci è una società per
azioni che per statuto ha come oggetto la promozione dei trafori stradali
e autostradali delle Alpi Marittime, delle vie di accesso e di tutte le altre
opere che saranno necessarie al loro funzionamento… nonchè la costruzione
e gestione delle sopraddette opere [2].
·
La
circonvallazione di Demonte, nel progetto presentato il 7 giugno, presenta
due corsie per senso di marcia, e risulta in grado di smaltire un traffico
di 4000 veicoli equivalenti all’ora [3] a fronte di un traffico di valle attualmente stimabile
in qualche centinaia di veicoli all’ora. Sebbene il progetto preliminare della
Variante di Demonte depositato in Regione per la Fase di verifica e visibile
al pubblico dall’11/09/2003 riguardi una soluzione con carreggiata unica,
tutti i disegni ivi depositati sono realizzati nella soluzione a doppia carreggiata,
e nella relazione tecnica allegata si dice: “Nell’ipotesi che parte del tracciato
previsto per la variante nel presente progetto preliminare possa eventualmente
costituire un tratto della superstrada di accesso al traforo del Mrcantour
si è previsto nella composizione planimetrica, altimetrica, nella previsione
di ingombro e nella costruzione degli svincoli con le strade d’intersezione
la possibilità di effettuare in futuro il raddoppio della carreggiata…”[3
bis].
·
L’On.
Teresio Delfino durante la stessa serata del 7 giugno ha messo in collegamento
la realizzazione della circonvallazione con la realizzazione del Traforo del
Mercantour.
·
Il Vice Presidente
della Regione Piemonte William Casoni su La Guida del 14 marzo 2003 a proposito
della circonvallazione di Demonte ed Aisone dichiara: “Il cantiere si avvierà
in tempi molto stretti. Questa è l’unica via che possiamo seguire, perché
non ci sono alternative: e così vogliamo accelerare anche la realizzazione
del Mercantour. Prima si farà il Mercantour e meglio sarà per questa valle.
E più infrastrutture facciamo tra Borgo e Sant’Anna di Vinadio e meglio è,
perché sono tutte propedeutiche al traforo”.
·
La
circonvallazione di Cuneo nel progetto presentato il 23 luglio 2002,
presenta due carreggiate con due corsie per senso di marcia, con una sezione
stradale di 18.60 m, anziché i 10.50 m del progetto ANAS del 1996. Ciò nonostante
non sono riportati studi di flussi di traffico che ne giustifichino l’aumento
di dimensione.
·
Il
progetto di circonvallazione di Cuneo presentato per la valutazione di impatto
ambientale alla Regione Piemonte il 09 giugno 2003 prevede la dimensione della
sezione stradale di 25 m anziché i 18.60 m stabiliti dal Consiglio Comunale
di Cuneo del 23 luglio. Nella relazione non tecnica depositata in regione
per la valutazione di impatto ambientale si citano dati di flusso di traffico
risalenti al 1985/86 (antecedenti all’apertura della bovesana e alla progettazione
della est ovest). Tale strada è definita di Categoria A, ovvero classificata
come Autostrada, e tale dimensione è più volte giustificata nella prospettiva
di realizzazione del traforo del Mercantour.
2.4
Che dire del Mercantour?
Il progetto
del Mercantour nel 2003, a 9 anni dalla istituzione della Commissione Intergovernativa
del 1994, e dopo innumerevoli studi e progettazioni ha subito l’arresto definitivo:
·
Il
12 maggio 2003 alla conferenza dei valichi alpini di Cuneo i francesi sono
i grandi assenti [4].
·
Il
20 maggio 2003 il Ministro dei Trasporti francese Gilles de Robien apre all’Assemblée
Nationale il dibattito su Infrastructures de Transport in cui viene discusso
il documento di inchiesta sulle infrastrutture francesi per immaginare la
nuova politica dei trasporti francese. Nel documento sono discusse tutte le
opere infrastrutturali. Il Mercantour non è neppure citato [5]. Si evidenzia
il paradosso di una politica dei trasporti italiana che individua nell’autostrada
Cuneo Nizza e relativo traforo del Mercantour un’opera di preminente interesse
nazionale per la legge Lunardi (deliberazione 121 del 21 dicembre 2001 del
Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe)) e stanzia
2,582 milioni di euro pubblici per la sua progettazione quando l’opera non
è neppure presa in considerazione dal governo francese.
La morte
definitiva del Mercantour impone che:
·
Come
cittadini siamo chiamati a rifiutare di inseguire il sogno della grande opera.
Alla luce di queste considerazioni appare ridicola ad esempio la richiesta
di Casoni al Presidente della Repubblica Ciampi, in occasione della sua visita
a Cuneo nei giorni 18 e 19 settembre 2003, di prendersi carico della questione
del Mercantour. Ogni sforzo in tal senso non può che apparire come un inutile
spreco di risorse, anche monetarie.
·
Il
dimensionamento delle future opere di valle non può essere effettuato sulla
base di flussi di traffico richiamati dal traforo, ed è quindi ingiustificata
la realizzazione di opere a 4 corsie.
3.
La minaccia di chiusura
del Colle della Maddalena: la scoperta degli altarini
Nel gennaio
2003 arriva, inattesa, la notizia di chiusura dei colli della Maddalena e
del Monginevro. La Stampa del 8/1/03 dice: “A partire dal 1° febbraio la Francia
potrebbe chiudere ai Tir il valico internazionale del Maddalena. Parigi giustifica
la decisione, che oltre al colle della Valle Stura riguarda anche il Monginevro,
per motivi di sicurezza…”[6].
Immediate
sono le reazioni locali. Il sindaco di Demonte, Bertarione, che appena un
mese prima aveva dichiarato “O intervenite subito, oppure chiudiamo la strada”
[7], alla notizia della limitazione di traffico del Colle della Maddalena
per iniziativa francese dice “Camionisti, preziosi alleati…Provvedimenti di
questo genere violerebbero gli accordi internazionali sulla libera circolazione
delle merci.” [8]. Gli fa eco il presidente della Comunità Montana Livio Quaranta:
“Fermare i Tir significa la chiusura immediata di molte attività commerciali,
come bar e ristoranti, che vivono esclusivamente sul passaggio dei camionisti.”
[9].
Interessante,
a questo proposito, è registrare le dichiarazioni degli amministratori dei
paesi dell’asse del Colle del Monginevro. Roberto Serra, sindaco di Cesana,
afferma: “Per me è assolutamente positivo: la pressione del traffico stava
diventando intollerabile”. Franco Capra, sindaco di Claviere, dice “c´è già
stato un assaggio della pace che deriverebbe dal blocco delle merci quando
i francesi, lo scorso autunno, fecero dei lavori sulla strada Monginevro-Briançon,
concedendo solo il traffico locale nelle ore serali.” [10].
Due comunità,
quella che vive sull’asse del Monginevro e la nostra, che reagiscono alla
stessa notizia in modi diametralmente opposti.
Come opposti
sono i modelli di sviluppo proposti dagli amministratori delle stesse comunità.
Da una
parte la prospettiva di una valle che sembra puntare, almeno nelle dichiarazioni
dei sui amministratori, sul passaggio del traffico pesante. Dall’altra una
valle che sceglie di fare del turismo la propria vocazione, e che nel passaggio
di quel traffico vede un nemico da limitare alle esigenze locali, e che chiede
che la sua valle non diventi un corridoio di passaggio del traffico pesante.
E’ soltanto con la
definizione del modello di sviluppo di valle che possiamo pronunciarci sulla
bontà o meno delle soluzioni trasportistiche.
Alla luce
di queste considerazioni risulta necessario che in valle si apra urgentemente
un dibattito che coinvolga tutte le parti sociali: quale tipologia di sviluppo
crediamo che sia migliore per la nostra collettività?
4.
Il ponte dell’Olla:
come la politica ti crea l’emergenza viabilità
Pochi
mesi dopo il caso “chiusura del Colle della Maddalena” esplode il caso “ponte
dell’Olla”.
Nella
primavera del 2003 sarebbero infatti dovuti iniziare i lavori di manutenzione
straordinaria del ponte dell’Olla, con i contemporanei lavori di allargamento
(1.75 m per parte). La durata prevista per i lavori, che si sarebbero dovuti
realizzare con l’istituzione di un senso unico alternato, era di 180 giorni.
I lavori erano già finanziati ed addirittura appaltati.
Durante
il Consiglio Provinciale dell’11 febbraio 2003 si invita l’ANAS “a predisporre,
per quanto attiene il ponte dell’Olla, la chiusura totale del traffico per
ridurre i tempi di lavorazione da 180 a 120 giorni.”[12].
Il
3 aprile durante un incontro tra amministratori locali, rappresentanti delle
forze economiche e responsabili dell’Anas: si discutono anche i problemi del
ponte dell’Olla. Il documento di Provincia Informa a questo proposito dice:
“ Visto le gravi conseguenze sull’economia locale che potranno essere causate
dalla chiusura al traffico del ponte dell’Olla è stato ipotizzato la formulazione
di una richiesta congiunta all’Anas, da parte di Provincia, Regione e Comuni,
affinché si trovi un soluzione alternativa per la costruzione di un nuovo
manufatto che consenta la circolazione sulla statale 21.” [12].
Dopo
un lungo tira e molla di sopralluoghi sulla provinciale 121 Gaiola-Roccasparvera-Vignolo,
verificata l’impossibilità di far transitare il traffico pesante sulla stessa
provinciale, e dopo una affollata riunione tenutasi a Gaiola a metà aprile
in cui è stata minacciata la manifestazione di piazza contro la chiusura del
ponte, l’ANAS il 21 maggio ha rinunciato alla realizzazione del progetto di
allargamento del ponte.
La Stampa
titola: “Vincono gli abitanti.contrari a bloccare la Valle Stura [13]”.
Il pericolo
sembra scampato, ma a settembre, senza clamori, si apre, con l’istituzione
di un senso unico alternato, il cantiere di manutenzione straordinaria del
ponte, improrogabile per motivi di sicurezza. I lavori, che comprendono le
verifiche strutturali e la messa a norma del guard rail dovrebbero durare
tre mesi, ovvero 90 giorni [14]. Alla fine dei lavori, e dei 90 giorni di
disagio per la valle, il ponte sarà identico a quello precedente.
La domanda
che ci poniamo ora è: raddoppiare il disagio che comunque stiamo sopportando
(180 giorni di traffico alternato anziché 90) in cambio di un ponte 3.5 m
più largo, e quindi più che sufficiente per le attuali condizioni di traffico,
sarebbe stato così insopportabile? Non c’erano veramente le condizioni per
fare i lavori? Ad esempio non era possibile limitare il traffico pesante in
valle durante il periodo del cantiere, come tra l’altro è stato fatto al Monginevro?
(ricordiamoci che le attuali limitazioni al traffico pesante in Valle Stura
sono una conseguenza dei lavori di messa in sicurezza del Monginevro).
La costruzione
del promesso nuovo ponte è veramente necessaria nelle attuali situazioni di
traffico, o non risponde invece a logiche diverse, come pubblicamente dichiarato
dal Sindaco di Demonte: «Un nuovo ponte non è una richiesta priva di fondamento
se si pensa alla realizzazione del Mercantour». [15]
Ma soprattutto
il nuovo ponte dell’Olla non diventerà l’ennesima eterna, irrealizzabile grande
opera che giustificherà la realizzazione di innumerevoli progetti?
Da La
Stampa del 22 maggio leggiamo “Alla notizia che l’Anas ha rinunciato al progetto
di allargamento del ponte dell’Olla, il vicepresidente della Provincia Franco
Revelli, nonché assessore alle Grandi Infrastrutture, ha avanzato la proposta
di impegnare la «Sitraci» alla progettazione di un nuovo viadotto a monte
dell’attuale.” [13]. Nella notizia è stato omesso che Revelli è anche Presidente
della Sitraci. Come dire:il Revelli vicepresidente della provincia ha impegnato
il Revelli presidente Sitraci, ovvero se stesso, nella progettazione di un
nuovo ponte. E’ sempre possibile che le esigenze dei cittadini coincidano
con quelle di una s.p.a?
5.
Alcuni esempi di
politica dei trasporti
Ma torniamo
alla domanda centrale di questa sera. Quale modello di sviluppo per la valle,
e quindi quale tipologia di infrastrutture vogliamo realizzare?
Non è
semplice individuarne una risposta. Ma quello che possiamo fare, per iniziare
il ragionamento, è andare a curiosare nelle valli limitrofe dove già le grandi
infrastrutture sono presenti per cercare di capire come si muovono le comunità
che ne hanno esperienza diretta da anni.
5.1
Il caso Monte Bianco
All’indomani della chiusura del tunnel del Monte Bianco, avvenuta
in seguito all’incendio del 24 marzo 1999, l’economia della Valle d’Aosta
sembrava irrimediabilmente condannata al tracollo. La sensazione comune era
che l’interruzione del flusso di merci verso la Francia avrebbe soffocato
sia l’industria che il turismo locale.
Tale sensazione è stata clamorosamente smentita dai fatti.
Tant’è che martedì 25 giugno circa 200 valligiani, in rappresentanza delle
migliaia di iscritti all’Associazione per la Difesa del Monte Bianco [16]
ed all’analoga francese Association pour le Respect du Site du Mont Blanc
[17] hanno bloccato l’accesso del tunnel del Monte Bianco ai TIR di oltre
19 t, sbarrando la strada in località La Palud di Courmayeur con simboliche
balle di paglia.
In tale
occasione i manifestanti hanno ribadito le posizioni espresse dal Consiglio
della Regione Autonoma Valle d'Aosta del 7 marzo 2002 e dal Consiglio Comunale
di Courmayeur del 26 Aprile 2002: le condizione fondamentali per la riapertura
del traforo del Monte Bianco al traffico commerciale sono una riduzione
iniziale del 50% del numero dei mezzi pesanti rispetto alla situazione
antecedente il 24 marzo 1999, ed un'ulteriore progressiva riduzione dei transiti
commerciali nel periodo più lungo (5/10 anni), anche attraverso politiche
tariffarie e fiscali tese a disincentivare il transito commerciale pesante
su gomma [18].
5.2
NO TAV: la Valle
di Susa si fa fessa una volta sola
Un insegnamento
analogo arriva dalla Val di Susa. Mario Cavargna, di ProNatura Piemonte, a
venti anni dall’inaugurazione del traforo del Frejus dichiara: è stata applicata
la logica “di fare un canale di traffico e di convogliarvi tutto il movimento
merci possibile, anche se, senza la tragedia del Bianco, il Frejus non ce
l’avrebbe fatta comunque. Questa logica non era la nostra; non era quella
utile alla valle, e non sono neppure convinto che fosse utile allo sviluppo
economico europeo, se adesso persino i sostenitori del traffico su gomma scoprono
che sarebbe meglio trasportare le merci per ferrovia, magari poi per cadere
nell’eccesso opposto e voler trasformare la ferrovia in una parodia della
via aerea… Ma è inutile rammaricarsi, il passato non deve servire a rimpiangere,
ma a ricavarne esperienze per non ricadere negli stessi errori, ed è per
questo che più che una discutibile celebrazione, sarebbe stata utile una riflessione
storica per ricordare acriticamente quel che è successo e trarne insegnamenti
per il prossimo futuro.”[19].
La Valle
Susa, bruciata dall’esperienza del traforo e dell’autostrada oggi non crede
più alle promesse di ricchezza che arrivano dalla realizzazione delle grandi
infrastrutture. A testimoniarlo una manifestazione contro il progetto della
linea ad alta velocità (TAV) che ha visto scendere per strada 15000 persone
sabato 31 maggio 2003. “La Valle di Susa ha detto ieri un no chiaro e netto
al Tav. In migliaia, le cifre parlano di 15 mila, un serpente di persone lungo
sei chilometri, sono scesi in strada verso le 9,30, a Borgone. «Mai vista
tanta gente ad una manifestazione nella nostra zona - commenta un anziano
artigiano che cammina sulla statale 25 del Moncenisio con la figlia e i nipoti
- se si calcola che nella valle ci sono poco più di 50 mila residenti»… A
dare un segnale politico chiaro, c’era poi la schiera compatta dei sindaci
di tutti i paesi della bassa valle, tutti con fascia tricolore e anche una
parte dei primi cittadini dell’Alta valle.”.[20].
Ma ciò
che è interessante di questa esperienza della Val di Susa è il metodo di lavoro
adottato dal comitato istituzionale, una esperienza senza precedenti di democrazia
partecipativa, con riunioni mensili che vedono la partecipazione di tutti
i sindaci, dei presidenti delle Comunità Montane, dei parlamentari, dei rappresentanti
di categoria, dei singoli cittadini. Con l’obiettivo di definire la politica
di sviluppo migliore per la valle, sulla base di relazioni, contratti di ricerca,
studi di economia, consulenze legali pagati direttamente dalla Comunità Montana.
A titolo di esempio è da prendere in considerazione anche per le nostre problematiche
lo studio commissionato dalla Comunità Montana Bassa Valle di Susa e Val Cenischia
allo studio Polinomia di Milano: la Valle di Susa nel contesto del traffico
merci transalpino: il progetto Alpetunnel e le sue prospettive [21].
6.
Quale sviluppo? Il
caso Barcelonnette
Per concludere
una piccola considerazione ancora relativa alla nostra domanda iniziale: quale
sviluppo per la valle?
Il Colle
della Maddalena deve diventare un corridoio privilegiato per le merci che
viaggiano dai paesi dell´Est a quelli del Sud Europa, come ha proposto il
Presidente della presidente Associazione Trasportatori (Astra) Cavallo durante
la manifestazione dei TIR lumaca, o preferiamo tentare di inseguire un modello
di sviluppo armonioso del territorio puntando sul turismo e sull’agricoltura
di qualità, come efficacemente applicato a Barcelonnette?
Il confronto
fra i due paesi può intendersi come un confronto fra due culture del vivere
la montagna: da una parte un paese fantasma puntellato, frutto delle promesse
dei grandi trafori che hanno bloccato per anni le piccole indispensabili migliorie
della viabilità (compresa una circonvallazione integrata nel territorio),
dall’altra una cittadina con la popolazione in crescita, 16 alimentari, 6
panetterie, 2 macellerie, 15 ristoranti, 8 hotel, 3 fotografi…[22].
7.
Riassumiamo
·
Non
si può parlare di temi così complessi senza la scelta di un metodo di analisi.
·
In
questo ambito proponiamo una piccola analisi degli avvenimenti chiave della
viabilità di valle degli ultimi due anni facendo riferimento allo storico
dei giornali, a documenti ufficiali, ad esperienze di valli limitrofe.
·
Le
parziali conclusioni di questo documento sono che:
1.
Il Mercantour non
ha più senso essendo frutto di una posizione unilaterale (i Francesi non l’hanno
preso in considerazione nell’audit sulle grandi infrastrutture di maggio).
2.
Spesso la corsa verso
le grandi opere impedisce la realizzazione di quelle migliorie della viabilità
ordinaria che potrebbero brevemente ricadere positivamente sulla qualità della
vita dei cittadini (vedi il caso ponte dell’Olla).
3.
Occorre definire
al più presto il tipo di sviluppo che desidera la valle per evitare l’ambiguità
di amministratori che da una parte propongono lo sviluppo turistico e dall’altra
appoggiano i progetti per trasformare la valle in corridoio di passaggio del
traffico pesante.
4.
Nella scelta dei
modelli di sviluppo possono essere importanti le esperienze della Valle D’Aosta
e della Valle di Susa che da anni sperimentano gli effetti delle grandi infrastrutture
sul loro territorio.
5.
A tale proposito
il comitato istituzionale della Valle di Susa è un ottimo esempio di metodologia
di lavoro rigoroso e democratico.
Bibliografia
[1] Comune di Cuneo. Verbale di deliberazione del Consiglio Comunale
del 23 luglio 2002. n. 96 registro di deliberazione. Oggetto: collegamento
autostradale Asti-Cuneo ….lotto 1.6 approvazione progetto preliminare e delega
partecipazione conferenza dei servizi.
[2] http://www.sitraci.com/oggetto.html
[3] Tommaso Esposito, Raffaele Mauro, Fondamenti di infrastrutture
viarie, La geometria stradale, Vol.1, Helvetius Edizioni
[3 bis] Variante della SS21 della Maddalena fra Demonte e Vinadio. Progetto
Preliminare. Soluzione Quarta. Variante di Demonte. Relazione Generale Tecnica.
In visione all’Ufficio Deposito Progetti Regionale-Via Principe Amedeo 17
Torino fino al 9/10/2003.
[4] Tenda, Maddalena e Mercantour per l’Europa sono questioni locali,
La Guida, 16 maggio 2003, pag.1
[5] Inspection
générale Conseil général des Finances des Ponts et Chaussées N°2002-M-026-01
N°2002-0190-01 rapport d’audit sur les grands projets d’infrastructures de
transport.
[6] La Stampa, Cronaca di Cuneo,
8/1/03, pag 33, Il provvedimento (dal primo febbraio) giustificato
con motivi di sicurezza collegati ai tir La Francia chiuderà il Maddalena
Valle Roja riaperta, ma il Tenda vietato di notte
[7] La Stampa, Cronaca di
Cuneo, 4/12/02, pag 37, Circonvallazione «Intervenite subito o noi
chiuderemo la statale» Il sindaco di Demonte chiede aiuto al Presidente Ciampi
e a Berlusconi
[8] La Stampa, Cronaca di Cuneo, 15/1/03, Il Sindaco di Demonte
«I camionisti, preziosi alleati»
[9] La Stampa, Cronaca di Cuneo, 9/1/03, pag 37, Amministratori
e autotrasportatori promettono battaglia contro la possibile decisione della
francia Blocco dei Tir sulla Maddalena, Val Stura si ribella «Una mazzata
all´economia del Cuneese»
[10] La Stampa, Cronaca di Torino, 8/1/03, pag 41, Il provvedimento,
che scatterà il 31 gennaio, riguarda anche il Colle della Maddalena I francesi
chiudono il Monginevro Il valico sarà proibito al traffico merci pesante
[11] Provincia Informa n.7, 13 febraio 2003, Strada statale
21 del Colle della Maddalena al centro del Consiglio Provinciale( http://www.provincia.cuneo.it/ufficio_stampa/_pdf/provincia_informa/7.pdf)
[12] Provincia Informa n.15, 10 aprile 2003, Incontro su problemi traffico lungo le statali 21
della Maddalena e 20 del colle di Tenda (http://www.provincia.cuneo.it/ufficio_stampa/_pdf/provincia_informa/15.pdf)
[13] La Stampa, cronaca di Cuneo, 22/5/03, Dalla Provincia la
proposta di progettare subito una nuova struttura destinata al traffico pesante.
Ponte dell’Olla: l’Anas rinuncia Vincono gli abitanti contrari a bloccare
la Valle Stura
[14] La Stampa, cronaca di Cuneo, 13/9/03, Con qualche lamentela
Avviato il cantiere per consolidare il ponte dell’Olla
[15] La Stampa, cronaca di Cuneo, 17/4/03, Dopo l’assemblea oggi
un incontro dal prefetto. il blocco contestato sulla statale 21 potrebbe scattare
il 5 maggio. Valle Stura non accetta la chiusura del ponte Gaiola: «Per il
viadotto dell’Olla pronti a scendere in piazza contro l’Anas»
[16] Sito dell’Associazione per la Difesa del Monte Bianco, ADMB,
http://perso.wanadoo.fr/difesa-montebianco
[17] Sito de l’Association pour le Respect du Site
du Mont Blanc (ARSMB, http://www.arsmb.com/ )
[18] Sito del Consiglio
Regionale della Valle D’Aosta http://www.consiglio.regione.vda.it/
[19] luna nuova n. 51 martedì 4 luglio 2000, http://www.lunanuova.it/servizi/dossier/frejusop.html
[20] La Stampa, cronaca di Torino, 1/6/03 Un imponente corteo
blocca autostrada e statale: nessun incidente Val di Susa, in 15 mila alla
marcia anti-Tav I sindaci: «No a nuove infrastrutture senza il consenso dei
Comuni»
[21] La Valle di Susa nel contesto del traffico merci transalpino:
il progetto Alpetunnel e le sue prospettive, Rapporto Finale, Maggio
2001.
[22] http://www.barcelonnette.com/rubrique.php?lang=fr&Rubrique=92